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La mappa dello spaccio: |Ecco chi controlla le piazze

La fotografia dello spaccio che emerge dall'inchiesta Carthago.

librino, i verbali
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CATANIA – Una precisa mappa delle piazze di spaccio a Librino. L’operazione Carthago, condotta dai Carabinieri sotto il coordinamento dei pm Rocco Liguori, Lina Trovato e Giuseppe Sturiale, permette di scattare una fotografia lucida di quali sono i centri nevralgici dello smercio di cocaina, marijuana, skunk e hashish nel “borgo di cemento” nella zona sud di Catania. Si tratta di un’immagine molto attuale perché l’indagine si è conclusa nei primi mesi del 2016. Il Gip Anna Maggiore ha emesso l’ordinanza che ha portato in manette 33 persone dopo poco tempo dal deposito della richiesta di misura cautelare. “Tempi veloci” – come ha annunciato il procuratore Carmelo Zuccaro nel corso della conferenza stampa.

LIBRINO, FORTINO DEI NIZZA. Dalla lettura delle 118 pagine dell’ordinanza si possono determinare tre precise zone gestite da tre gruppi diversi, di cui almeno due fanno riferimento al capo Andrea Nizza, definito “il latitante più pericoloso di Catania”. Ma oltre questi McDrive della droga insistono a Librino altre piazze di spaccio che sono gestite direttamente dai soldati dei Nizza. “Piazze” con un giro d’affari (secondo le stime degli investigatori) di 80 mila euro al giorno. In questi ultimi dodici mesi alcuni dei soldati dei Nizza (come i fratelli Scordino e Cristaudo) sono stati arrestati e anche condannati in primo grado. Alcuni anche per omicidio.

LA “PIAZZA” DI VIALE SAN TEODORO. Il primo supermarket della droga è quello di Viale San Teodoro, vicino al Palazzo di Cemento, roccaforte fino a qualche anno fa degli Arena di Librino. Ora la piazza di spaccio si è spostata proprio sotto casa degli Arena. La famiglia di Giovanni Arena, pericoloso criminale arrestato dopo un lungo periodo di latitanza, da qualche anno e’ tornata nelle file dei Santapaola e alleata del boss Andrea. La piazza di spaccio – secondo la ricostruzione degli inquirenti – è gestita da Massimiliano, Maurizio e Simone Arena. Non c’era una specialità di vendita: i pusher spacciavano cocaina, marijuana e hashish. “Gli Arena – afferma il collaboratore Salvatore Cristaudo – hanno a disposizione uomini, armi e sono forti”. Questo per far capire la caratura criminale del gruppo. Sulla piazza di spaccio gli investigatori hanno raccolto una serie di riscontri che proverebbero il controllo diretto di questa zona di vendita. E’ preciso ancora il collaboratore Cristaudo: “Hanno una loro piazza di spaccio sotto la loro abitazione e di fronte al palazzo di cemento, lì hanno a disposizione molti pusher e vedette e vendono marijuana e cocaina, e anche skunk e hashish […] La loro base di appoggio si trova di fronte al palazzo di cemento dove si trovano dei palazzi molto alti denominati “le torri”. Impiegano cinque persone tra vedette e pusher”. Il pentito fornisce anche gli orari di vendita: “La piazza apre alle 10 del mattino e resta aperta alle 20 di sera, dopo questo orario gli Arena inviavano i clienti alla piazza dei Nizza di viale Bummacaro 16 gestita da Marco Romeo”. Alle rivelazioni di Cristaudo si uniscono quelle convergenti dei collaboratori Davide Seminara e Golfredo Di Maggio.

LA “PIAZZA” DI VIALE GRIMALDI. Il secondo emporio della droga a cielo aperto è quello di Viale Grimaldi. Questa piazza di spaccio – sempre dalla ricostruzione dell’inchiesta Carthago- sarebbe gestita dai fratelli Dario e Giovanni Caruana insieme a Giuseppe Nicolosi. Uno degli indagati è un soldato dei Nizza che avrebbe avuto anche il ruolo di sicario: Dario Caruana, infatti, è accusato dell’omicidio di Salvatore Di Pasquale commesso nel 2004. Su questo gruppo che controllerebbe la piazza di spaccio di Viale Grimaldi arrivano diversi input investigativi da alcuni collaboratori di giustizia. E’ importante però per ben capire le parole dei pentiti conoscere i soprannomi di alcuni degli indagati: Giovanni Caruana è conosciuto come “u ponchiu” o “sasizza”, mentre Nicolosi “Ciaramedda”. Il collaboratore Davide Seminara precisa che c’è una piazza di spaccio gestita dai tre che viene rifornita da Danilo Scordino, a livello geografico però è più preciso ancora Cristaudo che afferma: “Gestiva una piazza di spaccio di cocaina a Librino, sita in viale Grimaldi in una zona vicina alla casa di Saro Lombardo (che abita in viale Biagio Pecorino, ndr) […] Vendeva in dosi da 20, 50 e 100 euro. La piazza in genere era aperta dalle 14.30 alle 3 del mattino. Questa piazza trattava cocaina e fumo”. A chiudere il cerchio sono diverse intercettazioni ambientali (cimici piazzate in un’automobile di uno degli indagati) dalle quali emergono inequivocabili accuse nei confronti di “Ciaramedda”.

LA “PIAZZA” DI VIALE LIBRINO. La terza piazza è quella di viale Librino che sarebbe gestita dai fratelli Alessio e Gaetano Marino con il padre Raffaele (quest’ultimo è stato trasferito dal carcere in una comunità). La famiglia Marino è tra le più violente di Librino, è coinvolta infatti in diversi fatti di sangue. Tra questi, tutti e tre sono stati arrestati per l’omicidio di Rosario Sciuto commesso nel 2011. Torniamo all’inchiesta Carthago, i tre controllerebbero una zona di smercio di droga. A blindare l’ipotesi investigative ci sono anche i verbali di alcuni pentiti, ex affiliati dei Santapaola. Sia Fabrizio Nizza che Davide Seminara restringono il tipo di vendita, sarebbe stata infatti una piazza di spaccio “specializzata in cocaina”. I Marino però secondo il collaboratore Salvatore Cristaudo avrebbero avuto problemi con la “reggenza” di Andrea Nizza, soprattutto “quando si seppe da alcune intercettazioni che parlavano male dei Nizza”. “Sicuramente – riferisce – quando iniziò la latitanza di Andrea Nizza già in quel momento non erano riforniti dai Nizza e gestivano la piazza in autonomia rispetto al gruppo Nizza dal quale non acquistavano più stupefacente e al quale non davano una percentuale dei proventi”. Cosa che invece facevano quando il capo era l’ex uomo d’onore, ora pentito, Fabrizio Nizza.

 


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