L'inferno di Duisburg - Live Sicilia

L’inferno di Duisburg

Parla un testimone della tragedia
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Fuori e oggetti lasciati sul luogo della tragedia

“Sembrava la fine del mondo, siamo vivi per miracolo”: inizia così il racconto di Sarino Conti, un agrigentino da 20 anni sopravvissuto alla ressa della Love Parade di Duisburg che ha causato 19 morti. “Sono andato per curiosità, con mio fratello più grande e mio nipote. Non c’era parcheggio, quindi ci siamo incamminati verso il tunnel di accesso. Lungo la strada – ricorda Sarino, 36 anni padre di due figli – c’era un casino di bottiglie, lattine, gente che orinava sui muri o vomitava. Sembrava la fine del mondo. Si capiva che sarebbe andata a finire male”. Sarino arriva a pochi metri dal luogo dove si verificherà la tragedia, tra il container e la scala verso il cavalcavia bloccata dagli agenti. “Ad un tratto la pressione della folla é diventata insostenibile. Non capivo, sembravano ubriachi, drogati.. si spingevano, ma non percepivano il pericolo. Alcuni cadevano per terra. La folla premeva, premeva, non potevamo neppure alzare le braccia, i polmoni erano compressi. Quelli a terra venivano calpestati, non potevano evitarlo”. Sarino a quel punto si rende conto del pericolo: già nella Love Parade di Essen del 2007 si era trovato in una situazione simile, schiacciato contro un muro, “quella volta abbiamo visto la morte in faccia”. “Ci siamo presi per mano e siamo tornati indietro facendoci largo tra la folla, che continuava ad avanzare, nonostante la polizia dicesse di arretrare. Mentre ci allontanavamo dalla zona delle scalette, un gruppo di italiani spingeva, ‘dai dai, sbrighiamoci’ dicevano. Andavano verso una trappola mortale. Noi siamo vivi per miracolo”.


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