La Formazione di Genovese |nell'era di Rosario Crocetta - Live Sicilia

La Formazione di Genovese |nell’era di Rosario Crocetta

ESCLUSIVA S. Il numero di "S" attualmente in edicola dedica un'ampia sezione al "caso Genovese". Fra gli altri articoli, il mensile pubblica i contenuti dell'informativa sulla Formazione che chiama in causa diversi funzionari regionali. Eccoli.

Francantonio Genovese

Il numero di “S” attualmente in edicola dedica un’ampia sezione al “caso Genovese”. Fra gli altri articoli, il mensile pubblica i contenuti dell’informativa sulla Formazione che chiama in causa diversi funzionari regionali. Eccoli.

Il sistema di gestione della formazione professionale, che ha portato di recente alla richiesta d’arresto del deputato democratico Francantonio Genovese, secondo i magistrati sarebbe andato avanti anche dopo l’ottobre del 2012, quando Rosario Crocetta è stato eletto presidente della Regione. Addirittura, dopo la nomina dell’assessore Nelli Scilabra, la rete “politico-istituzionale” di Genovese sarebbe stata in grado di produrre “effetti favorevoli sebbene molti dirigenti tra i più fidati siano stati trasferiti ad altri dipartimenti”.
Gli investigatori coordinati dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dai sostituti Fabrizio Monaco, Camillo Falvo, Liliana Todaro e Antonio Carchietti, hanno ricostruito la fitta rete fatta di favori, ammiccamenti, complicità e anche di semplici amicizie che rappresenterebbero, ancora oggi, uno dei punti di forza dell’associazione a delinquere che farebbe capo a Genovese.

 

Il procuratore di Messina Guido Lo Forte

Il sistema Genovese nell’era Crocetta
Siamo nell’estate del 2013. Gli investigatori puntano l’attenzione sull’assessorato regionale alle Infrastrutture retto da Antonino Bartolotta, già segretario provinciale del Pd messinese, dove operano il capo di gabinetto Anna Buttafuoco e il vicecapo Rino Beringheli (*i due si dimetteranno a fine marzo dagli incarichi). Nella segreteria tecnica siedono Nicola Barbalace, già consigliere comunale a Messina durante la sindacatura Genovese, e il funzionario Ettore Ragusa, di recente nominato commissario dell’Ato Me3.
Uomo-chiave del sistema è Salvatore La Macchia, una delle persone più vicine a Genovese, arrestato con l’accusa di essere inserito nell’organizzazione “criminale” che avrebbe gestito decine di milioni di fondi pubblici del settore della formazione professionale. Durante il primo anno del governo Crocetta, La Macchia avrebbe avuto modo di alimentare una fitta rete di rapporti instaurati con dirigenti e funzionari regionali nel periodo in cui era capo della segreteria tecnica dell’assessore alla Formazione professionale Mario Centorrino. Rapporti che “sono rimasti pressoché immutati”, scrivono gli investigatori, “dopo il suo allontanamento dall’incarico e continuano ad essere utilizzati sia per esigenze personali, sia per riservare corsie preferenziali alle pratiche avanzate dal raggruppamento di enti di cui è referente”. Gli atti giudiziari contengono un lungo elenco di funzionari ancora in sella alla Regione.
La Macchia avrebbe “strettissimi contatti” con Anna Buttafuoco, già dirigente del dipartimento regionale Istruzione e formazione professionale, dal gennaio 2013 in servizio all’assessorato Infrastrutture come capo di gabinetto di Bartolotta. Le cimici registrano conversazioni tra la Buttafuoco e La Macchia in cui si organizzano incontri “per trattare questioni d’interesse di La Macchia”.
Contatti telefonici anche con Calogero Beringheli, dirigente dell’assessorato Infrastrutture, già commissario straordinario del Cas, commissario dell’Asi e sindaco del comune di Caronia. “La moglie di Beringheli, Caterina Campo – si legge negli atti investigativi – è stata dipendente dell’ente di formazione professionale Aram ed è attualmente in servizio all’Enfap”. Dalle intercettazioni emerge che Elio Sauta, uno degli indagati dell’ultima maxi-operazione sulla Formazione, avrebbe informato Rino Beringheli della possibilità che la moglie possa essere chiamata come tutor dalla società Asterisco di Palermo e che avrebbe dovuto accettare la proposta per non perdere la cassa integrazione.
Gli investigatori si concentrano sull’intercettazione in cui Franco Rinaldi, cognato di Francantonio Genovese, viene “sollecitato” telefonicamente da Antonio Franco, direttore dello Ial di Santa Teresa di Riva, ente di formazione vicino alla Cisl, e già assessore al Comune di Tusa. Antonio Franco doveva presentare un progetto in materia di rifiuti. Rinaldi chiama proprio il dirigente Beringheli e “lo invita a mettersi a disposizione in quanto si tratta di una persona che stava per aderire alla loro parte politica”. Rinaldi vorrebbe anche Beringheli, componente del consiglio di amministrazione dello Iacp di Messina, come presidente dello stesso ente.

