CATANIA – “Si è trattato di un piccolo miracolo: non c’era solo Catania, ma, oltre a numerosi senatori e deputati regionali e nazionali e sindaci, uniti per combattere questa ‘guerra santa’”. Così il sindaco di Catania Enzo Bianco ha definito la riunione convocata nella Sala consiglio del Palazzo degli elefanti a difesa del Tar di Catania che rischia di essere chiuso da un provvedimento del governo. Durante l’incontro è stato firmato un documento contro la chiusura che verrà inviato al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, ai ministri interessati e a tutti i capigruppo delle Camere.
A sottoscriverlo sono stati, tra gli altri, il sindaco di Messina Renato Accorinti, presente alla riunione, e che ha aderito come tutti i primi cittadini dei capoluoghi della Sicilia orientale.“Il fatto che – ha sottolineato Bianco – all’incontro fossero presenti i rappresentanti di tutte le forze politiche, le forze sociali e produttive e gli operatori della Giustizia, i quali, ciascuno con le proprie ragioni, sono stati compatti nel chiedere di mantenere il Tar a Catania, significa che la strada percorsa è quella giusta e che abbiamo una grande forza. Spero solo che la norma riguardante i Tar non sia inserita in un decreto legge così avremo più tempo. In ogni caso siamo pronti alla massima mobilitazione”.
“Il provvedimento – ha aggiunto – è privo di ogni ragionevolezza, innanzitutto perché, paradossalmente, chiudendo Catania non si riducono le spese, ma si aumentano. Anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ci ha fatto sapere che intende firmare la nostra richiesta, così come il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta”.
“Bisogna quindi – ha spiegato Bianco – che il Governo nazionale agisca secondo coerenza. Non sta né in cielo né in terra che Catania, e con essa la Sicilia orientale, debba pagare un prezzo ingiusto per il fatto di essere la più grande città italiana non capoluogo di regione. È bene che si facciano risparmi anche nel campo della Giustizia amministrativa, ma chiudano le sezioni del Tar in cui vi è meno lavoro”.
“Quello di Catania – ha concluso il Sindaco – è il terzo Tar d’Italia, dopo Roma e Napoli, serve cinque province siciliane e ha quattro sezioni. Se la norma dovesse essere ancora contenuta nel decreto legge presenteremo degli emendamenti durante la conversione. Se invece dovesse essere contenuta in un disegno di legge la nostra azione sarà meno urgente”.
I partecipanti. In rappresentanza del Tar di Catania, il consigliere Gabriella Guzzardi e il segratario generale Maria Letizia Pittari. Sono intervenuti e hanno successivamente sottoscritto la lettera i sindaci Renato Accorinti (Messina), Giancarlo Garozzo (Siracusa), Federico Piccitto (Ragusa), Paolo Garofalo (Enna); Mauro Mangano(Paternò), Alfio Mangiameli (Lentini), Filippo Drago (Acicastello), Domenico Rapisarda (Gravina di Catania), e inoltre il vicesindaco di San Giovanni La Punta Carmelo Sapienza e Filippo Cataldo per il comune di Nicolosi. Tra i senatori erano presenti Antonio Scavone (Gal), Salvatore Torrisi (Ncd) Ornella Bertolotta (M5S), Mario Giarrusso (M5S), tra i deputati nazionali Luisa Albanella (PD), Giuseppe Berretta (PD), Giovanni Burtone (PD), Andrea Vecchio (Scelta civica per l’Italia). Ha aderito la senatrice Anna Finocchiaro (PD) e l’on. Gianpiero D’Alia(Udc). Tra ideputati regionali presenti c’erano il vicepresidente dell’Ars Salvo Pogliese (Fi), Gianina Ciancio (M5S), Nino D’Asero (Ncd), Marco Falcone (FI), Marco Forzese (Drs), Antonio Malafarina (Megafono), Raffaele Nicotra (Articolo 4), Concetta Raia (PD) Luca Sammartino (Articolo 4), Valeria Sudano (Articolo 4), Gianfranco Vullo (PD). A dare il proprio sostegno anche l’assessore regionale Nico Torrisi. Hanno poipartecipato alla riunione