L'altra mancata cattura del padrino| "Da "S": blitz sfumato su Provenzano - Live Sicilia

L’altra mancata cattura del padrino| “Da “S”: blitz sfumato su Provenzano

Il mensile racconta la storia della fonte confidenziale "Mata Hari": compagna di un personaggio storico di Cosa nostra, avrebbe portato i carabinieri a un passo da Binnu 12 anni fa, ma il blitz non scattò. E agli investigatori la donna disse: "Il boss voleva pentirsi, ma fu dissuaso".

Il retroscena esclusivo
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PALERMO – La storia della mancata cattura di Bernardo Provenzano si arricchisce di un capitolo: nel 2001 una confidente avrebbe potuto portare gi investigatori all’arresto del capomafia. Ma le manette non scattarono.

Una fonte confidenziale, nome in codice Mata Hari, era in contatto con un maresciallo dei carabinieri. Era una donna, moglie di uno storico capomafia di Corleone, e conosceva gli spostamenti e i covi di “Binu”: un casolare nel paese dove sarebbe stato catturato cinque anni dopo, ma sopratutto una villa a Trabia. Durante un sopralluogo Mata Hari e il militare furono bloccati da un uomo armato. Poi, la rivelazione: “Provenzano aveva deciso di costituirsi, ma alcune persone a lui vicine lo hanno convinto a cambiare idea”

I magistrati analizzano queste nuove dichiarazioni con cautela, ma “senza sottovalutazione”. Il maresciallo è Salvatore Fiducia e nei mesi scorsi è stato convocato in Procura. A interrogarlo sono stati i pm che si occupano della trattativa Stato-mafia. La tesi dei pm può essere così sintetizzata: Totò Riina fu venduto e in cambio sarebbe stata garantita la libertà di Provenzano. Che in questa maniera avrebbe ottenuto un salvacondotto per restare a lungo il ricercato numero uno d’Italia. Sulla mancata cattura del padrino Corleonese è in corso pure un processo con imputati il colonnello Mario Mori e il suo vice Mauro Obinu. Sono accusati di favoreggiamento a Cosa Nostra perché avrebbero stoppato il blitz in un casolare di Mezzojuso dove all’epoca, nel 1995, Provenzano avrebbe trovato riparo. Lo “zio Binu” sarebbe finito in carcere undici anni dopo, nel 2006. Una latitanza indisturbata – ed è questa l’ipotesi in ballo – in quanto il capomafia era nel frattempo diventato il garante della trattativa fra la mafia e alcuni pezzi delle istituzioni.

In questo contesto si collocherebbe il caso Mata Hari. Fornisce, però, lo spunto per tornare indietro di dodici anni e scoprire che gli stessi investigatori stanno cercando di analizzare alcuni tasselli del passato. Il numero di S in edicola svela tutti i restroscena della vicenda, a partire dal contenuto delle relazioni di servizio. Vengono ricostruiti, passo dopo passo, tutti gli spostamenti e le mosse della fonte confidenziale e del carabiniere tra la primavera e l’estate del 2001.


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