Uno dei principali indagati, Salvatore La Macchia

Altro nome che emerge nell’informativa sulla formazione professionale, è quello di Rosanna Conti, dirigente del dipartimento Bilancio, già componente dello staff di Centorrino, che è stata intercettata mentre discuteva dei crediti vantati da La Macchia nei confronti della Regione, ma anche dei provvedimenti rilevanti anche sotto il profilo finanziario riferibili all’ex assessore Centorrino. “Rilevante è il fatto – si legge negli atti – che dopo aver evidentemente concordato con Rosanna Conti la proposta, La Macchia inviti Antonio Giannotta, altro funzionario vicino al gruppo Genovese, a valutare un possibile trasferimento al dipartimento Bilancio per affiancare il predetto dirigente”. A sua volta, Antonio Giannotta, istruttore direttivo del dipartimento Urbanistica, già in servizio nel settore Istruzione e Formazione professionale, viene intercettato diverse volte mentre parla con La Macchia e viene invitato a valutare un possibile trasferimento al dipartimento Bilancio per affiancare Rosanna Conti.
Nella rete dei contatti c’è anche Giuseppe Provenzano, funzionario del servizio Lavoro, che sarebbe “interessato” all’iter di un progetto formativo presentato da La Macchia insieme a Giuseppe e Martina Biundo, per un corso di bodyguard. La Macchia si rivolge a Provenzano anche per interventi in materia di apprendistato. Giuseppe Biundo, responsabile marketing della Solco Srl, non indagato, viene intercettato mentre parla con Salvatore La Macchia e gli uomini più vicini al deputato messinese. Consigliere comunale del Pd di Cinisi e componente della presidenza regionale della Confercenti, Biundo avrebbe progettato con Salvatore La Macchia la proliferazione dei corsi dell’università Pegaso. Una mano lava l’altra: quando Biundo ha bisogno di indicazioni sulla disciplina dell’apprendistato, La Macchia si sarebbe attivato e avrebbe contattato Provenzano e Beringheli.
Intercettata anche Maria Cristina Risoli, dipendente dell’advisory Price Waterhouse Coopers, titolare di una convenzione per la gestione del Fondo sociale europeo con il dipartimento Istruzione e Formazione Professionale, che avrebbe fornito a La Macchia “di volta in volta, notizie aggiornate circa gli orientamenti del nuovo management del dipartimento alla formazione, riferendosi spesso alle iniziative del direttore Anna Maria Corsello e del dirigente Lucio Guarino, soprattutto in ordine agli stanziamenti da destinare ai vari avvisi in corso”.
I due poco dopo parlano, secondo quanto recita il brogliaccio, “in generale di campagna elettorale e dei possibili contatti che possono essere scambiati per voti di scambio nella politica nazionale”.

