La morte di Anthony e l'attesa di un segnale di speranza (e verità)

La morte di Anthony e l’attesa di un segnale di speranza (e verità)

Una vicenda derubricata frettolosamente come "suicidio". La testardaggine di una famiglia che vuole solo conoscere la verità.

ADRANO. La famiglia Bivona attende. Attende quel segnale di speranza che possa portare al conforto della giustizia in quella che è l’unica via possibile: conoscere finalmente la verità sulla morte di Anthony. Una verità, quella emersa finora, che appare fin troppo artefatta e ricostruita in una vicenda giudiziaria ancora distante dalla risoluzione del caso.
Le tante contraddittorietà, le discrasie nei racconti dei testimoni rispetto ad orari e fatti, la dinamica degli accadimenti: tutto appare possibile, men che meno che Anthony Bivona possa aver scelto di togliersi la vita.
La ricostruzione dei fatti, in quella maledetta sera del luglio scorso, resta incerta nella forma e lacunosa nella sostanza.
Ed in un contesto del genere solo la testardaggine della famiglia Bivona ha fatto sì che si riuscisse di tenere vivo, a mesi di distanza, un caso troppo frettolosamente derubricato alla voce “suicidio”.

La richiesta di potere effettuare l’autopsia sulla salma dello sfortunato Anthony resta l’appiglio dal quale potere ripartire affinchè venga appurata quella verità necessaria che non restituirà mai più alla sua famiglia un ragazzo di appena 24 anni ma che, perlomeno, sarà stata la battaglia (altrettanto necessaria) per rendergli giustizia e dignità.
Non si tratta di scrivere la sceneggiatura di un film o il tentativo estremo di dimostrare chissachè. Si tratta solo di far sapere alla famiglia perchè Anthony non c’è più in quello che è, per una madre e un padre, il dolore più grande.

“Resto fiducioso che presto avremo delle notizie risolutive – ci dice il legale della famiglia, Francesco Messina -. Resto fiducioso e confido in un epilogo che venga incontro alle nostre richieste”.
Parole che lasciano aperto uno spiraglio importante. Un spiraglio di speranza, come dicevamo, per una ferita che non potrà, però, mai più essere rimarginata.


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