La commissione Ecomafia in Sicilia:| "Occorre una cura shock" - Live Sicilia

La commissione Ecomafia in Sicilia:| “Occorre una cura shock”

L'organo parlamentare  invoca "un provvedimento straordinario che non può esser gestito internamente in Sicilia”.

SIRACUSA – “C’è una scuola di pensiero in Sicilia secondo cui la mafia sarebbe interessata ad altro e non al ciclo dei rifiuti: ecco, la Procura di Catania è venuta a dirci che non è così”. È questo il principale approdo cui è giunta la commissione bicamerale d’inchiesta sulle Ecomafie dopo due giorni di missione in provincia di Siracusa. Al centro della trasferta il caso Cisma, la discarica di Melilli epicentro dell’eclatante caso giudiziario su rifiuti e mafia che ha portato all’arresto di 14 persone tra cui i due proprietari, Antonino e Carmelo Paratore, accusati di contiguità con i clan catanesi. Con il coinvolgimento di tre funzionari regionali che, secondo la tesi della Procura distrettuale antimafia di Catania validata dal Gip, avrebbero firmato autorizzazioni e fatto sparire prescrizioni illecitamente. “Il ruolo funzionale, e non occasionale” di questi pezzi di istituzione, secondo la commissione sarebbe il segno di “un’organizzazione molto capillare” dove c’è tutto: “La corruzione, l’infiltrazione mafiosa, il reato ambientale, pezzi di politica e qualche procuratore che forse non ha fatto quello che doveva fare”. Pagine di resoconto di due giorni di audizioni che hanno visto sfilare, in un’aula della Prefettura di Siracusa, dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro con la sostituta Raffaella Vinciguerra, a comandanti del Noe fino a direttore Arpa, sindaco di Melilli, amministratori giudiziari. Pagine che andranno declinate in una relazione con una proposta. La relazione sarà l’appendice all’accurata denuncia “caduta nel vuoto” con cui un anno fa la stessa commissione dipingeva la gestione dei rifiuti in Sicilia. La proposta non pronuncia mai la parola “commissariamento” ma ci va vicino: “Non c’è dubbio – ha detto il presidente della commissione, Alessandro Bratti, al termine della missione – che occorre una cura shock nel breve periodo per entrare nella normalità. Per gestire legalmente i rifiuti c’è un gap che va risolto in maniera eccezionale. Una cura che può essere gestita da chi ha gestito i problemi fino adesso. Bisogna trovare delle forme originali per la gestione. Un provvedimento straordinario che non può esser gestito internamente in Sicilia”. Tra le pieghe della due giorni restano i nodi giudiziari, che tenterà di sbrogliare la Procura di Catania, e quelli ambientali cui sta già cercando di dare risposta l’Arpa collaborando con l’attuale amministrazione giudiziaria. Parti dell’audizione del direttore Arpa Siracusa, Gaetano Valastro, sono state secretate. Di sicuro “alcuni rifiuti pericolosi – ha detto Bratti – in quella discarica potevano essere smaltiti e abbancati se adeguatamente inertizzati: Arpa ha detto che non sempre è stato così”. In futuro il territorio farà i conti con ipotetici danni ambientali. Dalla due giorni è stata esclusa la politica: gli esponenti regionali (l’assessore Vania Contrafatto su tutti) non sono stati sentiti perché “in vista di elezioni – la spiegazione formale dei commissari – volevamo evitare strumentalizzazioni”.Altri politici cui è stato invece negata audizione: la federazione dei Verdi, il cui responsabile Legalità Giuseppe Patti ha tenuto una conferenza stampa davanti alla Prefettura stamattina insieme con gli esponenti di due movimenti, Massimo Milazzo e Ezechia Paolo Reale rispettivamente di Sistema politico e Progetto Siracusa. Patti ha toccato l’aspetto polverino Ilva (azienda commissariata dallo Stato), stoccato in quella discarica. Nelle pagine d’inchiesta della Procura di Catania ci sono anche incontri tra i proprietari della Cisma e esponenti di governo, perfino una trasferta con l’allora primo ministro Matteo Renzi. “La Cisma – ha detto Patti – ottiene, con un ricorso al Tar, la possibilità di superare le prescrizioni Aia che le imponevano di ricevere rifiuti dalla sola provincia di Siracusa. Il comune di Melilli, unico titolato a farlo, non ha impugnato al Cga quel dispositivo. Gli interessi – ha aggiunto – che gravitano intorno all’ampliamento delle banchine, al completamento dei piazzali container, delle gru e dello snodo ferroviario, grazie al contratto polverino, aprirebbero scenari nuovi e inquietanti”. Sui quali comunque la Procura sta indagando. Al procuratore Zuccaro è stato chiesto un approfondimento anche sulla vicenda polverino Ilva: “Su questo – aveva spiegato ieri un componente della commissione, il 5 Stelle Stefano Vignaroli – ci è stato risposto che stanno facendo delle verifiche. Di sicuro la Procura sta indagando sulla metodologia del trasporto”.

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