 

Il senatore Beppe Lumia

“Questa è la mafia dell’antimafia”
Salvatore La Macchia viene intercettato anche all’interno della propria autovettura mentre commenta la conferenza stampa di Crocetta con Luigi Gullo, consigliere provinciale del Partito democratico indagato nell’inchiesta sui brogli elettorali alle elezioni amministrative del 2011. Si parla di tensione a Messina nella Formazione. “La devi leggere – dice La Macchia – su LiveSicilia”.
Gullo punta l’attenzione sugli avvocati “strettissimi collaboratori di Genovese, tra i quali ci sono Cami e Lucrezia Zingale”. Il consigliere provinciale ha fatto sapere a Genovese di “voler lasciare il Partito democratico”, e di essere a conoscenza del fatto che il segretario regionale “Lupo” chiederà la sospensione di tutte le persone coinvolte nell’inchiesta sulla formazione, “anche dei politici che… non sono coinvolti direttamente ma lo sono diciamo…”.
Il Partito democratico deve decidere come reagire alle accuse della magistratura. La tensione è alle stelle. “Ma l’hanno fatto questo coordinamento – registrano le cimici – Lupo l’ha fatto?”. “No”, risponde Gullo. La Macchia spiega i retroscena: “Crisafulli, D’Urso e altri gli hanno sferrato l’attacco a Crocetta”. E Gullo chiosa: “Crisafulli si è fatto eleggere segretario provinciale del partito”. “E hanno sferrato – aggiunge La Macchia – l’attacco a Crocetta dicendo là… non è che puoi pensare che il partito ti dà voti in aula e ti fai quello che vuoi! Crocetta ha risposto: ‘Va bene… fanno traffico perché vogliono l’assessore…’. Questo è stranissimo, questo personaggio, secondo me, gli ha sviluppato…”.
Il consigliere provinciale continua, riferendosi a Crocetta: “Fra lui e coso… e Lumia… guarda una bellissima lettera del… del come si chiama, del generale, quello che è stato coinvolto nella trattativa Stato… Mori… contro Lumia… contro…”. Secondo La Macchia “ci saranno scontri a livello di tribunale… sostanzialmente qua la cosa strana su Crocetta qual è? Lui nomina assessore Marino e fa eleggere deputato e poi capogruppo della casa… tu lo vedi!… Cioè se tu vedi la fotografia, guarda questo non è vero… che era nell’Arma… com’è?… Malafarina… Malafarina e Marino hanno indagato Crocetta”. “Qua un giorno – aggiunge La Macchia – si scopriranno cose… E ora si dice che questa spinta verso Ingroia… lo nomina commissario di… è dato dal fatto che Ingroia terrebbe in pugno Messineo… e quindi facendo le cortesie a Ingroia… è finito…”. Il democratico Gullo lo interrompe bruscamente, quasi urlando: “Minchia, questa è la mafia dell’antimafia!”. “No – risponde La Macchia – qua è sottile il filo che divide la mafia dall’antimafia, per cui alla fine non si capisce, d’altronde… a parte fin quando si fa così, poi e qua come mai… lavori in corso ci sono! E tutta questa regia ce l’ha Lumia… che praticamente gioca con le posizioni di tizio e caio… Va beh! È un gioco pericoloso, prima o poi finisce… o no?”. “Merda per tutti – insiste Gullo – poi è!”.
E ancora, La Macchia svela che la sua fonte sarebbe un fedelissimo di Lumia: “Questo Lumia ha un collaboratore che si chiama Barone… è uno che parla, ma assai! E pure a sproposito… perciò figurati! Io non lo avevo mai visto, giusto?”. “E ti ha raccontato questa analisi?”, chiede Gullo? “È venuto quando ero in assessorato… una mattina è venuto per caldeggiare una situazione, perché sai… quando lo fanno loro… quindi… sono oneste… anche perché che fai… quella è gente per bene….”.
La Macchia svela altri particolari, secondo quanto avrebbe riferito il collaboratore del senatore democratico, Lumia sarebbe andato dall’ex medico di Berlusconi, Umberto Scapagnini, ex sindaco di Catania e farmacologo. “Ascolta! E mi ha cominciato a fare discorsi, a raccontarmi situazioni, cioè questo là… la prima volta che lo vedo! Il senatore, miii… una volta l’ho preso, sono andato con lui da ‘Scapagnini’. Se uno aveva un registratore, lo metteva… un domani… non si sa mai…”. “Può servire”, conclude Gullo. “Può servire – dice La Macchia – ora nemmeno mi ricordo quello che mi ha detto però! Cioè… tipo barbiere sono questi!”.

