PALERMO – Trovare il circo di Svezia è difficile anche se è proprio sul bordo della Statale 113. I carri dipinti con immagini di clown sono chiusi in un terreno incolto tra la strada per Carini e i capannoni dell’area industriale, e non c’è il tendone, non ci sono le file di genitori e bambini per acquistare il biglietto d’ingresso, non c’è neanche la scuderia, una tenda in cui vengono tenuti gli animali quando il circo funziona. C’è solo un capannello di curiosi che legge i cartelli di protesta appesi da Mario Saly, direttore del circo di Svezia, da più di un mese finito al centro dell’attenzione per la fuga di una tigre siberiana quando il tendone era di stanza a Monreale e il più recente sequestro dei suoi animali dopo il trasferimento a Carini.
La roulotte di Saly è davanti al recinto delle tigri e al carro in cui un leone fissa le auto di passaggio. Il domatore vive in simbiosi con i suoi animali, e non vuole che vengano toccati: “Ai miei animali bado solo io, non deve toccarli nessun altro”. Ci sono due dromedari, due cavallucci, un lama, diverse oche, un leone e due tigri, tra cui anche Oscar, la tigre bianca siberiana che si regalò una passeggiata per le strade di Monreale sabato 28 gennaio scorso (clicca qui per leggere il servizio). Il circo di Svezia ha avuto pesanti ripercussioni sul lavoro da quel giorno. Prima la fuga di Oscar, poi il sequestro di tutti i suoi animali. Episodi che per Saly rientrano in un disegno preciso: “Qualcuno vuole prendersi le mie bestie, soprattutto le tigri, e sta cercando di farmele sequestrare”. Ma lui non ci sta, e per protesta ha annunciato che vuole rinchiudersi nella gabbia del leone ad oltranza.
Tutto inizia, secondo Saly, a Monreale, con una serie di intimidazioni: “Una notte, verso le due, siamo stati svegliati da una quindicina di ragazzi armati di mazze che urlavano di uscire fuori e lasciare liberi gli animali – racconta -. Quando hanno visto che eravamo determinati a resistere se ne sono andati”. Pochi giorni dopo fugge Oscar la tigre, un’avventura che per Saly è avvenuta in seguito all’apertura della gabbia da parte di qualcuno. Poi, una settimana dopo, il furto di un lama e le intimidazioni con sassi e scritte sui carri bestiame. Tutti incidenti costruiti, secondo il domatore, per mettere il circo al centro dell’attenzione e sottrargli gli animali. Una strategia di qualcuno che, secondo il direttore del circo di Svezia, avrebbe l’obiettivo si boicottare i suoi spettacoli e di portargli via gli animali.
Con il trasferimento a Carini il circo di Svezia continua a non poter lavorare per via del sequestro degli animali. Dopo aver presentato la documentazione necessaria allo Sportello unico per le attività produttive del Comune, Saly ha ricevuto l’ispezione dei carabinieri forestali e dell’Asp, che hanno riscontrato problemi nelle dimensioni delle gabbie, nella pulizia del carro in cui si trova il leone e nello spazio destinato agli animali. Il direttore del circo non nega le irregolarità, e ammette la presenza di ruggine all’interno dei carri bestiame. Ma per lui anche le ispezioni e il sequestro sono fanno parte di un disegno di boicottaggio nei suoi confronti. E attende l’esito positivo di nuovi controlli che dovrebbero ravvisare le condizioni per ottenere il dissequestro degli animali e la conseguente ripresa degli spettacoli: “Se ho sbagliato è giusto che paghi – dice Saly – ma non devono portarmi via niente”.
Il direttore del circo indica un pezzo di terreno confinante a quello in cui ha piazzato i suoi carri. È sotto sequestro anche questo terreno, dice, per “impedirmi di fare i miei spettacoli”. Intanto artisti e personale non lavorano e trascorrono il tempo ridipingendo i carri e cercando di portarli a nuovo, tra una chiacchierata e l’altra con i curiosi che si fermano sul bordo della strada. Mario Saly nel frattempo dà da mangiare alle bestie, e attende che un controllo sui suoi documenti gli permetta di spostarsi a Balestrate e ricominciare a lavorare da lì.