La perenne siccità della Sicilia, ma il Padreterno non c'entra...

La perenne siccità della Sicilia, ma il Padreterno non c’entra…

Quel crocifisso con gli occhi rivolti al cielo

Ecco, ci siamo arrivati, prima o poi doveva accadere, in Sicilia rischiamo un drastico razionamento nella distribuzione dell’acqua. Non piove e gli invasi si stanno svuotando inesorabilmente. Fatalità? Ne dubito fortemente. Infatti, può provocare un certo sconcerto vedere il Crocifisso adagiato ai piedi dell’altare della Chiesa Madre di Valledolmo, in provincia di Palermo, rivolto verso il cielo. La ragione di tale antica usanza religiosa è quella di chiedere al Signore la pioggia, di porre fine alla siccità e alle sue drammatiche conseguenze per le popolazioni, gli animali e le coltivazioni di ogni genere.

È impressionante perché quel Crocifisso non lasciato mai solo dai fedeli è il segno di molte cose su cui riflettere. Nell’articolo in proposito di Roberto Puglisi leggiamo che nel passato era tradizione nei periodi di siccità ricorrere a questo rito propiziatorio, di fede e di speranza, probabilmente celebrato in forme diverse o similari in molte comunità siciliane. Però, all’epoca, quando i contadini vivevano in simbiosi con la terra e i pastori con il gregge, l’assenza prolungata di precipitazioni era messa nel conto, nell’ordinario svolgersi delle stagioni e di avvenimenti climatici magari straordinari ma comunque naturali, nella probabilità di eventi addirittura calamitosi.

Ora è diverso, ora siamo nel 2024, ricchi di tecnologie e di nuovi strumenti operativi e francamente il ripercorrere strade del secolo scorso ricorrendo alla misericordia divina per auto assolverci dalle nostre responsabilità da un lato rimarca l’indole del siciliano che preferisce saltare il pantano cercando di non sporcarsi invece di fare la rivoluzione contro una classe politica che nei decenni ha fatto poco o nulla per impedire il fosco quadro oggi dinanzi a noi (intanto, ad esempio, procedere alla totale sostituzione delle reti colabrodo, contrastare gli allacci illeciti, le speculazioni dei privati); dall’altro conferma un assunto inaccettabile: se il Padreterno non manda la pioggia noi umani restiamo impotenti.

Un assunto assai discutibile che in parte è uscito dalla bocca del neo commissario all’emergenza idrica per il settore zootecnico, nominato dal governo regionale, Dario Cartabellotta. In un’intervista resa a Livesicilia alla domanda circa la pesante situazione attuale il dott. Cartabellotta risponde: “L’impegno per contrastare la siccità è elevato e il governo ha un serio programma di investimenti, ma la verità di fondo è che l’azionista di maggioranza è il Padreterno. Se continua a non piovere…”.

E no caro commissario, mi perdoni, non si può, al di là delle intenzioni ovviamente, addossare la colpa all’Onnipotente e poi annunziare “un serio programma di investimenti”, vuol dire che le soluzioni esistono, che siamo in forte ritardo, che abbiamo fatto incancrenire il problema – esattamente come per i rifiuti del resto, altra vergognosa eterna emergenza – senza porre mano a una serie di interventi strutturali necessari, gli stessi elencati nell’intervista.

Lei sostiene che il governo Schifani vuole andare a monte della questione “aumentando la capacità dei nostri invasi, i collegamenti e le reti infrastrutturali”. Continuando, afferma che “ci sono anche delle idee nuove, in fase di realizzazione” e le snocciola pure. Perché tutto ciò non è stato realizzato prima? I soldi c’erano e ci sono. Perché invocare il Padreterno e nascondere, oltre alle sciagurate azioni dell’uomo che stanno conducendo all’impazzimento del clima, le nostre omissioni? Il timore è che non ci saranno cambiamenti sostanziali e duraturi, alle prime piogge si tornerà a “babbiare”, a rimandare, ad allontanare lo spettro di possibili catastrofi ben peggiori nel prossimo futuro. Una terra, la Sicilia, destinata a diventare vecchia per la fuga dei suoi giovani migliori e, purtroppo, anche deserta e assetata, ma il buon Dio non c’entra nulla.


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