L’agguato sotto casa a Monte Po e quella parentela con il boss storico - Live Sicilia

L’agguato sotto casa a Monte Po e quella parentela con il boss storico

Biagio Di Grazia è cugino di un killer di Cosa nostra. Il punto sulle indagini.
IL TENTATO OMICIDIO
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CATANIA – Quello che gli investigatori stanno tentato di capire è se Biagio Di Grazia conoscesse il sicario che ha sparato il colpo che lo ha ferito al collo. L’agguato è stato organizzato sotto casa del 52enne che è ricoverato nel reparto di Rianimazione del Garibaldi.

I bossoli trovati dalla Scientifica

La polizia scientifica, all’altezza del civico 45 di via Gaetano Di Giovanni a Monte Po, ha trovato diversi bossoli. Non è ancora chiaro se Di Grazia stesse rientrando a casa, visto l’orario serale, oppure fosse uscito proprio per andare incontro a quello che poi si è trasformato nel suo potenziale killer. Ma forse gli investigatori, che mantengono il massimo riserbo sulle indagini, hanno già risposto a questi interrogativi grazie alle varie testimonianze che sono state raccolte a partire già da ieri sera. Un’inchiesta che dunque si dirama su due direttrici, quella tecnico-scientifica e quella puramente investigativa. Ed è su questa linea che i poliziotti della Squadra Mobile stanno scavando sulle frequentazioni della vittima allo scopo di poter arrivare a un possibile movente. Movente che ha scatenato il tentato omicidio. 

Coinvolto nel blitz Plutone

Biagio Di Grazia ha diversi precedenti penali per reati contro il patrimonio e nel 2012, violando la sorveglianza speciale,  è stato beccato in auto senza patente. Molti anni fa è stato coinvolto in un blitz antimafia. Il nome del 52enne è nei faldoni dell’inchiesta Plutone del 2007. Ma i legami criminali alla famiglia Santapaola risalirebbero agli anni 90 e i primi anni 2000. Insomma parliamo di almeno 20 anni fa. I pentiti parlavano di lui come un uomo vicino al gruppo Santapaola di Monte Po.

Cugino di Franco u Sfasciu

In un verbale di Antonino Pelleriti, finito nell’ordinanza, emerge una parentela mafiosa di peso. “È il cugino di Francesco Di Grazia”, raccontava. Franco u Sfasciu è un boss storico della famiglia catanese di Cosa nostra. Un mafioso che ha retto le fila a Monte Po, nella storica roccaforte mafiosa di Cosa nostra dove hanno militato Natale Di Raimondo (poi diventato pentito) e Turi Pappalardo (ucciso). Il nome di Francesco Di Grazia è recentemente tornato attuale. È stato infatti coinvolto nell’inchiesta Thor per diversi omicidi: Roberto Pistone, ucciso a Catania l’8 maggio 1992, Francesco Lo Moro, ammazzato a Valcorrente il 7 giugno 1994, Nicola Cirincione, freddato a Camporotondo Etneo il 4 ottobre 1990, Salvatore Montauro, torturato e soffocato a Valcorrente il 10 luglio 1991, Luigi Abate, condannato a morte il 2 gennaio 1992, Antonio Furnò, strangolato  a Valcorrente il 13 settembre 1990. 

La reazione di fuoco

La verità è che prima di sparare al cugino di Franco u Sfasciu a Monte Po ci si pensa due volte. Ed è anche per questo che il movente del tentato omicidio potrebbe essere lontano dalle dinamiche della criminalità organizzata. Ma c’è da dire che Biagio Di Grazia, dopo l’operazione Plutone, non è rimasto impantanato in altre inchieste antimafia. Non solo Santapaola, ma nemmeno altri clan. Non bisogna dimenticare che Monte Po è storicamente il fortino dei fratelli Strano, che nel 2009 hanno deciso di ‘creare un’allenza mafiosa” con Sebastiano Lo Giudice, capomafia dei Cappello-Bonaccorsi di Catania. I poliziotti, al momento, non hanno una pista privilegiata. E stanno setacciando contatti e frequentazioni alla ricerca di un possibile movente che abbia scatenato la reazione di fuoco. 

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