Lo Bello tifa Bianco |"Risolleverà Catania" - Live Sicilia

Lo Bello tifa Bianco |”Risolleverà Catania”

Il vicepresidente nazionale di Confindustria analizza la situazione politica ed economica del capoluogo etneo e non nasconde di "essere un estimatore del primo cittadino". "E sull'aeroporto - dichiara Lo Bello a LiveSiciliaCatania - vi dico che..."

CATANIA – Ivan Lo Bello a tutto campo. Crisi, scandalo formazione, giovani e futuro della città dell’elefante. Il vicepresidente nazionale di Confindustria, a Catania per l’appuntamento OrientaGiovani, analizza la situazione politica ed economica del capoluogo etneo e non nasconde di “essere un estimatore di Enzo Bianco”.  Il dirigente degli industriali guarda con ottimismo l’avvento delle città metropolitane. In merito al futuro infrastrutturale di Catania, Lo Bello mette a tacere le indiscrezioni sull’aeroporto Fontanarossa. E infine, lancia un appello agli imprenditori senior: largo ai giovani.

Presidente, le posso chiedere di dare un voto al sindaco Bianco?

“E’ notorio che sono un estimatore del sindaco Bianco, ricordo benissimo la stagione degli anni 90 e credo che oggi abbia trovato un situazione drammatica che poi è sotto gli occhi di tutti. Sta cominciando a far bene e sono sicuro che in un arco temporale non brevissimo potrà ridare a Catania quella posizione e prospettiva che merita”.

Adesso con l’abolizione delle province si affronta la sfida delle città metropolitane. Ma non c’è il rischio che si crei una confusione nelle competenze e che soprattutto vadano persi alcuni progetti destinati alle province?

“Le province si tramuteranno e quindi né i progetti né le competenze di queste verranno meno. Di certo ci sarà una riduzione drastica della loro governance che era diventata troppo pesante. Credo sia un fatto importante la città metropolitana perché ormai è difficile pensare alla  sovranità amministrativa di un piccolo comune, abbiamo bisogno di sinergie. Il mondo cambia, si evolve e noi, invece, ancora ragioniamo con le strutture dell’800 e del ‘900 in ambito amministrativo e nel perimetro politico”.

Nodo aeroporto. E’ credibile l’ipotesi di vendita?

“No, assolutamente no. L’aeroporto è in fase di crescita e ha bisogno di consolidare la sua posizione. Non è prevista né è immaginabile nessuna vendita”.

La Sicilia è stata investita dallo scandalo formazione. Mettendo da parte gli aspetti legati alla giustizia, questo sta avendo pesanti ripercussioni sull’educazione dei giovani ed aumenta la dispersione.

“Il nostro paese è tra quelli con il maggior tasso di dispersione scolastica. In Sicilia ancora di più. Vede, la dispersione si conosce anche all’estero ma ha trovato un elemento fondamentale nella formazione professionale per attribuire una competenza tecnica, un mestiere, abbassando la soglia del problema. Quindi, quando abbiamo criticato la formazione, lo abbiamo fatto perché, aldilà delle ruberie emerse che vanno sanzionate in maniera molto dura, lì è come se avessimo ucciso una generazione di giovani rispetto ad un percorso di vita. Questi ragazzi si troveranno nei prossimi anni a non avere accesso nel mercato del lavoro. E’ sicuramente il delitto peggiore che hanno commesso in questi anni”.

Ma perché è successo questo? Non sarebbe stato possibile applicare il modello utilizzato in tutto il mondo?

“Perché la Sicilia  nella sua fase storica è stata saccheggiata sistematicamente da un pezzo della classe dirigente che non ha mai voluto bene alla nostra terra”.

E allora, secondo lei, cosa bisogna fare per trattenere i giovani in Italia e, soprattutto, in Sicilia?

“Diventando competitivi perché se non diamo prospettive di crescita economica e sociale è evidente il fallimento. Abbiamo già avviato, purtroppo, il meccanismo per cui molti sono andati fuori, non solo al nord Italia ma oltre. Occorre invece offrire le condizioni perché ritornino e diventino adulti in Italia”.

Orientagiovani ha compiuto vent’anni. Un traguardo importante che si è voluto festeggiare a Catania. Soddisfatto?

“Molto soddisfatto. L’anno scorso per la IX edizione, realizzata a Firenze abbiamo innovato il sistema di Orienta giovani. Non più in cattedra, abbiamo voluto rendere i ragazzi protagonisti del nostro sistema. Con l’attuale edizione abbiamo consolidato il meccanismo vincente e la scelta di Riccardo Luna (che ha condotto i lavori) lo dimostra. Da ex direttore di Wired oggi è senz’altro uno degli illuminati degli scenari globali e tecnologici. I ragazzi credo che abbiano colto una questione fondamentale: sono nati nel paradigma digitale e quindi hanno gli strumento per capire il mondo molto più velocemente della nostra generazione. Il punto fondamentale  è dato dal fatto che devono studiare perché le competenze oggi sono indispensabili e vanno alternate con una dose di partecipazione all’impresa che è quanto fatto in Germania, dove la disoccupazione  è calata al 7%. I nostri ragazzi sono – usando una metafora calcistica – super allenati ma non scendono in campo. E per scendere devi iniziare ad assaporare il gioco vero che è il lavoro, insieme al meccanismo di studio e competenze. Quindi, credo che un tema di alternanza scuola – lavoro può battere la disoccupazione e creare una prospettiva. Certo, sono molto sfiduciati, dato il clima che si respira dentro e fuori casa. Lo dico fuori dalla retorica, loro sono la possibilità e sono l’unica nostra speranza”.

Ma quanto i senior si trovano nella condizione e, soprattutto, sono animati dalla voglia di cedere la poltrona?

“Eh lo so, ci sono i senior generosi che capiscono che è arrivato il tempo di passare la mano ai giovani per creare un paese più forte, più competitivo vista la rivoluzione digitale che ci ha travolti. Purtroppo pensano (e sperano) di restare in sella ma non capiscono che la rivoluzione è in atto e, quindi, li travolgerà”.

Defenestriamo, allora?

“Verranno travolti, senza che qualcuno provveda a defenestrarli. Non capiscono i grandi cambiamenti e non hanno le strutture per comprender ei grandi cambiamenti. Sarebbe un atto di grande generosità consegnare il testimone”.

Presidente, ultima domanda: usciremo dalla crisi?

“Formalmente usciremo l’anno prossimo. Il problema è se ricominciamo a crescere perché il tema della crescita è fondamentale. Noi abbiamo un grande macigno rappresentato dal debito pubblico che si combatte se cresciamo a tassi elevati. Il che significa fare riforme strategiche e cambiare in parte i nostri comportanti e farlo rapidamente perché altrimenti il declino, oggi oggetto di dibattito si materializzerà dinnanzi ai nostri occhi”.


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