La restaurazione - Live Sicilia

La restaurazione

Totò Cuffaro ha escluso il ritorno alla politica, ma ha aggiunto: “Se qualcuno vuole fare rinascere un movimento ispirato alla Dc, sono qui per consigliarlo”. E così si discute già della possibile ricomposizione del vecchio centrodestra in Sicilia. Micciché: “Andrei a riprendere i moderati uno per uno”. Ma gli ostacoli sono ancora tanti. (Nella foto d'archivio, un'assemblea della Casa delle libertà)

Il ritorno in libertà dell'ex presidente
di
4 min di lettura

PALERMO – Al momento è una suggestione. Una idea sospinta dall’emozione di queste ore. Ma presto potrebbe diventare una proposta politica. Che farà rima con “restaurazione”. Apparentemente non ci sta lavorando nessuno. Ma ci stanno pensando tutti. Il ritorno in libertà di Totò Cuffaro è stato accompagnato da sentimenti comunque molto forti. Così forti da suggerire una domanda che in tanti pongono a bassa voce: è possibile tradurre questa ondata di reazioni in un nuovo progetto per la Sicilia?

L’ipotesi insomma striscia tra le segreterie dei partiti e ancora di più tra i piedi dei singoli esponenti che una volta furono “cuffariani”. E che da cinque anni hanno perso leader e anche, in un certo senso, la rotta. Disperdendosi nei “nuovi” partiti moderati che non riescono ad incidere o saltando sul sempre comodo carro del vincitore. “I moderati di Sicilia? Non mi sembrano così spaesati: sono passati quasi tutti con Renzi”. Gianfranco Micciché lo dice con un sorriso. E un pizzico di amaro. “Se potessi, li incontrerei uno per uno per convincerli a tornare nel centrodestra”. Perché nel frattempo i moderati che una volta, esclusi i berlusconiani, erano sostanzialmente tutti con Cuffaro, sono finiti un po’ dovunque. Hanno abbracciato il nuovo corso dell’Udc che con quell’esperienza ha affermato di voler tagliare i ponti, sono finiti in un Nuovo centrodestra che sta a sinistra, o hanno bypassato il partitino alfaniano per sbarcare direttamente nel Pd o nei suoi satelliti. “Spero ancora – spiega Micciché – che questi moderati si trovino lì solo perché da un po’ di tempo il centrodestra siciliano non ha un indirizzo. Non sai dove poter spedire una raccomandata”.

E le grandi manovre del commissario di Forza Italia sono partite già da un po’, con l’azzeramento delle cariche, l’abbraccio a Francantonio Genovese e una serie di incontri in tutta l’Isola. Gli ultimi nella zona di Siracusa e Ragusa. Lì, tra gli altri, Micciché ha incontrato l’ex capogruppo del Pdl all’Ars Innocenzo Leontini e altri ex parlamentari che facevano riferimento a quell’area. E tra gli ex moderati-cuffariani con cui Forza Italia ha già avviato un dialogo c’è Nino Dina. Vero “simbolo” di questa possibile restaurazione. È stato lui, in effetti, a ereditare una parte del consenso dell’ex governatore di Raffadali. “Un amico – spiega oggi Dino parlando di Cuffaro – al quale, in queste ore, voglio pensare solo nella sua dimensione umana, non politica. Del resto, da quel punto di vista Totò ha parlato chiaramente”. Ha confermato, cioè, la sua volontà di andare in Africa. Ma nelle ultime ore le dichiarazioni di Cuffaro hanno assunto anche altri toni: “Sono un democristiano, – ha detto – se qualcuno vuole lavorare per far rinascere quell’area, sono pronto a dare qualche consiglio”. Nessuna “discesa in campo”, impedita anche dalla legge. Ma c’è, nelle parole dell’ex presidente, comunque un interesse mai scemato nei confronti della politica.

“Cuffaro – spiega Dina – ha solo riaffermato una identità. Certamente c’è un’area e un mondo che si sono persi in mille rivoli, in un momento di grande confusione politica. Nessuno può dire oggi se i tempi sono maturi per una ricomposizione, ma sicuramente è uno dei temi politici che verranno affrontati nei prossimi mesi”. Ma l’impressione è che la discussione sia caldissima già in queste ore. E la partecipazione emotiva alla scarcerazione di Cuffaro rischia di fungere da “innesco”. “Anche se io penso che oggi bisognerebbe andare oltre la vecchia idea di centrodestra” dice Giusy Savarino, uno dei portavoce di “Diventerà bellissima”, movimento guidato oggi da Nello Musumeci. “Gli anni dell’Udc di Cuffaro erano molto diversi da questi. Tra l’altro – aggiunge – ho trovato disgustoso che tanti di quelli che avevano pugnalato alle spalle l’ex presidente oggi tentino di riabilitarlo o persino di riaprire a un suo coinvolgimento”.

Il riferimento nei giorni precedenti era stato ancora meno velato e indirizzato proprio a Micciché. Quest’ultimo però conferma l’intenzione di riallacciare un dialogo proprio con Nello Musumeci: “Lo considero – dice il commissario di Forza Italia – uno dei pochi veri politici in Sicilia. La mia stima nei suoi confronti è profonda. Spero di riuscire a fargli capire che i problemi del passato non sono addebitabili a me. Non sono stato io il responsabile di alcune scelte. Mi avevano detto: suicidati o candidati. Cosa avrei dovuto fare?”. È quello uno dei solchi da colmare nella faticosa opera di restaurazione. La candidatura di Micciché alle ultime regionali è stata considerata da molti decisiva per la vittoria di Crocetta (e quindi per la sconfitta del centrodestra). Una ferita mai rimarginata. Un ostacolo alla restaurazione. Che si aggiunge agli altri. A cominciare dal recente avvicinamento dei “cuffariani” dell’Ars al centrosinistra. Attraverso il “taxi” offerto da Denis Verdini. Sembrano avanzate, in questo senso, le interlocuzione per la creazione di una sorta di confederazione tra gli uomini di Cantiere popolare e quelli dell’Mpa. Cuffariani e uomini di Lombardo. Un’alleanza impensabile fino a poco tempo fa, visti i rapporti appunto tra i governatori di Raffadali e Grammichele. Un altro problema. Un altro freno alla restaurazione. Alla quale, però, in tanti hanno ricominciato a pensare.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI