15 Dicembre 2022, 19:38
4 min di lettura
PALERMO- Da dietro le sbarre alla strada. “Ho sempre pensato che nella vita si può cambiare. Vendo hot dog in un marciapiede della Guadagna. E non me ne vergogno. Sicuramente mi vergogno per quello che ho fatto in passato. Ma ora sono un uomo libero”. Può bastare anche la metà di un’auto feticcio per ricominciare e riprendere in mano le redini della propria vita. Lo sa bene Giuseppe Lucido, 42 anni, originario della Guadagna, e una passione smodata per le Fiat 126, la vettura di tante prime volte: la prima guida, il primo amore. Cresta alta e nera, sopracciglio tagliato e verve da mattatore, Giuseppe per strada viene chiamato con un altro nome: “Lo Sciccoso di Palermo”. Un appellativo che si porta dietro dai tempi in cui lavorava come body guard in una spiaggia di Marsala e che lo ha reso popolare anche sui social. Su Tik Tok parla ai suoi 12mila follower di libertà. In fondo, chi meglio di lui, che ne è stato privato, può farlo? Lo fa col sorriso amaro di chi conosce il peso della sconfitta. Ma anche della rimonta.
Scontata la pena e lasciati gli errori dietro le sbarre, sono due le strade da prendere: farsi annientare dalla paura o allenare il coraggio. E Giuseppe, un po’ per indole, un po’ per scelta, ha preso la seconda via: la più difficile. Come difficile è la piega che ha preso la sua vita e che lo ha costretto a rivedere i piani. Dopo un passato burrascoso, che lo ha visto finire in carcere per droga, e i dolori che lo hanno segnato comunque legati agli stupefacenti, si è rimesso in gioco. È così ancora una volta ricomincia da una 126. La metà di una carcassa dell’utilitaria che per intere generazioni ha rappresentato la porta di accesso al mondo della mobilità è diventata il pianale di una paninoteca all’aria aperta con la quale Giuseppe ha intrapreso la strada del commercio ambulante e, giura lui, di una nuova vita. Lo Sciccoso di arrendersi non pensa proprio. Anche se ha tentato più volte il suicidio: “Volevo farla finita con una corda al collo – confida – ma ogni volta che la guardavo non avevo il coraggio di stringerla”.
Alessandro, uno dei suoi tre fratelli, è morto per droga. “Da allora ho chiuso con quel mondo lì …”. Giuseppe stringe i denti. Ricorda il fratello: “Era il mio idolo”. Poi la madre deceduta qualche anno fa: “Mi incoraggiava ogni giorno ad essere una persona migliore”. È grazie al ricordo di queste parole che Giuseppe ha iniziato a credere di nuovo in se stesso. I risultati ci sono. Lo Sciccoso di Palermo ormai è un brand da Tik Tok. E il banchetto rottame con tanto di insegna a vernice spray, lo sfondo di un rilancio di immagine fatto anche di sketch e tanta voglia di risalire la china. Il guadagno, certo, è minimo rispetto al desiderio di ricominciare: “Dieci, venti euro al giorno, al massimo quaranta. Ma preferisco vivere così: con pochi spicci e libero. Libero dalle sbarre, dietro le quali ho pregato di cambiare. Credo di esserci riuscito. La libertà è il dono più prezioso che un essere umano possa avere. Non rubate mai. Un’alternativa la si trova sempre”, dice. “Non rubate mai”, ripete ancora, quasi come fosse un mantra ormai.
Accanto a quel che resta di quella 126 adibita a bancone, lungo la discesa della Guadagna, prima del ponte Oreto, c’è anche un piccolo frigo “senza corrente, con dentro bibite e ghiaccio. Tocca sbracciarsi per campare”. Mentre lo dice, Giuseppe, accompagna anche il gesto e mostra l’ultimo dei suoi otto tatuaggi che gli coprono il corpo. C’è scritto: “Tik Tok. Lo Sciccoso di Palermo”. È il regalo di un suo follower tatuatore: “Non ho potuto che scrivere questo”. Chiunque lo incontra per strada, spende belle parole: “Comu a iddu ci nn’è picca”, dice Paolo. Anche Alfonso, “il compare” che fa coppia con lui su Tik Tok, soprannominato “Lo Sciccoso 2”, non si tira indietro: “È un bravo picciotto, dal cuore grande. I bambini lo amano”.
Al momento la vita dello Sciccoso è racchiusa in un piccolo schermo, tra Tik Tok e Youtube. Quindi in uno smartphone, che non sempre riesce a caricare: “Non ho ancora una casa. Sono solo”. Solo con ancora qualche soldo e un sogno in tasca: “Vorrei aprire un centro di accoglienza per i senza tetto e donare il 50% del mio guadagno alle famiglie in difficoltà. Semmai dovessi riuscirci, dedicherò questo sogno a mia madre”. Tiene lo sguardo basso. L’occhio è timoroso, ma sprigiona, comunque, speranza. Inciso sul polso destro ci sono il mare, il sole e le rondini: “Esprimono il mio senso di libertà”. Quella libertà perduta e ritrovata grazie alla voglia di ricominciare a vivere. Non solo sui social. “Anche se i follower sono la mia forza, insieme a Frizione Damico, lo Sciccoso 2 e Lulu, il comico siciliano”. Quindi l’appello: “Aiutatemi, vi prego, a trovare un lavoro vero, un tetto sotto il quale dormire. Io, per ripartire, ce la sto mettendo tutta”.
Pubblicato il
15 Dicembre 2022, 19:38
vai a questa pagina