 

Il pm Sebastiano Ardita

Parenti, clientes e fidanzati delle nipoti
Il procuratore Guido Lo Forte, durante la conferenza stampa dell’operazione Corsi d’oro, parla di fatture gonfiate del 600%. “E là potremo essere – commenta Gullo – no… ma ‘sta cosa al di là dell’esito che avrà tra 6 anni, lo uccidono dal punto di vista dell’immagine – dice riferendosi a Genovese – perché sei pure ricco… mi spiego? Quindi le persone non è che pensano che tu…”.
Secondo Gullo “l’88% della responsabilità è determinata dai coniugi”. E qui viene vuori, agli occhi del consigliere del Pd, il sistema Genovese: “Perché se non c’era quella sfilza di persone da allocare, non aveva il problema, perché poi il problema è perché diventano i 1.500 euro… perché deve dare i 1.500 euro a questo nipote, e a questo che facciamo non gli diamo niente? Poi ogni nipote si fa fidanzato… ci sono i suoceri, i consuoceri… mamma mia….”. Gullo: “Cioè sono sei sorelle? Non so, diciotto figli? Quanti ne hanno in sei? Sono tutti fidanzati, poi ci sono le famiglie dei fidanzati, cioè è una cosa… io mi ricordo allo studio, arrivava gente… sono il nipote di Francantonio… in realtà era il fidanzato”.
Il colloquio procede elencando parenti, clientes e fidanzati delle nipoti di Genovese, a partire dalla “biondina”, il cui fidanzato aveva iniziato a “fare come un pazzo” perché non gli era stato consentito di incontrare subito Genovese. L’onorevole democratico sarebbe stato “messo in croce” dalla propria famiglia, “che se tu leggessi un minimo di storia – sostiene Gullo – anche di famiglie più importanti con ruoli più importanti, magari con meno soldi ma con ruoli più importanti, tutto è stato determinato… i crolli, proprio i crolli sono stati determinati dal sistema familistico…”. Genovese sarebbe stato inchiodato da un vero e proprio cerchio magico, che, secondo Gullo, “non era di collaboratori politici, era di sera a tavola…”.
I posti di lavoro nel mondo della formazione professionale sono al centro delle conversazioni tra Cettina Cannavò, donna che insieme a Domenico Fazio e Piero Poguisch cura maggiormente la macchina organizzativa durante le competizioni elettorali del Pd e Gaetano Isaja, già consigliere comunale del Pd, che rivendica: “Io gente ne ho fatto assumere negli anni decine… ma quando c’erano i posti…che partivano servizi nuovi e si dovevano prendere le persone”.

 

