PALERMO – L’hanno già denominato il ddl della discordia. L’Ars discute dell’abolizione della doppia preferenza di genere. Ma, stando a un report diffuso dal deputato Claudio Fava, quasi ovunque la legge ha portato a un incremento di presenze femminili nei seggi dei consigli comunali dell’Isola. E, in alcuni comuni, l’incremento è superiore al trenta per cento.
La commissione Affari istituzionali dell’Ars ha iniziato la discussione sul ddl per abolire la doppia preferenza di genere e subito si è sollevato il coro delle voci contrarie. Quelle delle associazioni, quelle del Partito democratico, e di alcuni deputati del Misto come Marianna Caronia e Claudio Fava. La posizione di difesa della norma appare chiara. Occorre difendere la doppia preferenza di genere per tutelare la partecipazione delle donne alla vita istituzionale del paese. La doppia preferenza di genere “per la Sicilia è stata una conquista di civiltà – ha scritto Claudio Fava -, testimoniata dai numeri che hanno visto triplicare la presenza di consigliere comunali. E adesso all’Ars qualcuno vorrebbe riportare indietro le lancette della storia, magari tornando ad aule consiliari tutte al maschile per garantire qualche eletto fidelizzato in più”.
E proprio Fava, a supporto delle proprie affermazioni ha diffuso i dati che raccontano l’incremento percentuale di donne elette nei Consigli comunali. Si raggiungono picchi del 43% di incremento. È l’esempio del Comune di Barrafranca, dove si è votato nel 2016 e dove su sedici scranni in Consiglio sette sono andati ad altrettante donne. Prima la cifra era pari a zero. Un caso non isolato. Infatti, la stessa cosa, con percentuali diverse, è avvenuta nel Comune di Scicli e in quello di Ramacca (con un incremento del 37% circa), oltre che a Caltanissetta, Monreale e Vittoria (30% di donne in più).
Il trend nei Comuni che hanno votato dopo l’introduzione della doppia preferenza è positivo ovunque, dagli enti locali piccoli a quelli grandi. Unico caso negativo è quello di Messina. Nella città sullo Stretto si passa da una presenza di donne nell’assemblea cittadina pari al 32,5% nel mandato precedente, al 28,12% in quello appena iniziato. Su trentadue consiglieri, sono nove le donne entrate in Consiglio. Una variazione presumibilmente fisiologica, se si considera che già cinque anni fa i messinesi avevano votato con la doppia preferenza di genere.
Nelle città più grandi, con quaranta consiglieri comunali, la rappresentanza femminile non supera il 30% dei componenti. A Palermo su quaranta seggi il gentil sesso è rappresentato da dodici componenti pari, appunto, al 30% dei consiglieri. A Siracusa, sono state elette nove donne, il 22,5%. Mentre a Catania la percentuale scende al 17,5% con sette donne in Consiglio. In nessun Consiglio comunale di quelli riportati nel report, le donne rappresentano il 20% degli eletti al plenum. Tanto che il deputato eletto nella lista Cento Passi per la Sicilia conclude così: “Oggi l’Ars vede appena il 20% dei seggi ottenuti da donne, per altro prendendo in esame solo la quota di seggi assegnata nei collegi provinciali la percentuale scende sotto il 20%, una percentuale più bassa di quasi tutti i consigli comunali siciliani”.