La generazione che non ha presente

La generazione che non ha presente

I cortei a Palermo
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(R.P.) Questi vecchi ragazzi che protestano con modalità violente – generando atrocemente violenza – e reclamano il diritto alla sopraffazione, non avranno futuro, perché non hanno il presente. Non avranno domani perché il loro oggi è buio, rimpinzato com’è di nebulosità assortite. Non è nemmeno il massimalismo che aveva il pregio di rare venuzze d’oro. E’ un frullatore in cui si macina di tutto: Monti, Berlusconi, governi tecnici, banche, soldi, il Milan, l’Inter, etc, etc… Che significa lo slogan: via le banche? Quale superficialità ignorante lotta contro i presidi di una civiltà che possono essere senz’altro usati meglio, ma che risultano assai più intelligenti e concreti del nichilismo di maniera? Torniamo al baratto? Che prezzo ha il recarsi in piazza con grida belluine, nelle strade e nelle vie di un Paese che sta tentando di rialzarsi con fatica?

Ma vaglielo a spiegare ai leader della rivoluzione dei mini-indignati. Vagli a spiegare che – qualunque sia il giudizio nel merito – Monti non è Berlusconi, la democrazia non è dittatura, la tolleranza non è sopruso. Invece, nella neolingua di una generazione compiaciuta del proprio sbando l’oculata libertà coincide con la rabbia cieca. Assaltare le banche è un’azione meritoria. Macchiarsi dello stesso odio che rimproveriamo agli altri è un gesto eroico. Non c’è contraddizione.

Palermo ha conosciuto un’altra mattina orribile intorno a conati d’ordine (parole sarebbe troppo) che non dicono niente. Perché provengono da chi poco ha e pochissimo organizza e costruisce, a prescindere dal proprio radicamento ideologico. Purtroppo gli adulti sono cattivi maestri. Insegnano ai ragazzi la loro stessa disperazione e si nutrono di rimandi opachi. Teorizzano l’incapacità di cambiare il mondo. Operazione – quella del mutamento onesto e doloroso – che spetterebbe a questi improbabili e vecchissimi giovani. Che non conoscono tenerezza, né origine di speranza, chiusi come sono nella cella di una impenetrabile solitudine. Soli e indifesi, nonostante una moltitudine di sassi volanti e uova marce.

(Foto d’archivio)


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