L'ex assessore Mario Centorrino

Il ruolo di Mario Centorrino
Gli occhi degli inquirenti sono puntati sull’area Innovazioni del Partito democratico e su un gruppo di amministratori che avrebbero avuto rapporti professionali o d’amicizia “molto intensi” sia con Salvatore La Macchia che con Francantonio Genovese: Nino Emanuele, Piero David, Salvatore Tosi, Vincenzo Conticello, Domenico Fazio, Rosanna Conti, Liborio Marino. Nell’elenco della guardia di finanza c’è anche Basilio Ridolfo, consulente dell’assessorato retto da Centorrino molto vicino a Francantonio Genovese, che è stato eletto segretario provinciale del Pd di Messina.
Dopo la richiesta di arresto a carico del deputato nazionale, Ridolfo ha rassegnato le proprie dimissioni, ufficialmente, come ha sostenuto il Pd, “derivanti unicamente dalla circostanza che le componenti che si richiamano alle posizioni di Cuperlo e Renzi, inizialmente sottoscrittrici dell’accordo unitario che aveva consentito l’elezione unanime, hanno ritenuto superato tale accordo”.
Gli atti investigativi a carico di Genovese puntano l’attenzione su Mario Centorrino e Ludovico Albert, dirigente pro tempore dell’assessorato alla Formazione professionale. I pubblici ministeri ritengono che la circolare numero 31 del 5 dicembre del 2011 di Albert sia stata la “chiave di volta” del sistema Genovese, prevedendo la cessione dei rami d’azienda degli enti di formazione professionale e in questo modo consentendo “a pochi di controllare un enorme bacino di lavoro in una prospettiva politico-elettorale”. In pratica la cessione dei rami d’azienda consentiva di trasferire personale e ore di formazione professionale alimentando un vero e proprio mercato “a tavolino”.
Mario Centorrino, intercettato il 2 luglio 2013 mentre parla al telefono con Salvatore La Macchia, è preoccupato, insieme commentano l’articolo di Michele Schinnella su Centonove che si è occupato dello scandalo formazione professionale. “Queste cose qua – dice Centorrino – messe in libertà, ho sempre paura che vengano raccolte da qualcuno come ipotesi di reato diciamo. La questione – chiede a La Macchia – si riferisce al fatto che gli enti si scambiavano le ore… no? O prima?”.
Centorrino sottolinea che lo scambio di ore “avveniva prima di noi, c’era diciamo un ente che aveva un eccesso di ore… oppure si metteva d’accordo con un altro ente e questo accordo veniva ratificato dalla Commissione regionale per l’impiego”. Il procedimento, ricordano i due, prevedeva, prima della cessione delle ore, la costituzione di un tavolo sindacale. L’ex assessore Lombardo ricorda che “quando è arrivato Albert, anche per nostra esperienza, giustamente abbiamo detto che questa non era una pratica regolare e quindi è stata abolita”.
Su queste basi La Macchia ricorda di aver sostituito la cessione delle ore con la cessione dei rami d’azienda “fermo restando che dovevano essere portati al vaglio dell’assessorato con un atto notarile”. E Centorrino aggiunge: “Mi dice Francantonio… che lui non ha comprato niente… gli imputano di avere comprato lo Ial, ma non è vero! L’hanno comprato probabilmente altre persone magari… del Pd insomma”.
In una successiva telefonata del 4 maggio 2013 La Macchia conferma a Centorrino che la delibera al centro delle denunce dell’avvocato Nicola Bozzo era quella firmata da Albert. Poco tempo dopo, La Macchia, discutendo con il deputato del Pd Luigi Gullo, confiderà che Mario Centorrino avrebbe detto “sì” a Genovese, “e poi faceva con me tutte queste cose… poi Centorrino diceva… ma che dobbiamo fare… che non gliela voleva fare la cosa… anche se a lui gli diceva che gliela faceva…”. La magistratura, sino a questo momento, non ha ritenuto sussistere alcuna accusa a carico di Mario Centorrino.
Sullo sfondo ci sono i rapporti tra La Macchia e Vincenzo Conticello, presidente dello Ial Sicilia, Antonino Di Lorenzo, presidente dell’Enfap, Pietro Gaglio, presidente Ecap Palermo nel cui cda è presente Carmela Davì, nipote di Genovese, Giuseppe Biundo, responsabile marketing della Solco Srl. La Macchia, intercettato mentre parla con la moglie, dice chiaramente che Enfap e Ecap sono riconducibili a Genovese e che il fratello, dipendente della Lumen, è preoccupato della possibilità che emerga il loro ruolo sull’asse Messina-Palermo.


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