(Roberto Puglisi) Tra le spine del governo Schifani – ma quale governo non ne ha? – la Sanità sta assumendo una rilevanza assai dolorosa. Doppiamente. Per i pazienti siciliani – da sempre e sempre di più – alle prese con una ridotta esigibilità delle prestazioni. Per un assessorato alla Salute al centro di un assedio dialettico, con molti interlocutori intorno, alcuni dei quali bellicosi. Bisogna (ancora una volta) riconoscerlo: il compito dell’assessore Giovanna Volo non è semplice. Ci sono da affrontare nodi antichi e recenti che sono arrivati al dunque tutti insieme. Ed è necessario fare i conti con una congiuntura nazionale (almeno) in cui il proclamato, e non sempre sostenuto, diritto alla cura viene messo concretamente in discussione ovunque. A parole, non c’è chi non lo definisca intangibile. Nei fatti non è così. E non è semplice governare le contorsioni del sistema.
“Il diritto alla salute è negato”
Le voci che rimbrottano abbondano. “In questo momento, il diritto alla salute, in Sicilia, è negato – dice Alfio Mannino, segretario regionale della Cgil -. Ci sono molte criticità ben note e temi che abbiamo sollevato sulle piante organiche, sugli ospedali, sull’assistenza nel territorio. Ma il punto è questo: dobbiamo riportare la Sanità al centro dell’agenda. E non mi pare che, da parte del governo, ci siano la giusta attenzione e le idee”.
Un giudizio che collima con quello di alcuni rappresentanti di una fetta importante del privato convenzionato. “Davanti all’ostinata negazione del diritto alla cura dei siciliani che il Governo regionale continua a mettere in atto la specialistica accreditata esterna siciliana è costretta a confermare lo stato di agitazione e annunciare la sospensione dell’erogazione delle prestazioni in convenzione all’esaurimento del budget mensile di ogni struttura, vale a dire intorno al giorno 20 di ogni mese”. Parole dei coordinatori del CIMEST (Coordinamento Intersindacale di Medicina Specialistica ambulatoriale di territorio), Salvatore Gibiino e Salvatore Calvaruso. Opinioni che piovono da emisferi differenti, giungendo all’identica conclusione.
L’incontro e la ‘fumata nera’
Ieri mattina, l’incontro programmato tra il settore privato e l’assessore ha subito dato fumata nera, sia pure con una diversità di toni e di approcci che si sono palesati nel corso della giornata, più che altro per non chiudere le porte. Se il Cimest sceglie una linea dura, altre posizioni più sfumate non si discostano troppo, comunque, dal canovaccio del ‘diritto negato’. “Nessuna rottura. Contrariamente a quanto affermato da altre sigle sindacali, le trattative con l’assessore alla Salute Giovanna Volo, continuano anche per evitare ulteriori disagi alla popolazione”. Così, in una nota, le sigle Assocendis-Andiar, Federbiologi-Snabilp, Federanisap, Fenasp e Silab. Pure l’Acap mostra un atteggiamento più ottimista.
Tuttavia, l’attualità di un disagio non sembra cambiare granché, visto che resta “invalicabile il limite del dodicesimo mensile del budget imposto per legge dalla Regione”. I privati chiedono “la riprogrammazione del fabbisogno sanitario per il 2023 ed il relativo aumento dei fondi messi a disposizione delle strutture (…) quelli erogati attualmente (282 milioni di euro l’anno) bastano a malapena a coprire le richieste fino al 20 del mese”. E ancora: “L’eventuale sospensione nell’erogazione delle prestazioni, una volta esaurito il budget, non rappresenterà in alcun modo, una forma di protesta della categoria nei confronti di nessuno”. Insomma, non si pensi a uno sgarbo, ma…
Il Covid e le proposte
Venerdì prossimo altri sindacalisti saranno convocati a piazza Ziino per discutere la vicenda dei cosiddetti precari Covid e la bozza predisposta dall’assessorato per un piano di stabilizzazioni. I sindacati sono al lavoro. Sempre dalla Cgil trapela una piattaforma di richieste: l’assunzione degli idonei per concorso, la revisione del piano triennale del fabbisogno del personale con un aumento immediato, viste le carenze in organico, nuovi bandi di gara entro 45 giorni dalla eventuale firma del protocollo, un prolungamento dei contratti a tempo determinato e una riserva per chi ha affrontato la pandemia. Sono rivendicazioni in via di definizione.
‘L’epidemia dei malati cronici’
Problema politico, quello della Sanità, certo, ma, soprattutto, disagio materiale. I segnali si moltiplicano e inquietano. Si legge in un comunicato in calce a una iniziativa al Policlinico di Palermo fissata per il 31 marzo: “Oltre un milione di siciliani sono affetti da patologie croniche secondo i dati dei programmi di sorveglianza ‘Passi’ e ‘Passi d’Argento’ dell’Istituto superiore di sanità. Un numero destinato ad aumentare ulteriormente a causa dell’invecchiamento della popolazione e l’aumento della sopravvivenza. La cronicità rappresenta, quindi, uno dei più rilevanti problemi di salute che assorbe circa l’80 per cento dei costi in Sanità”. L’evento è stato promosso dall’ANMDO, l’Associazione nazionale dei medici delle direzioni ospedaliere.
“La cronicità è l’epidemia del terzo millennio – sottolinea Luigi Aprea, direttore sanitario di presidio dell’Azienda ospedaliera universitaria e consigliere nazionale dell’ANMDO –. L’allungamento della vita media e il progressivo invecchiamento della popolazione sono un successo della scienza, ma al contempo una sfida sempre più̀ complessa per il sistema sociosanitario poiché si accompagnano a un aumento del peso delle malattie croniche degenerative per le quali l’accessibilità ai servizi è difficile. L’assistenza territoriale e domiciliare resta il più grande punto debole del nostro Servizio sanitario nazionale”. Un altro tassello del dramma. Non sarà una Sicilia per vecchi e sofferenti. E, probabilmente, già non lo è più.