Laureati a 18 e limite a 41 anni | Quello strano concorso all'Ars - Live Sicilia

Laureati a 18 e limite a 41 anni | Quello strano concorso all’Ars

Pubblicato il bando di concorso, ecco i punti che fanno storcere il naso.

PALERMO – Il concorso è stato appena bandito, ma qualcosa non quadra. Età minima, età massima, titoli di studio: il bando di concorso per 11 consiglieri parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana sta già facendo storcere il naso e sta scatenando anche le reazioni spesso sarcastiche dei lettori di LiveSicilia. A cominciare, appunto, dalle questioni… di età.

“I candidati devono avere un’età non inferiore ai diciotto anni”. Ma dovranno essere… laureati. Per l’ammissione al concorso, infatti, “è necessario essere in possesso di uno dei seguenti titoli di studio, conseguito con una votazione pari a 105/110”: diploma di laurea, ovvero laurea specialistica o magistrale. Insomma, probabilmente l’Ars si attende tra i partecipanti un piccolo genio, o un bambino prodigio, che si sia già laureato a 18 anni. E soprattutto non ancora scovato e assunto alla Nasa o simili. Perché altrimenti non si spiega come una persona con un Q.I. anche rispettabile ma nella norma possa essere già laureato a 18 anni.

Inoltre, non sono molte le lauree elencate per poter partecipare al bando: giurisprudenza, scienze politiche, economia e commercio, scienze statistiche e attuariali. Manca Lettere e filosofia, per esempio. Sempre presente tra i titoli di studio dei concorsi per il Parlamento, sia regionale sia nazionale, la laurea in lettere è invece esclusa questa volta: e dire che uno degli ultimi segretari generali dell’Ars, il discusso Sebastiano Di Bella, era proprio laureato in Filosofia. Senza considerare il fatto che in passato la stessa laurea ha aperto le porte anche dei più alti ruoli nella burocrazia regionale.

Qualche dubbio anche sull’indicazione del voto minimo di laurea, 105/110. “O prendete i 110 e lode oppure lasciate libero il voto di laurea”, scrive un commentatore su LiveSicilia. E un altro gli fa eco: “Non capisco proprio questa cosa del voto minimo richiesto di 105, ma chi fa i bandi lo capisce che tra 100 e 105 non cambia nulla in termini di media capirei se chiedessero minimo 110?”. E non sono che due voci tra le tante che abbiamo raccolto in questi giorni, di gente che estremizza, affidandosi a uno dei tanti luoghi comuni quando si parla di pubblico concorso: “Su quei posti in palio c’è già scritto il nome”.

E però le stranezze del bando – come le definisce “I nuovi Vespri” – non finiscono qui. Sempre sull’età, ecco cosa dice ancora il bando dell’Ars: “I candidati devono avere un’età non superiore al compimento di quarantuno anni”. Vale a dire: puoi averne 40 e 11 mesi,ma non 41 e un giorno.  Un’indicazione molto precisa e, fanno notare in molti, inusuale. “Se superati i 41 anni, li rottamiamo?”, chiede in un commento un lettore del nostro giornali. E un altro: “Chi è che deve entrare, ma ha già compiuto 40 anni?”, è la domanda sarcastica di un altro. 

Il clima che abbiamo avuto modo di registrare attorno a questa riapertura delle porte di Palazzo dei Normanni per nuove assunzioni – 11 in questa tornata, ma sono attesi almeno tre bandi in questa Legislatura – non è sereno. La gente è sempre più distante dalla politica e anche chi parteciperà alle selezioni, lo farà probabilmente con lo scetticismo di chi si aspetta una fregatura. “Gradirei conoscere i membri della commissione esaminatrice”, ci scrive ancora un lettore. Non si conoscono ancora, ma si sa che a presiederla ci sarà direttamente il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè.

Dagli uffici dell’Ars fanno sapere che nessuna “stranezza” può essere attribuita al concorso, visto che lo stesso ricalca un analogo concorso di pochi anni fa del Senato della Repubblica.


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