i principali rappresentanti di mondo produttivo, associativo, imprenditoriale e sindacale di Catania Camera di commercio (Alfio Pagliaro), Confindustria (Domenico Bonaccorsi di Reburdone), Confcommercio (Giovanni Saguto), Confesercenti (Enza Lombardo), Cgil (Angelo Villari, Pina Palella, Gaetano Agliozzo), Cisl (Rosaria Rotolo, Armando Coco), Uil (Fortunato Parisi), Cna (Totó Bonura), Autorità portuale (Roberto Nanfitó),Confcooperative (Gaetano Mancini), Apindustrie (Giuseppe Scuderi), Legacoop e CIA (Giuseppe Giansiracusa), Giovani industriali (Antonio Perdichizzi), Codacons (Francesco Tanasi), Ordineavvocati (Marco Tortorici), Camera avvocati amministrativisti (Gaetano Tafuri), Compagnia delle opere Sicilia orientale (Massimo Gulisano), Unione giovani professionisti italiani (Luigi Randazzo). Eranopresenti inoltre il presidente del Consiglio comunale Francesca Raciti, gli assessori Marco Consoli, Giuseppe Girlando, Luigi Bosco, Rosario D’Agata, Salvo Di Salvo e, tra i consiglieri comunali, Agatino Lanzafame, primo firmatario della mozione d’ordine sul Tar approvata lo scorso 17 giugno, all’unanimità, dal Consiglio cittadino.
Ecco il testo del documento proposto durante la riunione convocata oggi dal sindaco di Catania Enzo Bianco nella Sala consiglio di Palazzo degli Elefanti per evitare la chiusura del Tar di Catania: Negli ultimi giorni, con sempre maggiore insistenza, si è palesata la volontà di chiudere le sezioni distaccate dei vari Tar italiani, mantenendo quelli presenti nei capoluoghi di regione. Di là dalla necessità di una rivisitazione della spesa in ogni comparto dello Stato, anche quello giudiziario, vogliamo segnalare la specificità evidente del Tar di Catania che opera con una mole di lavoro assai consistente. Siamo convinti che i tagli non possano essere effettuati penalizzando ciò che opera bene e che la città etnea, e con essa tutta la Sicilia orientale, non possa pagare il fatto di essere il più grande comune italiano non capoluogo di regione.
I numeri parlano chiaro. Il Tar di Catania è il terzo in Italia dopo quelli di Roma e Napoli e ha un carico di lavoro doppio rispetto a Palermo. Serve più della metà della Sicilia, con 3 milioni di potenziali cittadini, la zona più dinamica e vitale della Regione. Si tratta di 5 provincie su 9 (Catania, Messina, Ragusa, Siracusa e Enna), un territorio dove ricadono 3 Distretti di Corte d’Appello (Catania, Messina, Caltanissetta). È quindi impossibile considerare il TAR catanese come una semplice sezione distaccata. Nel 2013 vi sono stati presentati 3.334 ricorsi, superiori a quelli presentati nello stesso anno nel TAR di vari capoluoghi di regione, a partire da Milano. La struttura catanese ha 55 mila ricorsi pendenti, un carico enorme che, in caso di chiusura, dovrebbe venire trasferito dal Tribunale di Catania a quello di Palermo, con gravi difficoltà a reggere un simile surplus di lavoro. Senza contare i disagi per i cittadini: Palermo non è geograficamente baricentrica e metà dei siciliani avrebbe il proprio giudice amministrativo naturale distante tra i 200 km e 350 km, con costi ancora maggiori per chi vorrà difendere i propri diritti. Va peraltro sottolineato che la paventata chiusura comporterebbe certamente non una diminuzione ma un sensibile incremento dei costi per lo Stato e per le comunità locali.
Per tutti questi motivi, le istituzioni della Sicilia orientale, con i sindaci delle grandi città, i parlamentari nazionali ed europei, i deputati regionali, il mondo produttivo, associativo, imprenditoriale e sindacale, chiedono al Governo di operare dei tagli certamente incisivi, basati sulla lotta agli sprechi, tutelando però le realtà più efficienti e significative come quella descritta e di riconsiderare l’idea di chiudere il Tar di Catania.