Le farfalle, la luce e le parole... | Dolce Eleonora, tu sei qui con noi - Live Sicilia

Le farfalle, la luce e le parole… | Dolce Eleonora, tu sei qui con noi

Vi ricordate del suo sorriso? Perché se l'avete incontrato una sola volta, non lo dimenticherete mai.

PALERMO- Ciao Eleonora, nessuno ti ha dimenticata. Cinque anni dalla morte di qualcuno sono lunghi nel tempo della smemoratezza, sono un soffio nell’orologio dell’affetto che continua a domandarsi: dove sei?

Tutti ti hanno voluto bene e non hanno intenzione di smettere. Perché quando eri ‘la ragazza con la chemio nella borsetta’ e lottavi, pubblicamente, contro il tumore, con un blog di speranze e carezze, tanti sono stati coloro che hai sostenuto nella loro via crucis. Perché adesso che non ci sei più, secondo una teoria che non ci piace, mentre ci sei ancora, solo che non ti vediamo, secondo una teoria che ci piace, la bontà, con i suoi progetti e con le sue strade, fiorisce perennemente nel tuo nome. Che poi, in effetti, un po’ ti vediamo, nelle farfalle per esempio. Ricordi cosa scrivevi delle farfalle?

“Quella mattina mi trovavo in ospedale e mentre stavo facendo la mia consueta infusione di chemioterapia pensavo ai miei nonnini e mi è venuto in mente di cercare su Google un’immagine con girasoli e farfalle, che per me hanno una forte simbologia e legami con loro. Tra varie immagini trovate ho deciso di pubblicare su Facebook come immagine di copertina un prato di girasoli, farfalle e un dito che tocca una farfalla…. Mi piaceva l’idea dell’uomo che accarezzava la farfalla, mi faceva pensare ad un legame tangibile, seppur effimero, tra cielo e terra, tra corpo e spirito, tra me ed i Nonnini… Uscita dall’ospedale insieme a mia sorella abbiamo deciso di andare al cimitero e mentre eravamo lì che sistemavamo i fiori una farfalla c’è venuta incontro… Mia sorella inizialmente si è spaventata perché le si era appoggiata su un piede e muovendosi la farfalla si è appoggiata a terra vicino i nostri piedi… E allora ho deciso di provare a toccarla…. Non solo l’ho toccata, ma le passavo le dita leggermente tra le ali e lei si faceva accarezzare, non si allontanava, non avevo mai accarezzato una farfalla, in genere scappano… Allora l’ho presa e messa sul girasole che avevo preso… Pensavo che avesse difficoltà a volare, ma dopo un po’ si è messa a volare liberamente, lasciandomi ancora più sorpresa…”.

E un cronista venne a bussare alla tua porta, in una strada luminosa che gli ricordava una vita intera, perché era proprio accanto a quella di sua nonna. E tra nonne, farfalle, fiori, gatti, si sviluppò una conversazione che quel cronista non ha mai cancellato dal taccuino: “ Ricordo quando mi sono svegliata dopo l’operazione. Ancora non sapevo di avere il male. Avevo un’improvvisa voglia di correre e di cambiare tutto. Di essere finalmente felice. Indossavo vestiti scuri. Ora li preferisco colorati, accesi. Mi piace vedere il mare. Mi piace respirare a pieni polmoni. Avevo un’esistenza un po’ sbagliata. Troppo protesa verso gli altri e poco verso me stessa. Ma se non ti vuoi bene, non puoi volere veramente bene a nessuno. Ora sono lontana dalle cose inutili che ci appesantiscono. Non seguo più quello che la società ti chiede: di non essere te stessa, di scegliere l’avere piuttosto che l’essere. Ora sono me stessa”.

E tua madre e tuo padre, nelle tue parole, con il loro immenso amore. E Artù, Elisea, Celestino, i tuoi gatti, che sbucavano per spiare quel colloquio, per sorvegliare gli intrusi: custodi della casa, esseri che hanno conservato gli stessi occhi che avevano nel Paradiso Terrestre che forse c’è. E le tue amiche premurose che ti scortavano in pizzeria, come al gran ballo delle principesse.

E tu, con il caffè, con il sorriso, con lo sguardo ai Raggi X. Tu, semplicemente, meravigliosamente Eleonora. E Antonella, la tua mamma, che raccontava: “L’ultima notte, il respiro si è fatto più pesante poco prima delle due. Artù è salito sul letto. Eleonora si è come addormentata. In viso aveva un’alba perenne. Artù le ha sfiorato la gamba con una zampa, l’ha guardata e ha cominciato a fare le fusa. Io non penso che Ele sia morta. Penso che sia soltanto invisibile”.

Ciao Eleonora, cinque anni sono troppi per il dolore e niente per l’affetto. Ma chissà se questa eternità che bramiamo come continuazione della nostra luce di quaggiù esiste davvero. Lo chiederemo alle farfalle, se mai le rincontreremo.

 

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