“Professione: Reporter” e ci viene in mente il noto film di Michelangelo Antonioni del ’75, Con Jack Nicholson, Maria Schneider. “Professione Reporter” da oggi è anche un libro, edito da BUR- Rizzoli.
A curarlo sono due colleghi di I Love Sicilia, Beppe Benvenuto (professore di Storia del giornalismo nelle Università di Palermo e di Milano, tra i fondatori del Foglio, collaboratore de Il Corriere della Sera, Il Secolo XIX, Repubblica – Palermo) e il giovane Filippo Maria Battaglia (dirige la rivista “Gli Apoti” e scrive sulle pagine culturali di diverse testate, tra cui Il Foglio, Il Giornale, Avvenire e Panorama).
Il libro è stato presentato Al Fiat Cafè (via F. Guardione, 13) dal prof. Salvatore Plescia, (presidente I circoscrizione Lions) e sono intervenuti il Capo Redattore di La Repubblica Palermo Enzo D´Antona e il giornalista/governatore Lions Franco Amodeo.
Oltre 600 pagine tracciano la storia d’Italia degli ultimi 50 anni, attraverso autorevoli firme del giornalismo Italiano. Un’antologia in cui le tematiche di attualità sono inserite sotto diversi profili e in seguito ad un’accurata selezione “in cui abbiamo ricercato anche la raffinatezza letteraria, la qualità” – spiega Beppe Benvenuto – “talvolta propria dei momenti di forte difficoltà del paese, in cui la tensione rafforza il pensiero e l’indagine.”
La cronaca politica, economica e di costume si fa racconto in questa raccolta suddivisa cronologicamente in cinque sezioni e in cui compaiono tra gli altri, dal 1946 al ’54 Enzo Biagi, dal 1955 al’62 Eugenio Scalfari e Giorgio Bocca, dal 1963 al ’67 Indro Montanelli, dal 1968 all’80 Oriana Fallaci e Walter Tobagi fino ad approssimarci ad oggi con Gad Lerner. E ancora, Giampaolo Pansa, Massimo Fini, Paolo Liguori, Mauro De Mauro…
Cattiva amministrazione, disastri ecologici, criminalità, morti bianche: il giornalista d’inchiesta è il tramite con l’opinione pubblica, connette le cause agli effetti, dà un’interpretazione dei fatti. Un progetto ambizioso “Professione Reporter”, relativo ad un tipo di giornalismo che oggi, purtroppo, dà non molte testimonianze concrete; come spiega Enzo D’Antona “ ed è interessante osservare la contaminazione all’interno del libro tra reportage, più narrativo, e inchiesta, che conduce inevitabilmente ad un’altra visione delle cose.”