PALERMO – Enzo Fragalà è stato massacrato a bastonate. Quando è giunto in ospedale aveva tibia e perone fratturati, e diverse ecchimosi. E, soprattutto, c’era la frattura al cranio, quella che tre giorni dopo si sarebbe rivelata mortale. Dalla perizia del medico legale emerge quanto la barbarie umana non conosca limiti. Chiunque abbia ucciso il penalista, siano stati o meno gli arrestati di oggi, abbiano agito o meno da soli, lo ha fatto colpendolo più volte con una ferocia inaudita: “Il corpo contundente aveva verosimilmente un diametro di almeno due centimetri, nulla è possibile dire sulla lunghezza anche se l’impronta lasciata all’arto inferiore sinistro è di 12 centimetri”.
Fragalà si è trovato faccia a faccia con il suo assassino. E ha provato a difendersi. “Riteniamo che l’aggressore si trovasse alla sinistra della vittima – scrive il medico – il riscontro di lesioni contusive ad entrambi gli avambracci e alla mano sinistra, induce a pensare che inizialmente l’aggressore si trovasse di fronte alla vittima, il quale ha dunque cercato di parare i colpi”. Sulla tempistica degli stessi, l’esperto non ha dubbi: “I colpi sono stati inizialmente inferti agli arti superiori e all’arto inferiore sinistro, mentre solo in ultimo, verosimilmente quando il soggetto si trovava a terra, è stato inferto il colpo al cranio, la cui entità ha determinato la perdita di coscienza della vittima”.