L'eroe siciliano perfetto? | Basta che sia morto... - Live Sicilia

L’eroe siciliano perfetto? | Basta che sia morto…

Don Pino Puglisi ha vissuto da uomo coraggioso, da prete vero, da missionario autentico. Purtroppo lo ricordiamo solo da morto.

Il martirio di don Puglisi
di
2 min di lettura

PALERMO- Questa terra ha bisogno di eroi, purché siano indiscutibilmente morti. Cosa sarebbe don Pino Puglisi, oggi, se il suo sorriso appartenesse all’agenda dei vivi e non al calendario della memoria? Un meraviglioso santo di tutti i giorni. Un prete abituato a spezzare il pane della fatica e condividere il companatico della speranza. Un grande uomo in incognito. Nessuno saprebbe nulla di lui. Nessuno ricorderebbe le sue opere. Nessuno conoscerebbe il senso di una missione silenziosa. Nessuno gli tenderebbe una mano dall’alto di quelle istituzioni che amano sfilare dietro le bare e le icone, dimenticando ciò che si sforza di respirare e lottare. Non è certo responsabilità di don Pino, che dopo il suo sacrificio ha conosciuto uno sguardo collettivo attento. E ci mancherebbe. Siamo davanti all’esempio di una persona che ha saputo percorrere il suo cammino senza tentennamenti, fino alla fine, perseguendo un’idea di operosa normalità destinata a infrangersi contro la consuetudine del male. Ma è colpa nostra, di tutti gli altri. Da cattivi siciliani, abbiamo bisogno di un cadavere pur di alzare le braccia al cielo, gridando: è risorto. Siamo i chierici laici di una triste religione piena di morti. Tristissima, non per il coraggio di chi ha affrontato la fine come conseguenza inevitabile di un impegno iniziale. Triste e indolente per il nostro cinismo di conteggiatori funebri. Anche noi amiamo attorniare il feretro, nel rito del distacco, e piangere lacrime di coccodrillo.

I vivi sono pericolosi e ostici. Non si lasciano avvicinare facilmente gli eroi senza nome che battono con la furia del minuto sull’incudine di una fatica vera. I missionari a occhi aperti risultano spesso indingeribili. Possono essere aspri. Possono sorridere con serenità. Propongono, nell’era geologica dei compromessi, uno stile senza finzioni, né deragliamenti. Non esistono mezze misure per i siciliani buoni. Luce e buio non dovrebbero mai mescolarsi. Gli autentici martiri civili, oltretutto, non sono nemmeno fanatici. Sanno che la dolcezza confonde più del rimprovero. Conoscono la fragilità umana, per averla praticata e perché sono riusciti non a dimenticarla, ma a superarla. La ricchezza maggiore del santo non risiede nel quadretto celeste che gli scolpiscono intorno. Sta nella consapevolezza di una natura debole che, condivisa, diventa fratellanza e resurrezione.
Pino Puglisi non era un parroco antimafia, nel significato retorico del termine. Non era il colossale Luca Zingaretti di una brutta interpretazione. Non era il sacerdote rinchiuso nel recinto da incensare di un’immaginetta sorridente, già pronto per i baci di coloro che chiedono grazie e non ne concedono.

ll sacerdote di Brancaccio era un viandante capace di non derogare, di non perdere mai di vista la meta. E’ stato ammazzato diciannove anni fa a pistolettate. Alcuni preferiscono vederlo nell’alto dei cieli. A noi piace pensarlo di ritorno a casa, con i suoi sogni tutti ancora da fare, con la sua bellissima faccia di siciliano santo e terrestre, in una sera di settembre.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI