CATANIA – Il telefonino in tasca. Il registratore prontamente acceso. È il 23 aprile scorso. “Un commercialista e stretto collaboratore di Mario Ciancio Sanfilippo” incontra negli uffici della Sater il luogotenente Giuseppe Laera – oggi arrestato dai finanzieri di Catania – per un “incontro informale” in cui si deve discutere dell’esproprio di un terreno destinato a un programma di ampliamento della base Sigonella. La strana richiesta di “rendez-vous” ha acceso le antenne del sospetto nel professionista che ha deciso di prendere le dovute precauzioni. E così mentre stringe la mano all’ufficiale in servizio presso l’aeronautica militare Reparto Genio di Bari le loro conversazioni sono immortalate nella memoria dello smartphone.
Comincia da qui l’indagine che ha portato all’arresto dei due militari dell’Aeronautica per istigazione alla corruzione. Nelle 32 pagine dell’ordinanza firmata dalla gip Marina Rizza c’è la sceneggiatura del film che il procuratore Carmelo Zuccaro ha titolato “proposta indecente”.
Ma prima di passare alla narrazione delle conversazioni (“dal contenuto evidente”, commenta la giudice) è bene prima premere il tasto “rewind”. Fino ad ottobre 2020. È in quel periodo che la Sater fa ricorso al Tar contro il provvedimento di esproprio dei terreni. E poi invia una lettera al Genio civile dell’Aeronautica “con la quale proponeva l’estensione” dell’esproprio “all’intera area agricola”, manifestando che in caso di accoglimento della “proposta” avrebbe rinunciato all’azione amministrativa. Questa lettera fa scattare la scorsa primavera i contatti tra gli indagati e il denunciante.
Ora possiamo premere “play”. O “ciak, azione” per tornare alla terminologia cinematografica. Il confronto è molto serrato, con una grande abilità dialettica il luogotenente Laera propone l’opportunità di ottenere un indennizzo per l’espropriazione più elevato rispetto a quello di mercato senza ricorrere all’autorità giudiziaria. “A noi praticamente il prezzo che ce ne viene fuori 17.800 euro per ettaro, che sarebbe quello derivate dal valore agricolo si potrebbe raggiungere quei obiettivi, quarantotto no, ma sicuramente si porrebbe arrivare con una visione ottimistica anche a trenta, trantacinque …”.
Tutto questo però si sarebbe dovuto concretizzare con la consulenza di un professionista preciso: “... praticamente io consiglierei di… come supporto, di rivolgersi a lui perché ha anche poi delle dritte relative a livello ministeriale è lui che ha sistemi e i mezzi per potersi interfacciare, fare da <trait d’union> e dire mi serve questo, mi serve quest’altro e cosi riesce a gestire meglio la situazione”. Ma per completare l’affare si sarebbe dovuto corrispondere un consenso ai referenti romani: “… Però purtroppo non era… non è stata una cosa semplicissima, anzi è stata molto complessa.. lo ripeto <ambasciatore non porta pena>. si spettano a Roma qualcosa, ve lo dico chiaramente fuori dalle righe, poi io no non ve lo dico a voi, poi io non c’entro più sparisco non ne so niente”. E infine il militare spiega anche che c’è l’urgenza di concludere visto l’imminente pensionamenti del “referente a Roma che tratta queste pratiche”.
Il professionista consegna la registrazione alla Guardia di Finanza che apre l’inchiesta con il coordinamento dell’aggiunto Agata Santonocito e il pm Fabio Regolo. E scattano le intercettazioni.
A maggio Laera si incontra (nuovamente) con il collaboratore di Ciancio. In questo appuntamento il militare spiega i nuovi termini di esproprio con l’aumento della superficie e l’incremento del valore (da 1.800.000 euro a 2.500.000 euro). Laera è molto preciso: consiglia, enumera, snocciola conoscenze contabili. E per spiegare bene i termini dell’operazione mostra al commercialista un appunto con tutti i calcoli e le varie ipotesi di progressione del valore del terreno che significavano una percentuale più alta (dall’1 al 3%) da corrispondere al “contatto”. “… quello è il prezzo base e qui ci sono le prospettive e io ti dico anche valuta tu il. il discorso che mi ha fatto al Ministero… il Ministero, se arriviamo a questo se andiamo a 25.000 euro per ettaro allora il, il, diciamo il contatto desidera questo importo, cioè l’1 % se invece noi aumentiamo se si riesce ad aumentare a 30.000 il Ministero desidera questo importo io penso che sinceramente potremmo arrivare massimo massimo massimo massimo sui trentatré totali”.
Il pizzino arriva in mano ai finanzieri. Ma il denunciante se lo porta dietro anche in una cena in uno dei ristoranti più rinomati del lungomare di Catania. E qui entra in scena un altro protagonista: il Tenente Colonnello Matteo Mazzamurro. Mentre il professionista cerca di provocare l’ufficiale, l’interlocutore è restio ad entrare nei dettagli. Infatti nel pomeriggio seguente si lamenta con Laera per l’insistenza manifestata dal collaboratore della Sater: “eh… a me ha dato fastidio ieri, dico una volta… basta poi chiudi il discorso”. La reticenza del Mazzamurro è oggetto di alcune perplessità manifestate dal professionista a Laera. Che di contro però lo rassicura. Spiegandogli anzi che il “contributo percentuale sarebbe dovuto essere corrisposto solo alla positiva conclusione della procedura”: “…e questo a cose fatte, quando finirà tutto, quando tutto sarà fatto. eh eh. voi sarete garantiti su tutto, e avete già, avete già proceduto sarà tutto alla fine. quando voi avrete certezza di quello che è avvenuto”.
Il The end di questo lungometraggio però è stato molto diverso da quanto previsto da Laera. Prima di andare in onda i titoli di coda sono scattati gli arresti. E i tanti omissis nelle intercettazioni annunciano un sequel della saga giudiziaria.