"La Sicilia esca dall'isolamento | Più arte e meno retorica antimafia" - Live Sicilia

“La Sicilia esca dall’isolamento | Più arte e meno retorica antimafia”

Intervista a Vittorio Sgarbi. "Come erede di Tusa suggerirei a Musumeci Gianni Puglisi o Alain Elkann".

L'intervista
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4 min di lettura

Per il nuovo anno Vittorio Sgarbi augura alla Sicilia di uscire dall’isolamento. Grazie alla cultura, ça va sans dire. L’ex assessore ai Beni culturali invita a diffidare dall’antimafia retorica e a puntare piuttosto sulla valorizzazione di quella Sicilia ancora sconosciuta fuori dall’Isola. A partire dal Cretto di Burri.

Come vede la Sicilia Vittorio Sgarbi? Che impressione ha del cammino nell’era del governo Musumeci di cui lei fece parte?

“La Sicilia non dà grandi segnali di sé ed è singolare. Basti pensare a cosa accadde nel 2018 con la Capitale italiana della cultura che ha funzionato abbastanza bene. All’epoca io ho voluto consolidare il rapporto che non c’era tra Regione e Comune di Palermo. Penso alla mostra di Antonello fatta a Palermo e a Milano. Ho cercato di portare una dimensione non locale al ruolo di assessore. Rispetto ad allora mi sembra che la regionalizzazione dell’Isola si sia accentuata, la sua pulsione a un ruolo non locale affievolita”.

Dopo di lei c’è stato un uomo dello spessore del compianto Sebastiano Tusa…

“Tusa era il mio modo per lasciare un’eredità di continuità. Ora c’è Musumeci, con cui stiamo lavorando a una grande impresa che è quella di restaurare il Seppellimento di Santa Lucia di Caravaggio. È un’operazione che sto facendo con lui e che lui fa da assessore alla Cultura, e questo è forse il fatto di maggior rilievo culturale dalla Sicilia nel rapporto con Italia ed Europa”.

E basta?

“Per il resto non arrivano segnali. L’economia dell’Isola è quella che è. Io ho tentato di tenere aperto il dialogo con Musumeci, prima con Antonello e poi con Caravaggio: mi sembra che la Sicilia dovrebbe utilizzare il suo patrimonio artistico verso Occidente e verso Oriente. Ora c’è l’Expo a Dubai, ad esempio. Così com’è, oggi è fuori dalle rotte”.

Anche nelle classifiche dei siti museali più visitati la Sicilia è fuori dai primi posti. Perché?

“C’è una specie di accentramento dell’isolamento. Pur avendo l’Isola potenzialità infinite: con Farinetti quand’ero assessore parlavamo di fare una Nave dei Mille che dalla Sicilia va verso il mondo. Tra le cose positive degli ultimi tempi c’è l’apertura del Club Med di Cefalù. Per il resto… Speriamo che funzioni bene questa operazione fatta con Musumeci perché della Sicilia si torni a parlare bene, per chiudere la stagione della Sicilia raccontata come terra della criminalità organizzata. Io farei un “antiGomorra”, sulla Sicilia paradiso d’Europa, invece di nobilitare la memoria di grandi mafiosi morti parlandone ancora. Si parla sempre di mafia, di sbarchi… La Capitale della Cultura, la Festa di Dolce e Gabbana, Palazzo Butera, sono queste le cose di cui parlare, quelle che danno la dimensione aperta, europea della Sicilia”.

Questo è un tema da sempre caro al sindaco Orlando.

“Io lo invitai a cena e mi disse che Crocetta non aveva mai voluto incontrarlo. E che lui non voleva parlarci. Al che io feci da ponte con Musumeci che invece Orlando stimava”.

Lei non si iscrive al club della Sicilia irredimibile? A Salemi prima e da assessore regionale poi, ci ha provato a metterci le mani…

“Ne sono assolutamente convinto e credo che valesse la pena di farlo. L’esperienza di Salemi è stata l’ennesimo crimine della dimensione autolesionistica della Sicilia. Sciogliere Racalmuto e Salemi era proprio un insulto da un lato a Sciascia e dall’altro lato a me, come persone che hanno tentato di proporre una risposta alternativa a quella dell’antimafia di maniera come quella che si vede con Montante, che, anche se io non voglio condannare nessuno senza una condanna, è stato l’esponente più rappresentativo di questa antimafia opportunistica, un’antimafia che serve a sostenere gli interessi e l’immagine di quelli che la praticano, la qual cosa era l’esatto contrario di quello che pensavo io. Invece bisogna cercare una strada che non corrisponde a quelle più facili”.

Quale?

“Occorre trovare nella cultura, nella civiltà, nella bellezza una forza che ribalti la criminalità, l’isolamento, l’emergenza, tutto quello che è il cliché della Sicilia. Occorre una spallata. Nessuno va a vedere il Cretto di Burri che è la più importante opera di land art del mondo. Quando Christo ha fatto la cosa sul Lago d’Iseo sono andati due milioni di persone. Il Cretto è lì’, tra l’altro vicino a Segesta, e nessuno ci va. Speriamo di rilanciarlo con l’operazione su Caravaggio”..

Come c’entra Caravaggio con Burri?

“Se guardi la parte del fondo del Seppellimento di Santa Lucia è esattamente un dipinto di Burri, con la stessa brutalità, la stessa superficie astratta, sporca, un’intuizione geniale di Caravaggio”.

Una battuta di politica: come la vede la “sua” Forza Italia? Lo sa che qua in Sicilia ha perso un po’ di pezzi?

“Ho accettato di candidarmi come capolista di Forza Italia in Emilia Romagna. Ci divertiremo”.

Il futuro ce l’ha ancora Forza Italia?

“Un futuro deve averlo ma con una prospettiva, con una visione propria e non subalterna”.

Un’ultima domanda: chi suggerirebbe a Musumeci come erede di Tusa all’assessorato ai Beni culturali?

“Di persone ce ne sono tante in Italia… Dipende da dove si vuol cercare”.

Mi faccia un nome.

“Ci penso e la richiamo”.

(Un’ora dopo, ndr) Quel nome?

“Tra i siciliani i requisiti li ha Puglisi (Gianni, ndr). Tra i non siciliani, Alain Elkann”.


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