"Niente patti con partiti sconfitti | Sel non raggiungerà il 5%" - Live Sicilia

“Niente patti con partiti sconfitti | Sel non raggiungerà il 5%”

Sul caso della lettera minatoria, l'europarlamentare dice: "Qualcuno vuole fermare questa rivoluzione della dignità. Ma non ci lasceremo intimidire". Poi passa ai temi politici: "Musumeci? Parlano di liste pulite e poi candidano un deputato che è stato in galera. Se non avrò maggioranza, chiederò il sostegno ai deputati onesti, senza alleanze con i partiti".

Rosario Crocetta
di
5 min di lettura

PALERMO – “Non intendo fare una campagna elettorale sulla mafia e sull’antimafia”. Rosario Crocetta reagisce così alla lettera di minacce indirizzata a lui e a Beppe Lumia. “Sono sereno, tranquillo. Semmai, sono molto dispiaciuto per chi ha famiglia e figli. Il loro equilibrio familiare è stato fortemente turbato”. Il riferimento fa proprio al senatore, ma anche al dirigente nisseno del Partito democratico al quale è stata materialmente recapitata la lettera. “Una lettera non timbrata, – spiega Crocetta – quindi portata manualmente. Una cosa che ovviamente ha scosso il nostro dirigente di partito, che ha sentito la minaccia molto vicina, fino alla soglia della propria abitazione”.

Ma Crocetta non intende fare un passo indietro: “Gli inquirenti – racconta – mi dicono che devo essere prudente. Ma che prudenza può avere un candidato alla presidenza della Regione, che deve stare tra la gente, deve parlare con tutti?”.

Attorno a Crocetta, oggi, tutti gli alleati a questa corsa verso Palazzo d’Orleans. E il suo partito, oltre al segretario regionale Giuseppe Lupo è rappresentato anche da Stefano Fassina, componente della segreteria nazionale. Poi, come detto, gli alleati: Giulia Adamo e Andrea Piraino per l’Udc e Bartolo Fazio per l’Api.

“Ma io sono tranquillo – ribadisce Crocetta – ho sempre detto, semmai, che la mafia dovrebbe denunciarmi per mobbing, visti gli arresti e i sequestri che sono scaturiti dalle mie denunce. Certo, queste minacce dimostrano che la posta in gioco è molto alta: qualcuno vuole opporsi a questa rivoluzione della dignità”.

E sul cammino di questa “rivoluzione”, ecco il sostegno del partito, rappresentato da Giuseppe Lupo: “Rosario dimostra un coraggio da leone. Non ci lasceremo intimidire da un fatto comunque grave e inaccettabile” e da Stefano Fassina: “Crocetta in Sicilia sta portando avanti una difficile battaglia di cambiamento. Evidentemente questo cambiamento dà fastidio a qualcuno”.

Per il coordinatore regionale dell’Api Bartolo Fazio, la lettera minatoria è il segno che “si sta comprendendo che dalle elezioni può dipendere il futuro dell’intero Paese”. Per Giulia Adamo, invece, “la Sicilia oggi è di fronte a una scelta. In questo senso – spiega – l’Udc si è ampiamente rifondato, buttando fuori tutta quella parte del partito responsabile in passato di una politica clientelare che ha danneggiato la nostra terra. E in questo senso – conclude – non va dimenticato come il problema della mafia non sia solo culturale, ma anche molto ‘pratico’, visto che rappresenta il primo, vero freno allo sviluppo”.

Una mafia che, secondo Crocetta, non è quella descritta da qualcuno come “un’organizzazione ‘senza mafiosi’. I mafiosi esistono, eccome. E la mafia di Caltanissetta è molto peculiare, visto che lì si intrecciano fattori tradizionali, elementi di novità rappresentati dagli Emanuello, e anche ‘pezzi’ di Stidda”.

Insomma, riecco la mafia, volente o nolente, nell’agenda politica. “Un tema – dice Crocetta – di cui si parla troppo poco”. Semmai, si parla in maniera più “generica” di liste pulite, questione morale: “Le nostre liste – assicura Crocetta – saranno rigorose. Spero solo che nessun candidato ci faccia qualche brutto scherzo. Certamente – aggiunge – non bisogna buttare il bambino con l’acqua sporca. Mi riferisco al fatto che non può essere discriminato, ad esempio, chi ha avuto un procedimento giudiziario, per poi magari essere assolto. Non possiamo sostituirci alla magistratura”.

Ma c’è anche un po’ di “corpo a corpo” con i rivali nella corsa a Palazzo d’Orleans nelle parole di Crocetta. Che punta dritto l’avversario al momento (stando agli ultimi sondaggi) più “pericoloso”: “Musumeci ha detto che non farebbe mai il poliziotto e che il pane si fa con la farina a disposizione. Sono due messaggi devastanti. A me, a Gela, mi chiamavano lo sbirrro, e a differenza di Musumeci sono convinto che il pane si faccia solo con la farina buona”. E per Crocetta, in alcuni casi, non è buona quella usata dal candidato di Pdl e Pid: “Parlano di liste pulite – dice Crocetta – e poi candidano persino un deputato che è stato in galera (il riferimento è a Roberto Corona, ndr)”.

Ma la corsa in queste regionali, in realtà, è doppia: da un lato c’è da bruciare sul filo di lana gli avversari, ma dall’altro bisognerà pensare a un “dopo” nel cui si dovrà trovare una maggioranza in Parlamento. E in questo senso, Crocetta esclude ad esempio un dialogo con Fava, con un argomento molto netto: “Sono certo che Sel non supererà lo sbarramento. Quindi non avrà candidati all’Ars. La loro è stata una mossa suicida, ma anche omicida”. Quindi, tra Musumeci e il duo Micciché-Lombardo, “io scelgo i deputati onesti. Cercheremo la maggioranza – puntualizza Crocetta – per ogni singolo atto e ogni singolo provvedimento”. Infine, un’occhiata in “casa propria”, in tutti i sensi: il Pd e Gela. Pochi giorni fa, infatti, l’assemblea provinciale del partito riunita a Caltanissetta, ha chiesto, con maggioranza bulgara, la deroga al limite dei mandati per Lillo Speziale. Una deroga che verrà discussa nella prossima direzione del Pd, che si terrà quasi certamente lunedì 24. “Io per motivi di opportunità – precisa Crocetta – non vorrei parlare del caso singolo. Del resto, non ho nemmeno partecipato all’assemblea provinciale di Caltanissetta. D’altro canto, penso che non sempre quella norma faccia giustizia. A volte, infatti, gente di esperienza esprime grandi qualità e ha una storia ricca di cose buone, mentre qualche giovane, magari, non merita una candidatura. Ritengo quindi – prosegue – che queste questioni vadano affrontate caso per caso. Il mio metro di valutazione è sempre stato ‘hai fatto bene o hai fatto male?’. E del resto, il partito, anche in questo caso, si sta muovendo all’interno delle regole”. Regole che consentono la deroga, appunto, che deve essere chiesta, come è successo per Speziale, dall’assemblea provinciale del partito. La direzione regionale poi deciderà, all’interno del limite del 10% sui componenti del Consiglio per cui si va a votare. In parole povere, per l’elezione all’Ars (90 deputati), si può concedere una sola deroga. Se sarà accordata a Speziale, quindi, rappresenterà un caso unico per il Pd siciliano in questa tornata elettorale.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI