Le tre sfide di Saro - Live Sicilia

Le tre sfide di Saro

Rosario Crocetta e Matteo Renzi

Il Pdl torna alla carica. Il Movimento 5 Stelle archivia il modello Sicilia e attacca il governo. Ma c'è una terza partita che vede in campo il governatore. Quella che guarda a Roma e ha come rivale Matteo Renzi

PALERMO – Una triplice sfida si è aperta nello scenario politico regionale, ad apertura di una nuova fase che segue alle amministrative e che ne è in qualche modo conseguenza. Protagonista della partita tripla è, manco a dirlo, Rosario Crocetta. Il suo governo è stato bersaglio di un attacco a testa bassa del redivivo centrodestra, che dopo la prova opaca (per usare un eufemismo) delle comunali, e dopo un periodo di afasia in cui l’opposizione all’Ars è sembrata piuttosto evanescente, è tornato alla carica. Attaccando il governo su un nervo scoperto, uno dei più sensibili talloni d’Achille della giunta, ossia i clamorosi ritardi sul fronte dei fondi europei, che rischiano di far pagare alla Sicilia un prezzo altissimo.

Un attacco che ha trovato sponda negli ex amici del governatore, da qualche tempo in rotta di collisione con Crocetta, ossia il Movimento 5 Stelle. I grillini e il Pdl potrebbero trovare un’inedita convergenza su una mozione di censura al governo. Sarebbe l’ennesimo ceffone che dei 5 Stelle al governatore. I tempi del fantomatico modello Sicilia sembrano archiviati da un po’. I grillini paiono aver capito che il feeling dei primi mesi con il governatore abbia molto giovato a quest’ultimo e alla sua immagine (soprattutto al di là dello Stretto) e meno a loro stessi. I risultati delle amministrative, che al di là dell’exploit ragusano non hanno troppo sorriso al movimento di Grillo, devono aver rafforzato questa convinzione. È questa la seconda sfida che Crocetta dovrà affrontare, quella lanciata dai 5 Stelle, che lamentano l’immobilismo di governo e Parlamento ormai con comunicati quotidiani. “Questo Parlamento è inutile: non si fanno leggi, il governo procede per decreti e circolari, non dà seguito alle mozioni, non risponde alle interrogazioni e disattende le risoluzioni votate nelle commissioni. Si impegna per l’istituzione di tavoli tecnici che poi non partono mai”, ha sintetizzato ieri il deputato grillino Stefano Zito. È questa l’aria che tira.

Ma sulla ventilata mozione di censura è apparso il terzo guanto di sfida per Crocetta. Quello che potremmo definire domestico, perché tutto legato alla partita interna per il futuro del Partito democratico. “Se la mozione di censura nei confronti del governo regionale servisse a fare di più per la Sicilia, non avrei problemi a firmarla, a prescindere da chi sono gli altri partiti o deputati che la sostengono”, ha detto Fabrizio Ferrandelli, deputato regionale avvicinatosi a Matteo Renzi e candidato in pectore alla segreteria regionale del Pd. E sta proprio qui, probabilmente, la sfida più complessa e delicata per Crocetta, quella a cui il governatore, ma guai a dirlo ad alta voce, guarda con grande attenzione. È una partita appena cominciata, nella quale si sono mosse solo le prime schermaglie, e ha uno scenario che oltrepassa abbondantemente i confini di Palazzo d’Orleans. È una disfida nazionale, che si inserisce nella partita Renzi-Resto del mondo da tempo in atto nel Partito democratico. La classe dirigente che nell’ultimo ventennio ha fatto il bello e il cattivo tempo nel Pd nazionale, conducendo il partito alla tragicomica disfatta alle Politiche dello scorso febbraio, non sembra rassegnata a passare il testimone al sindaco di Firenze e a quella dirigenza locale, radicata sul territorio, che scalpita per prendere le redini. L’elite democratica che il Rottamatore potrebbe pensionare è ancora alla ricerca di un antiRenzi e Crocetta, al di là dello Stretto, sarebbe visto come un papabile per quel ruolo. “Non pensate a come vediamo Crocetta in Sicilia, riflettete su come il fenomeno Crocetta viene percepito nel resto d’Italia”, spiega a taccuini chiusi un esponente democratico di primo piano. Pare che il governatore se ne sia fatto convinto, ma che anche nel partito siciliano l’idea stia prendendo campo. Tanto che, renziani esclusi, le varie anime del partito hanno abbassato i toni nelle critiche a Crocetta. E persino il correntone “Nuovo corso” è sembrato negli ultimi giorni più concentrato sul bersaglio Beppe Lumia che sul governo. Intanto, poco dopo l’uscita di Ferrandelli, è partito a tambur battente un comunicato congiunto del segretario Giuseppe Lupo e del capogruppo Baldo Gucciardi a difesa del governo.

Il tiro a bersaglio dei renziani verso Crocetta è diventato una costante degli ultimi giorni. Oggi, faraone e Ferrandelli mostreranno i muscoli radunando sindaci e amministratori del Palermitano nel capoluogo e dimostrando la capacità di attrazione renziana, che ha già portato nell’orbita del Pd Marco Zambuto. E c’è già chi ha fatto notare che per battezzare il primo circolo del Megafono fuori dalla Sicilia, Crocetta abbia scelto proprio la Firenze di Mateo Renzi. Coincidenze. La sfida si annuncia lunga e velenosa. Ma per giocarla al meglio, il governatore dovrà rintuzzare gli attacchi che arrivano dalle altre due. Rilanciando l’azione di un governo che sembra in affanno e a cui fa da contraltare un’Ars bloccata, in cui non si vede più una legge nemmeno col cannocchiale.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI