Laboratori d'analisi al tracollo | Oggi scatta la protesta - Live Sicilia

Laboratori d’analisi al tracollo | Oggi scatta la protesta

Licenziamenti e riduzioni degli orari di lavoro sono già partiti. L'ultimo colpo per il settore è stata la richiesta di restituzione di 140 milioni da parte della Regione. A cui le associazioni di categoria chiedono un incontro. Intanto, oggi i lavoratori scenderanno in piazza.

PALERMO – Licenziamenti e riduzioni degli orari di lavoro sono già partiti. Lo spettro del fallimento dei laboratori d’analisi siciliani, che in tanti avevano sperato si potesse evitare, alla fine, è diventato realtà. Nessuno, però, ha ancora chiuso: l’ultima speranza è che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, riceva i rappresentati di categoria. Intanto, per lunedì i sindacati dei lavoratori del comparto hanno proclamato una giornata di mobilitazione.

Sarebbe la prima volta da quando – dal primo giugno – i laboratoristi hanno dovuto applicare il tariffario Balduzzi, che ha ridotto gli incassi del 45 per cento. Una storia complicata, che risale al 1996, anno in cui la Regione siciliana ha deciso di adottare un proprio tariffario rimasto in vigore fino, appunto, al primo giugno. Data in cui, come se non bastasse, la Regione “si è accorta – racconta Nicola Ippoliti, presidente del consorzio Gdm – che c’era stato un errore, e che nel 2008 avremmo dovuto applicare un altro tariffario, il ‘Bindi-Turco’, mai applicato”. Un decreto che avrebbe diminuito di molto le tariffe in vigore, un “errore” per cui è stato chiesto proprio ai laboratori di pagare.

I rappresentanti di una cinquantina di laboratori d’analisi si sono visti per una riunione informale per fare il punto della situazione. “La Regione ci ha chiesto di restituire le somme di 5 anni di applicazione di un tariffario sbagliato”, aggiunge Mario Di Piazza, titolare dello studio medico diagnostico Albanese-Di Piazza: 140 milioni di euro che, visto il taglio del 45 per cento agli incassi per le prestazioni, le strutture non sanno come rimediare. E così sono partiti i licenziamenti. Dai centri più piccoli, che sono rimasti con soli due dipendenti a fronte dei sei o otto iniziali, a quelli più grandi, dove sono stati mandati a casa anche 30 o 40 lavoratori. Per non parlare della contrazione degli orari lavorativi e – quindi – l’abbassamento degli stipendi.

Una situazione che “delinea – proseguono i titolari dei laboratori riuniti stamattina a Palermo – un fallimento imminente, e che pone tanti interrogativi, a cominciare da uno: chi sarà in grado di assorbire il 90 per cento della popolazione che, attualmente – si rivolge alle strutture private per gli esami di laboratorio?”. Non solo. “Negli ospedali e nei poliambulatori le prestazioni costano tre volte di più che nei centri privati, e comunque non sono predisposti a ricevere un afflusso di utenti così imponente. Come pensa di fare, il presidente della Regione, a garantire il servizio ai cittadini? A chi lo affiderà?”. Tutte domande alle quali non c’è ancora una risposta. Da mesi, infatti, i rappresentati dei laboratori d’analisi chiedono un incontro con il governatore ma, a quanto riferiscono, Crocetta si è sempre rifiutato di incontrarli.

Una situazione che si sarebbe potuta evitare – spiega qualcuno – se l’assessorato alla Sanità avesse acconsentito ad aumentare le tariffe imposte dal Balduzzi nell’attesa della sentenza sul ricorso presentato al Tar del Lazio, e che ci sarà il 3 dicembre prossimo. “Ma l’assessore Lucia Borsellino ci ha risposto che non c’erano le somme per coprire l’aumento delle tariffe, e intanto firmava il decreto che autorizzava l’aumento dei posti letto e del finanziamento alla clinica privata Humanitas”.

Il 3 dicembre, quindi, la sentenza del Lazio potrebbe aprire due scenari diversi: o il tariffario Balduzzi resta, o il ricorso sarà accettato e allora, almeno in Sicilia, si dovrà applicare il decreto Bindi-Turco “che – affermano i titolari dei laboratori – per noi sarebbe ancora peggiore”. Due possibilità che, quindi, portano comunque al fallimento. L’unica soluzione, dicono invece, sarebbe l’emanazione di un decreto con cui la Regione dichiara di applicare il tariffario nazionale, ma di farsi carico delle somme necessarie all’incremento dei costi.

Per lunedì (oggi, ndr) è stata organizzata una giornata di mobilitazione dei dipendenti dei laboratori, con un sit- in davanti le Prefetture di tutta la Sicilia. La protesta è organizzata dalla Filcams Cgil Siclia, che spiega come “garantire i livelli occupazionali – dicono Salvo Leonardi e Andrea Gattuso – non graverebbe un euro in più sul bilancio regionale, in quanto la parte restante dei 115 milioni del budget assegnato ai laboratori e non speso potrebbe essere ripartita per assicurare i posti di lavoro e la continuità dell’importante servizio per i cittadini siciliani”.


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