Licei occupati, un mese dopo| Si torna fra i banchi - Live Sicilia

Licei occupati, un mese dopo| Si torna fra i banchi

Dopo quasi un mese contraddistinto da proteste, scioperi e manifestazioni la situazione nella maggior parte dei licei del capoluogo è tornata alla normalità. Ricostruiamo dunque, tappa dopo tappa, il percorso che ha portato quasi la totalità degli studenti palermitani ad occupare i propri istituti per difendersi contro i tagli disposti dal governo all'istruzione.

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PALERMO – Una vera onda anomala che ha travolto l’intero mondo dell’istruzione superiore. Solo così è possibile descrivere le occupazioni che i licei palermitani hanno vissuto a cavallo del mese di novembre e dicembre. Una forma di protesta spontanea, al limite del virale, che si è espressa nello slogan, divenuto celebre in poco tempo negli istituti del capoluogo, “Meglio occupanti oggi che disoccupati domani” teso a denunciare i sempre maggiori tagli all’istruzione e lo stato di evidente precarietà in cui versano le attuali strutture scolastiche.

Parte dunque tutto da lì, da un’imperante sensazione di disagio, dalla voglia di dire “no” alla fuga di cervelli o, più semplicemente, da quella di reclamare il proprio diritto allo studio e , successivamente, quello ad un lavoro.

Ma facciamo un passo indietro. Dopo la maxi manifestazione organizzata dagli Studenti Medi del 15 novembre, segnata da scontri tra giovani e polizia difronte Palazzo d’Orleans, il primo liceo a muoversi è, appena tre giorni dopo, il classico Umberto I che proclama l’occupazione dopo un’assembela d’Istituto. Nel giro di ventiquattro ore si uniscono alla protesta il Linguistico Ninni Cassarà e lo scientifico Benedetto Croce. In un paio di giorni i licei occupati diventano quasi una decina, con l’ingresso dell’ Ernesto Basile, delll’Alberghiero Cascino e del Commerciale Ferrara e poi dopo la nuova manifestazione del 22 novembre, organizzata dalla rete degli ‘Studenti siciliani’, arrivano a sfiorare addirittura quota venti.

Momenti d’agitazione registrati ad esempio al Cannizzaro, al Meli, al Regina Margherita, al Crispi, e al Marco Polo si trasformano, infatti, in vere e proprie occupazioni dei licei più grandi della città. Ma non tutti gli istituti si lasciano affascinare dalla solita protesta. Al classico Garibaldi, dopo il tentativo d’occupazione da parte di un gruppo di studenti, docenti e dirigenza si barricano all’interno dell’edificio smorzando, sul nascere, qualsiasi tipo di manifestazione.”Il nostro intento – disse il preside Gerbino – è di non lasciare la scuola all’incuria e all’abbandono assicurando, allo stesso tempo, la regolarità delle lezioni e l’apprendimento da parte dei ragazzi”.

Le alternative all’occupazione si chiamano cogestione e autogestione ma, a parte i rari casi del Garibaldi e del Volta, tutti gli altri istituti preferiscono allinearsi all prima opzione. Durante le occupazioni si organizzano, intanto, assemblee e seminari su argomenti di respiro nazionale e non solo, dal femminicidio alla Tav in Val di Susa fino al Muos di Niscemi. Si arriva dunque alla manifestazione del 29 novembre con circa 25mila partecipanti (secondo gli organizzatori). A prenderne parte le scuole Rutelli, Cascino, Volta, Ferrara, Cannizzaro, Umberto I, Ninni Cassarà, Garibaldi, Piazza , Emanuele Basile, Meli, Vittorio Emanuele II, Regina Margherita, Finocchiaro Aprile, Majorana, Mursia, Benedetto Croce, Vittorio Emanuele II, Catalano, Vincenzo Ragusa e Marco Polo. Una marea piena d’entusiamo che si ritrova in piazza per manifestare contro il governo nazionale, la politica di austerity,il caro libri e la privatizzazione delle scuole.

Paradossalmente l’ultimo sussulto degli studenti è proprio quello. Nella prima settimana di dicembre i licei iniziano a disoccupare e gli studenti tornano fra i banchi. Alcuni per scelte pianificate fra dirigenza e rappresentanza d’Istituto altri, vedi gli esempi di Meli, Crispi, per danni provocati agli edifici da soggetti esterni. Ad oggi i licei occupati si contano sulle dita di una mano. Tra i cosidetti ‘irriducibili’ il Regina Margherita, il Libero Grassi e l’artistico Damiano Almeyda. Per quest’anno dunque la protesta sembra rinviata al 2014 anche se i ragazzi delle scuole superiori palermitane si augurano che il governo, quello regionale innanzitutto, abbia recepito il loro segnale d’emergenza.


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