CATANIA – Un amore dirompente che sboccia inatteso, tracima gli argini delle convenzioni sociali imponendo di essere vissuto. Ada è un fuciliere scelto dell’Esercito italiano, Eve una novizia francescana in attesa della conferma dei voti: le loro vite cambiano radicalmente durante un pellegrinaggio a Lourdes. Una storia che parte dal riconoscimento intimo di sé grazie alla forza del riconoscimento pubblico di una legge che dà pari dignità alle coppie omosessuali. L’amore che finalmente osa dire il suo nome. Pubblicamente. C’è tutto questo nel romanzo (“La forma del cuore”) scritto a quattro mani dalla senatrice Monica Cirinnà, madre del disegno di legge che riconosce le unioni civili, e dall’avvocato e scrittore Anton Emilio Krogh che sarà presentato oggi pomeriggio alle 17:30 a Catania alla Libreria Cavallotto (l’incontro nato dalla collaborazione tra GayPost e Ossidi di Ferro sarà moderato da Dario Accolla e Antonio Mistretta).
“Una storia vera, una storia di libertà”
“Il libro si ispira a una storia vera vissuta in prima persona dalla senatrice Monica Cirinnà che l’ha condivisa con me per raccontarla. Così nasce questo libro che racconta la storia d’amore travagliata dell’incontro tra una futura suora francescana e una soldatessa dell’esercito creando qualche problema avviene a ridosso dell’approvazione della legge sulle unioni civili”, spiega Krogh. Uno spaccato di vita che mette al centro la lotta per il riconoscimento di sé, primo passo per il riconoscimento pubblico. Due contesti complessi, il mondo ecclesiastico e quello militare, che rendono il cammino verso l’accettazione di sé più travagliato. “Legge o non legge sono due ambienti, la chiesa e l’esercito dove l’omosessualità è ancora un tabù. Lo stesso vale per l’omosessualità femminile in generale”, dice.
L’invisibilità delle donne lesbiche
“Ho voluto raccontare la verità anche sull’identità delle protagoniste sia perché la trovavo una sfida nella scrittura raccontare l’universo femminile da uomo e poi perché l’omosessualità femminile è molto più un tabù di quella maschile perché le donne hanno molte più difficoltà a rendersi pubbliche a causa di un problema atavico che riguarda il loro ruolo nella società: alla donna si chiede di essere madre e moglie, l’omosessualità nega tutto questo”, continua lo scrittore. Ma dal mondo esterno arriva una spinta propulsiva destinata a cambiare il volto del Paese e le vite delle protagoniste. ”Queste donne non sanno bene cosa devono fare della loro vita, mentre vivono questo travaglio intimo la legga avanza in Parlamento dando loro la forza e l’energia per mettere in moto il cambiamento”, continua. “Quando Monica mi ha chiesto di raccontare questa storia l’ho accolta a braccia perché sentivo che era una cosa importante. Il coraggio della libertà di scegliere è contagioso siamo tutti pieni di vincoli e paure di ogni tipo e leggere delle storie in cui i protagonisti si liberano dalle loro catene è fondamentale: questa è una storia che andava raccontata, perderla sarebbe stato un vero peccato”, spiega Krogh.
Tutele e non solo: le conquiste della legge Cirinnà
Tutele e non solo. La legge “Cirinnà” ha svolto un ruolo fondamentale anche di tipo simbolico nel ridisegnare l’immaginario collettivo del nostro Paese. Lo sa bene la senatrice che sulla legge ha messo la faccia oltre che la firma. “Dall’entrata in vigore della legge 76 del 2016 sono passati ormai sei anni e l’Italia dal punto di vista dell’inclusone delle nuove famiglie ha fatto un passo avanti”, spiega Cirinnà. “Ciascuno di noi ha partecipato alla celebrazione di almeno un’unione civile. Le cerimonie simili a quella di un matrimonio davanti al sindaco, con la festa, la torta, le bomboniere fanno sì che nell’immaginario collettivo le nuove famiglie siano state equiparate alle cosiddette famiglie tradizionali”, dice. E si toglie qualche sassolino dalla scarpa.
“La cosa più importante, dal punto di vista politico e sociale, è che gli italiani si sono accorti che non sono arrivate le cavallette, non sono piovute rane dal cielo e che quei due uomini o quelle due donne che si amano e sono diventate una famiglia non hanno tolto alcun diritto per esempio a me che sono un’eterosessuale sposata”, spiega. “Quindi alla fine del numero delle famiglie e comunque la pari dignità e il riconoscimento delle coppie gay e delle coppie lesbiche non ha scosso l’Italia dal punto di vista antropologico: tutto quello che dicevano gli oscurantisti non è successo. Siamo semplicemente diventati un Paese più civile”, dice Cirinnà. Una rivoluzione copernicana che necessita di un passaggio difficile ma necessario: amare in primo luogo se stessi.
Il riconoscimento dello Stato
“Tutto parte dal riconoscimento e dalla richiesta di uguaglianza e pari opportunità. Prima di chiedere un riconoscimento pubblico la persona gay, lesbica, bisessuale o trans deve prima di tutto riconoscersi, accettarsi, accogliersi e a quel punto chiedere che quel riconoscimento e quella accoglienza siano anche pubbliche”, dice Cirinnà. Un po’ come avviene alle protagoniste del libro che con difficoltà si smarcano dalle convenzioni. “Le due interpreti del libro sono due donne che vivono la loro dimensione di orientamento sessuale con un mancato riconoscimento personale. Loro stesse stentano a riconoscersi come donne lesbiche a tal punto da nascondere la loro vita dentro a due corazze: una si nasconde nell’uniforme da soldato, l’altra nell’abito talare della suora quindi c’è una sorta di trasfigurazione di un’immagine velata nascosta dietro a una divisa”. Difese su difese che progressivamente cedono il passo al pieno riconoscimento del proprio desiderio e della propria identità.
“Le unioni civili non bastano, serve il matrimonio”
“Le unioni civili sono un primo passo perché lo Stato riconosce le persone lgbt, ma non basta: saremo veramente civili quando avremo il matrimonio egualitario”, spiega “Le unioni civili restano un istituto di serie b perché non c’è il riconoscimento della genitorialità e ci sono altre differenze sostanziali”, argomenta. Insomma, la strada verso la piena uguaglianza e dignità va ancora percorsa fino in fondo. “Nel frattempo, però, le persone glbt esistono per lo Stato. E’ da questa emersione dall’ombra che viene la forza per tante persone che hanno vissuto nascoste per anni. Nella misura in cui lo Stato mi riconosce, mia madre mi deve riconoscere, il mio capoufficio mi deve riconoscere, il mio vicino mi deve riconoscere”. Il perché è evidente. “Perché mi riconosce il mio Paese. La grande conquista è il riconoscimento pubblico di una legge che dice in Gazzetta Ufficiale che le persone lgbt esistono”, dice Cirinnà.