La strage di Licata, il sorriso spezzato di Alessia e Vincenzo

La strage di Licata, il sorriso spezzato di Alessia e Vincenzo

Chi erano i due bambini per cui lo zio non ha avuto pietà. Il parroco e la prof.
LE DUE GIOVANI VITTIME
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Erano due bambini bellissimi Alessia e Vincenzo Tardino. Avevano quindici e undici anni. Non cresceranno più. Sono stati uccisi questa mattina con papà Diego e mamma Alessandra. Sono stati massacrati a colpi di pistola per una lite, per soldi, per una eredità. Per la follia omicida scaturita da una contesa su beni materiali. Ma nemmeno tutta la ricchezza del mondo varrà mai quanto i loro sorrisi spezzati per sempre. E niente potrà ricomprare la vita strappata dall’odio.

Cinque cadaveri. Diego Tardino, sua moglie Alessandra, i loro bambini, Alessia e Vincenzo. E Angelo Tardino, l’assassino che ha sterminato la famiglia del fratello, prima di darsi la morte, per una vicenda legata alla ‘roba’. Una sequenza agghiacciante. Diego freddato sulla porta della sua casa di campagna. Poi, l’ingresso con la pistola ancora fumante e altri colpi. Il corpo del più piccolo sotto il letto, avvolto da una coperta, forse, in un estremo gesto di difesa. Cosa avranno sentito quelle orecchie? Cosa avranno visto gli occhi di Vincenzo, un attimo prima dello sparo. E gli occhi e le orecchie di Alessia?

Padre Totino è il parroco della parrocchia San Giuseppe Maria Tomasi. “Non frequentavano la parrocchia, ma in città – racconta lui – conosco tutti, perché qui viviamo ancora in una realtà a misura d’uomo”. E conosceva, questo sacerdote con la voce attraversata dalla pietà, mentre parla al telefono, anche le vittime. E il loro assassino. “Quella di Diego era una famiglia normale, affettuosa, salutavano sempre – dice don Licata -. Ricordo il sorriso dei bambini, quei poveri bambini… C’erano dei contrasti. Diego, per quello che ne so, si era trasferito in campagna per questo motivo. Avevano liti per il patrimonio, per l’eredità: i campi, il pozzo d’acqua. Angelo e Diego erano entrambi agricoltori”.

Il fatto che non corresse buon sangue non pare fosse un mistero. “Sì, sapevo che c’erano degli screzi – spiega padre Totino – ma uno poteva pensare che magari arrivassero alle mani, non così. Non si può immaginare il Far West di chi si porta le pistole e spara. C’erano stati sicuramente dei momenti di rabbia. Già fa male quando le famiglie si dividono per soldi. Arrivare alla tragedia è un cosa inconcepibile. Rivedo, ancora, nella mente, quei due bambini belli e sorridenti…”.

Si aggiunge il ricordo su Facebook della professoressa Floriana Costanzo, insegnante della ragazza: “Oggi è uno di quei giorni terribili che non si vorrebbero mai affrontare, uno di quei giorni che devastano l’anima, lasciandoci senza sentimenti o parole. Mi dà conforto solo pensare ai tuoi occhi limpidi, sereni e sempre sorridenti, alla tua voce dolce e soave ma decisa nell’affermare convinta ciò che eri fiera di aver imparato nella tua giovane vita. E io ti ricorderò sempre così e ti porterò nel più profondo del cuore, mia cara, dolcissima Alessia”.

La scuola si associa con un post su Facebook: “Il Dirigente scolastico e l’intera comunità del Liceo Linares hanno appreso con sgomento e costernazione la notizia dei terribili fatti di sangue accaduti a Licata questa mattina. Tra le giovani e innocenti vittime anche una solare e splendida studentessa del nostro istituto. Non ci sono parole per esprimere quanto grande sia il dolore e quanto profondo il buio che sentiamo nei nostri cuori. Ai familiari delle vittime la nostra vicinanza e le nostre più sentite condoglianze”.

E batte forte il cuore sulla pagina dell’istituto comprensivo ‘Marconi’: “Il nostro Istituto si unisce, oggi, nel dolore e nel ricordo, di un alunno dolcissimo, pieno di vita, di amore per lo studio, di entusiasmo e bontà. Vola in alto Vincenzo insieme alla tua meravigliosa sorella… lasci un grande senso di vuoto e impotenza nei nostri cuori”.

Alessia e Vincenzo Tardino sono morti dopo i loro genitori, stamattina, nell’ora indifesa tra sonno e risveglio. Il più piccolo l’hanno trovato avvolto in una coperta, sotto il letto. Anche loro, angeli nell’età dell’innocenza, colpiti da una brutalità inimmaginabile, non hanno trovato scampo.


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