Primarie, regola per i candidati: |Parlamento o enti locali - Live Sicilia

Primarie, regola per i candidati: |Parlamento o enti locali

Le regole per le primarie nazionali del partito potrebbero avere effetti devastanti per i piani di chi intende candidarsi a sindaco del capoluogo etneo.

DILEMMA IN CASA PD
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CATANIA – Nessuna serenità per il Pd catanese e i suoi esponenti. Anche sotto le feste qualche turbamento è sempre garantito. Un pessimo karma si potrebbe insinuare. Tanto in città se ne insinuano parecchie di cose, spesso anche di tenore fantapolitico …

La novità è recentissima. In un partito che alle falde dell’Etna non è certo noto per coesione e solidarietà interna, ecco che esplode la mina del regolamento per le primarie parlamentari. Che c’azzecca con Catania?!? Presto spiegato. Recita l’articolo 3 (comma 5) del detto regolamento: «Coloro che si candidano alle primarie per il Parlamento nazionale non possono essere candidati alle elezioni regionali e delle città metropolitane che si svolgono contestualmente o nei 6 mesi successivi alle elezioni politiche».

Quindi, chi si candida per rappresentare i cittadini a Roma non può candidarsi per sindaco in un Comune come Catania (che è città metropolitana al pari delle altre indicate come tali in Italia, ossia, appunto, soltanto indicate, perché la riforma ancora pare davvero lontana dalla sua piena attuazione).

Niente candidature a mezzo servizio, insomma. Regola che potrebbe avere un peso soverchiante nella corsa (che si preannuncia affollata) a primo cittadino. Da anni (mica da mesi o settimane) si sa che Enzo Bianco, senatore, già sindaco della città e presidente di Liberal Pd, una delle componenti dell’eclettico partito, e Giuseppe Berretta, deputato e apprezzato giuslavorista, esponenti di spicco del Pd etneo, ambirebbero a conquistare lo scranno più alto di Palazzo degli Elefanti. Finora nessuno dei due sembrava intenzionato a fare un passo indietro, ma la regola nazionale per le primarie qualche effetto potrebbe averlo sulla granitica volontà dei due. Il comma 5 parla chiaro. O Roma o Catania. Un aut aut di kierkegaardiana memoria che deve aver fatto andare la colazione di traverso ad almeno uno dei due contendenti.

Già, ma a chi? Non è facile dirlo. Se un candidato si sente forte e sicuro di diventare sindaco non teme di restare fuori dai palazzi romani. Ma se, di contro, un candidato è in cuor suo in qualche modo consapevole della propria gracilità, ecco che la scelta si complica non poco. To be (mayor) or not to be?

Inoltre, dalle primarie potrebbero/dovrebbero restare fuori i big del partito, come Anna Finocchiaro, Enzo Bianco, Massimo D’Alema, candidabili d’ufficio. Altro elemento che un peso nelle vicende catanesi potrebbe anche averlo.

 


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