Si comincia a guardare alla programmazione della fase due dell’emergenza coronavirus, ma gli scienziati avvertono che durerà a lungo, almeno 6-8 mesi, dice il fisico Alessandro Vespignani e ci saranno altre battaglie da combattere.
E l’infettivologo Massimo Galli sottolinea che prima andranno preparate linee di diagnostica, per non rischiare di spalmare la ripresa in un tempo infinito o anticipata, col rischio di nuovi focolai. Intanto Confindustria è in pressing, con il presidente della Piccola industria Carlo Robiglio che sollecita una ripartenza a maggio, perché “se si scavalla l’estate con un blocco di questo tipo i rischi diventano pesantissimi”.
Quella dell’Italia, ha proseguito Galli, “è stata una scelta sciagurata ma obbligata perché siamo riusciti a moltiplicare i posti di terapia intensiva, ma non le linee diagnostiche”. Di conseguenza “in vista della fase 2 ci troviamo ad avere una carenza di dispositivi diagnostici”, ha proseguito riferendosi anche ai test sierologici rapidi e poco costosi. Fare questi ultimi, ha osservato, non significherà però non fare il tampone perché avere gli anticorpi IgG, ossia le immunoglobuline G che possono indicare se l’infezione è avvenuta un mese prima, non significa essere guariti, ha detto ancora Galli, e resta il rischio che le persone possano ancora trasmettere il virus.
(ANSA).
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