L'inchiesta su Covid a Bergamo, le rivelazioni su cosa pensava Conte - Live Sicilia

L’inchiesta su Covid a Bergamo, le rivelazioni su cosa pensava Conte

I messaggi tra Speranza e Silvio Brusaferro

“Conte senza una relazione strutturata non chiude i due comuni. Pensa che se non c’è una differenza con altri comuni ha un costo enorme senza beneficio”. Lo scriveva, nei primi giorni di marzo 2020, l’allora ministro della Salute Roberto Speranza in un messaggio inviato al direttore dell’Iss Silvio Brusaferro. Lo si legge nella relazione del professore Andrea Crisanti, agli atti dell’inchiesta bergamasca sul Covid, nella quale si dà conto delle “riserve del primo Ministro Conte ad adottare provvedimenti di zona rossa” in particolare ad Alzano e Nembro, in Val Seriana.

Nella relazione un capitolo inquadra le comunicazioni che ci furono dal 2 marzo 2020 sull’eventualità di creare una zona rossa in Val Seriana. Già un “rapporto di Regione Lombardia”, si legge, indicava la provincia di Bergamo come “la più colpita”.

I membri del Cts, sentiti dai pm, hanno dichiarato “di aver appreso dai giornali il caso dei pazienti positivi” all’ospedale di Alzano, il 23 febbraio. E hanno “confermato” che il Comitato si occupò del caso di Alzano e Nembro “solo a partire dal 3 marzo”.

Speranza ha riferito agli inquirenti di averlo saputo “solo il 4 marzo” e di aver chiesto “chiarimenti” perché le informazioni erano “insufficienti per adottare una misura di grande impatto come la zona rossa”. Conte, ascoltato dai pm, ha messo a verbale di aver “sentito parlare del caso di Alzano e Nembro il 5 marzo”, quando “al termine di un Consiglio dei ministri” gli fu presentata “una bozza di Dpcm” firmata da Speranza, che lui non firmò.

Nella relazione Crisanti indica che alcuni “fatti in realtà si sono svolti diversamente”. Agostino Miozzo, componente del Cts, “nel pomeriggio del 2 marzo apparentemente senza la consapevolezza dei presenti stendeva il verbale di un riunione” alla presenza di Conte e Speranza, dove Brusaferro “illustrava la situazione” del Val Seriana e “sottolineava l’urgenza” di adottare la zona rossa. Conte, si legge, evidenziò che andava usata “con parsimonia perché ha un costo sociale, politico ed economico molto elevato”. E “decide di rifletterci”. Doveva capire se “questa misura avesse un effetto reale”.

Cts, Conte e Speranza, conclude Crisanti, erano “consapevoli delle criticità” ad Alzano e Nembro già dal “2 marzo”. Brusaferro ha messo a verbale che il 4 marzo da Speranza arrivò “una richiesta ulteriore di approfondimento”.

Nei messaggi tra i due in riferimento a Conte si legge: “Parere lo ha spaventato (…) Lui dice che ci sono ormai molti comuni in questa situazione. Quindi ha dubbi che serva”. Brusaferro chiese “supporto al Prof Merler”, già estensore il 20 febbraio del “piano Covid” che sarebbe stato ignorato. Speranza ricevette il 4 marzo via WhatApp un documento di analisi. Non conteneva, sostiene Crisanti, “elementi di novità rispetto a quanto già discusso” nel Cts ma “evidentemente” bastò “a convincere” Speranza a firmare la bozza il 5 marzo.

Conte ha confermato “di aver visto ‘una bozza del Decreto'” il 5 marzo “in coda al Consiglio dei ministri”. L’allora ministro Lamorgese a verbale ha spiegato di aver parlato della Val Seriana “a margine della riunione dei ministri” il 5 marzo e di aver “inviato un contingente sul posto per effettuare ricognizioni”. 


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