PALERMO- “Per me, ed è un parere condiviso dalla maggioranza dei colleghi, la Sicilia è ancora arancione, sicuramente sotto il profilo dei ricoveri negli ospedali e in terapia intensiva. Non comprendo questa alternanza cromatica che rischia di creare danni molto seri”. Antonello Giarratano, professore, componente del Comitato tecnico scientifico regionale per l’emergenza Covid e voce autorevolissima, ha qualche, diciamo, perplessità sul giallo che ha ‘regalato’ alla Sicilia un regime più leggero di restrizioni.
Che ne pensa, professore?
“Che così siamo nel campo delle decisioni incomprensibili e rischiose. Non si comprendono, appunto, le ragioni. E, francamente, credo che i ventuno parametri c’entrino poco”.
Qual è il panorama?
“Siamo diventati arancioni con meno ricoverati, minore presenza nelle terapie intensive e meno morti di adesso. La situazione resta molto critica. Rispetto ad allora abbiamo il 40 per cento dei ricoveri in più e 253 pazienti in rianimazione contro 130 di tre settimane fa. cosa è cambiato, mi chiedo, per dare un segnale di questo tipo?”.
I maligni diranno che ci sono anche valutazioni politiche di tregua con il centrodestra, regionale e nazionale, alla base di certe opzioni…
“Non lo so, non mi occupo di politica. Sono un tecnico. Certo, è un pensiero che può sfiorare e su questo tale ulteriore scelta sembra dare ragione all’assessore Razza che aveva lamentato una distonia tra la Sicilia arancione e le regioni gialle poi divenute rosse dopo 48 ore. Ma, ripeto, nulla è cambiato. Il tracciamento di fatto è saltato ovunque in Italia per cui è stato dimostrato che il famoso indice RT lascia il tempo che trova, ormai. La situazione negli ospedali resta critica. I colleghi sono stremati e potrebbero non reggere altri quattro o cinque mesi così. Oltretutto è un pessimo segnale”.
Perché?
“Perché verrà verosimilmente interpretato come un ‘liberi tutti’, visto che già la colorazione arancione ha danneggiato l’economia, chiudendo le attività, ma non impedendo alle persone di assembrarsi, in mancanza di controlli. L’abbiamo vista tutti la folla a Mondello e nei centri storici della movida o no?”.
E allora?
“Penso che ci aspettino giorni difficili, perché, incomprensibilmente, ripeto, dopo una prima frenata che stava dando qualche risultato, sono arrivate decisioni in contraddizione”.
Cosa possiamo aspettarci in concreto?
“Non sono un terrorista, ma va detta la verità. Il numero dei morti non calerà. Se il colore giallo viene interpretato come quel ‘liberi tutti’ tra Natale e Befana rischiamo una strage. Niente terrorismo, è la realtà”.