CATANIA – Un percorso straordinario che, a circa 8 chilometri da Catania, ci riporta tra il I e il III secolo d.C. attraverso “trazzere” medioevali che tracciano la via dei Mulini delle Aci. Un itinerario turistico che parte dalla frazione di Reitana fino ad arrivare al Capo dei Mulini (Capomulini).
Il percorso
Bernadette Bolognini è una guida professionista del gruppo Guide Turistiche Catania per metà bolognese e per metà sicula (la mamma è originaria di Acireale), e ce ne racconta la bellezza. “Si tratta di un percorso di quasi 4 chilometri che parte dalla frazione di Reitana e arriva fino a Capomulini per scoprire una “zona industriale” che, nelle Aci, spaziava tra diverse attività produttive – spiega. Con il “mulino” a pale orizzontali protagonista per le produzioni di panni in Lino e Canapa, quelle della seta con i mangani che servivano per filare, la lavorazione della canna da zucchero. Tutto questo, sfruttando la potenza idrica dell’acqua del fiume Aci e dei sui rami torrentizi”.
Il fiume Aci
I mulini, con le loro caratteristiche pale orizzontali, utilizzavano l’energia prodotta dalle sorgenti – alla Reitana la sorgente Cuba a esempio – che si trovano in quella zona. Ancora oggi, i fabbricati sono visibili insieme alle saie mastre che servivano per convogliare l’acqua. Il territorio della Reitana ha un piano basale formato da argille pleistoceniche e l’alveo del fiume Aci si trova proprio lì. “Una zona industriale con i mulini, circa 17, e al Capo dei Mulini, le concerie che arrivarono a un numero di 22 e ancora oggi i loro resti sono visibili – continua Bolognini. Attività secolari che, con l’andare del tempo, si sono evolute e sostituite nelle produzioni e nelle lavorazioni. Dal Lino e dalla Seta si è passati agli agrumi o alla lavorazione dell’argilla per i mattoni sempre sfruttando l’operatività dei Mulini e delle acque di Aci”.
I mulini attivi fino agli anni Sessanta
Alcuni di questi sono stati funzionanti fino agli anni sessanta. Il percorso è immerso tra la natura e i corsi d’acqua che arrivavano ad alimentare le pale dei mulini generando l’energia per le varie lavorazioni susseguitesi negli anni. Oggi sono visibili le costruzioni, diventate ormai ville private, con i loro vutti (volte), ‘u mmutu (l’imbuto dove si raccoglieva l’acqua), ‘a cannedda per il passaggio idrico, la pala del mulino, la mola, la tramoggia e infine ‘u lavaturi.
La storia industriale
In soli 4 chilometri, da percorre a piedi, è racchiusa la storia di una delle prime zone industriali siciliane. “I primi turisti sono italiani e anche la prossima settimana è prevista un’altra passeggiata attraverso le mulattiere, i canali, i resti visibili dei mulini e i torrenti che arrivano fino al mare – prosegue Bolognini – finendo a Capomulini. Lì, si possono ammirare i locali e le canalizzazioni d’acqua delle ex concerie. Un passeggiata storico-culturale che si sviluppa nel territorio di Aci”.
La “via dei Mulini” è stata già inserita nei percorsi turistici da alcuni operatori come itinerario per i visitatori sempre accompagnati da una guida professionista.