La farmacista sgozzata a Blufi | "I rapinatori volevano il suo tesoro" - Live Sicilia

La farmacista sgozzata a Blufi | “I rapinatori volevano il suo tesoro”

I carabinieri hanno trovato all'interno di due scatole di scarpe 250 mila euro in contanti. Angelo Porcello, 50 anni e Gandolfo Giampapa di 18, avrebbero agito per impossessarsi del tesoro dell'anziana farmacista. Era nascosto nell'abitazione della donna, comunicante con l'attività commerciale tramite una scala interna.

Il delitto in corso Italia
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BLUFI (PALERMO) – Volevano fare il colpaccio. Si sono portati via poche migliaia di euro, ma puntavano al tesoro che Giuseppina Jacona nascondeva in due scatole di scarpe. Duecentocinquanta mila euro in contanti. Ed è forse per questo che la farmacista di Blufi ha provato a resistere. Ha cercato di difendere i risparmi di una vita. Ha reagito ed è stata ammnazzata con una coltellata alla gola.

In carcere sono finiti, da subito, Angelo Porcello, 50 anni e Gandolfo Giampapa, 18 anni. Il primo avrebbe colpito l’anziana di 79 anni con un coltello da cucina. Il secondo avrebbe fatto da palo. Davanti al magistrato il ragazzo ha ammesso di avere partecipato al colpo, anche se ha negato di essere a conoscenza dei particolari. Si sarebbe limitato ad accompagnare Porcello, che conosce perché è fidanzato con la nipote. Un passaggio delle  sue dichiarazioni, però, non convince. Sembrerebbe, infatti, che una terza persona lo avesse quasi istigato ad aiutare Porcello. Dunque, anche lui, sarebbe stato cosciente che quella che stavano per commettere era una rapina in piena regola. Che il vero obiettivo erano i soldi che la donna custodiva in casa. Una montagna di banconote nascoste dentro due scatole di scarpe, conservate nell’armadio della camera da letto. Non è una questione di poco conto. Perché il loro gesto potrebbe essere aggravato dalla premeditazione.

A scoprire il denaro sono stati i carabinieri di Petralia Sottana, coordinati da quelli del Gruppo Monreale, nel corso dei sopralluoghi nell’abitazione della vittima, che viveva al primo piano della palazzina in corso Italia in cui si trova la farmacia. Attività commerciale ed appartamento sono comunicanti attraverso una scala interna. L’efferatezza del delitto, dunque, potrebbe essere legata al rifiuto della donna di rivelare dove nascondeva i suoi risparmi.

Lo dimostrerebbe il fatto che a casa di Porcello, nel corso della perquisizione nella sua abitazione – che si trova a cinquanta metri dal luogo del delitto – i carabinieri della stazione di Petralia hanno trivato 14.760 euro. Una parte della somma era nascosta in un cassetto, altre banconote all’interno di una fessura sulla porta del bagno.

Addosso, inoltre, aveva cinquanta euro, probabilmente la banconota che la dottoressa aveva posato sul bancone quando è stata minacciata sul coltello. Voleva dare quei soldi a Porcello, sperando che l’uomo e il suo complice se ne andassero. Ed invece la situazione è degenerata: i due malviventi potrebbero avere intimato alla donna di condurli nell’abitazione,  dove nascondeva i 250 mila euro. Non ci sono riusciti. Nessuno ha toccato quel denaro. Giuseppina Jacone avrebbe pagato con la morte il suo silenzio.

Un taglio netto alla gola con una lama di venti centimetri. Porcello, che si trovava ai domiciliari, era uscito da casa con l’arma. L’autopsia sarà effettuata domani pomeriggio presso l’istituto di Medicina legale del policlinico di Palermo. L’esame è stato disposto dal pm Vincenzo Cefalo della Procura di termini Imerese. Proprio nel carcere di Termini, infatti, sono stati rinchiusi Porcello e Giampapa.


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