L'insostenibile leggerezza | della "Trattativa" - Live Sicilia

L’insostenibile leggerezza | della “Trattativa”

Il pm Nino Di Matteo

di ANDREA MARCENARO Perché leggere il libro di Nino Di Matteo, pm del processo Stato-mafia? Per sentirci tutti, al confronto, dei grandi scrittori. (dal numero di 'Panorama' in edicola da domani in Sicilia)

Il libro
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2 min di lettura

Dunque. Un punto è quasi certo. Sembra di poter escludere che il dottor Nino Di Matteo, brillante oltreché tostissimo pubblico ministero di Palermo, abbia il potere di arrestare tutti quelli che non compreranno il suo libro. Sentitevi, perciò, relativamente liberi di farlo o di non farlo. Il secondo punto va da sé: se comprate Collusi («Perché politici, uomini delle istituzioni e manager continuano a trattare con la mafia», di Nino Di Matteo con Salvo Palazzolo, Rcs editore, 16,50 euro), pagate il prezzo indicato. Non tirate sulla cifra, non trattate col libraio. Già a sentir «trat»: come tratteggio, trattore, trattoria, quello scatta.

Il terzo punto è un avviso. Un signore che si fa definire in copertina «il magistrato più temuto dalla mafia», dev’essere un campione delle notizie di prima mano. Il quarto rassicura. Per un motivo semplice: laddove si ripete come un mantra che le toghe «dovrebbero parlare soltanto attraverso i loro atti», quando una di esse ci aggiunge 186 pagine di ideologismi e barocchismi, allora avverti che quella è generosità pura.

Con queste avvertenze, fossi in voi, io Collusi lo comprerei. Certo si corre un rischio, inutile negarlo. Ed è il seguente: davanti a parole scolpite nella pietra (tipo: «Se la mafia non spara, vuol dire che fa affari»), il rischio è quello di sentirci, noi lettori, dei fenomeni. Piccoli Simenon, oppure Conan Doyle. È un errore: sempre stronzi restiamo. D’altronde se una dote possiede, il dottor Di Matteo, quella senz’altro è la modestia. Rileggetevi i capitoli tre volte, mai troverete un suo accenno al fatto che lo Stato abbia sbattuto al fresco ben cinquemila coppolazze. Talché poi Cosa nostra potrebbe, vedi mai, averne risentito. Macché. Sempre più forte è la mafia, con cui ti accordi non foss’altro che per sfinimento. Mille tu gliene arresti? E quella diventa Ursus. Cinquemila? Maciste. Tutti? Nembo Kid.

«Ho deciso che è venuto il momento di raccontare la mia esperienza di questi anni, fatta di indagini, processi, sentenze…» aveva premesso il dottore. Bene. Ce la racconterà su Ciancimino il piccolo, ti dicevi leggendo. Le balle che gli ha rifilato, i signor Franco che poi chi li ha mai visti, i supervitalizi che, lo junior sì, poteva tranquillamente tenersi. E i falsi, e le bombe in giardino. Niente. Dirà tutto sulle sue indagini ventre a terra per la strage di Borsellino, allora. L’inchiesta-ciofeca. I sette innocenti tenuti per anni in galera, grazie a quel balordo di Vincenzo Scarantino che proprio Di Matteo con i colleghi difese alla morte. E le prove contrarie all’accusa nascoste alla difesa, i fascicoli celati, quei nastri-intervista che la giustizia militante sequestrò per nasconderli sotto al tappeto.

Niente. Compratevelo il libro del secolo, siòre e siòri. Leggetelo. Ecco. Penetratene il senso. Bravi. E correte a votare per quello statista di Beppe Grillo.


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