Il boss al 41 bis per la strage di Capaci non può comprare la farina

No della Cassazione, niente lievito e farina per il boss stragista al 41 bis

Detenuto a Sassari e sottoposto al regime del carcere duro

PALERMO – Niente lievito e farina per il boss ergastolano detenuto al 41 bis. La Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Sassari che aveva dato ragione al detenuto Pietro Rampulla.

Originario di Mistretta, 72 anni, Rampulla, soprannominato l’artificiere per la sua dimestichezza con gli esplosivi e con un passato da estremista nero, è stato uno degli esecutori della strage di Capaci.

Sistemò la carica esplosiva che fece saltare in aria il tratto di autostrada e con esso i corpi di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo.

Aveva chiesto alla direzione del carcere in Sardegna di potere comprare lievito e farina. Era arrivato il via libera nonostante il Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, si fosse opposto sostenendo la “potenziale pericolosità della farina che, dispersa nell’aria, ed a seguito di innesco, può dare vita ad una nube incendiaria o esplosiva”.

Il magistrato di sorveglianza aveva ritenuto tale affermazione “non provata né giustificata in concreto, tanto che tale divieto non è in vigore in altri istituti penitenziari, ed essendo consentito l’acquisto di
alimenti con maggiore potere incendiario”.

La Cassazione, però, ha dato torto al magistrato di sorveglianza e di conseguenza a Rampulla. I supremi giudici hanno stabilito che la questione “dei generi alimentari acquistabili” non rientra nella violazione dei diritti inviolabili dei detenuti”. Insomma, il tribunale di sorveglianza non è competente.

Il divieto di comprare farina e lievito fa parte delle “scelte discrezionali dell’amministrazione penitenziaria, in funzione delle esigenze dì ordine e disciplina”.

CHI SONO I SICILIANI DETENUTI AL 41 BIS


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