Lo smantellamento del gruppo |alla base della crisi rosanero - Live Sicilia

Lo smantellamento del gruppo |alla base della crisi rosanero

Un Palermo sempre più vicino alla serie B e sull'orlo di una crisi di nervi dopo la sconfitta contro l'Atalanta. Lo smantellamento del gruppo ha aperto una voragine a questo punto difficile da colmare.

il processo del lunedì
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PALERMO – Da quanti anni non sentivo questa strana nausea prima di scrivere del mio Palermo? Da tanti, da troppi e mi son chiesto: è colpa della vecchiaia che incalza o del Palermo – e di tutto ciò che rappresenta per me e per quelli come me – mai caduto così in basso da quando l’ha preso in pugno Zamparini? Non so darmi una risposta, so solo che non so che scrivere che non sia banale e scontato e che non sia stato già scritto, anzi detto, anzi urlato da tutti quelli a cui il rosanero sta sempre a cuore.

La prima cosa scontata che mi viene in mente è che, per una sorta di strana legge del contrappasso, Zamparini vuole riprendersi tutto quello che ci ha regalato negli ultimi dieci anni. E con gli interessi, che, per i più maliziosi, sono quei maledetti “danari” per i quali tutti – nessuno escluso – si muovono nella vita, e nel calcio ancora di più. Insomma, per uno strano calcolo, che dipende da certi numeri che mi sfuggono e che mi fanno paura perché, come si sa, i numeri non hanno un’anima, Zampa vuol rientrare dai suoi investimenti e, per riuscirci senza eccessivi rischi, sembra si stia muovendo verso tale direzione da almeno tre anni. Da quando ha cominciato scientificamente a smantellare la squadra, pezzo dopo pezzo, via subito i migliori, quelli che procuravano immediata plusvalenza e sotto con le “promesse”, i misteriosi giovincelli prelevati per lo più nello sconfinato mercato sudamericano, tipo Uruguay, Argentina, Paraguay, Cile e Brasile. Il tutto continuando a raffigurare, col suo solito piglio da dominatore, una realtà che non esisteva più da un pezzo.

Il capolavoro decisivo l’ha messo in atto quest’ estate quando ha inferto gli ultimi colpi fatali al Palermo, e la ciliegina sulla torta è stata la cessione di Balzaretti (per non parlare di Migliaccio che, fiutando l’aria, si era già defilato per conto suo) alla Roma, con la promessa solenne che lo avrebbe adeguatamente e immediatamente sostituito. Ultima nota di un “requiem” già pensato, anzi già scritto, come estremo saluto ad un Palermo che non c’era più. Ma non ha fatto tutto da solo, badiamo bene, perché sarebbe diabolico solo pensarlo: lui ci sa fare, raramente sbaglia quando si tratta di conti, tant’è vero che – almeno di questo bisogna dargli atto – se c’è una società contabilmente sana, anzi esemplare nell’intera serie A, questa è il Palermo. E se per far meglio i conti – propri e della società, e le due cose non sempre coincidono – si devono fare dei sacrifici, chi meglio di Zampa per pensarli e realizzarli? Così, prima Cavani, poi Pastore, poi Amauri, poi, ad uno ad uno, tutti gli altri, da Sirigu a Cassani, a Bovo; da Amauri a Migliaccio, a Nocerino, a Balzaretti.

E chi è arrivato al loro posto, quest’estate, per assicurare ai tifosi che “Questo Palermo è il più forte degli ultimi anni anche perché ho preso due vincenti come Sannino e Perinetti!”? I vari Ujkani, Garcia, Morganella… E tuttavia, col suo solito piglio da dominatore, Zampa proclamava le sue certezze e la sua fede nella vittoria. Salvo fare un punto in tre partite e cacciar via Sannino e, dopo qualche altra sconfitta, anche Perinetti, reo “di avere messo insieme una squadra inadeguata”.

Sì, lo so, mi sto dilungando oltremodo sulle ragioni “a monte” di questo sfacelo rosanero, confermatosi crudelmente ieri contro l’Atalanta, un avversario tutt’altro che irresistibile, ma deciso a vender cara la pelle, a cominciare dal suo portiere per finire con il suo allenatore, Colantuono, l’ennesimo ex, uno dei tanti tecnici licenziati dal presidente, che è arrivato col veleno che gli grondava dalla bocca, anche se dalla stessa, prima e dopo la partita, sono venute fuori solo paroline dolci come miele che, anche per questo, sapevano di fiele: “Abbiamo lottato su ogni palla – ha detto a fine partita – è stata dura ma ce l’abbiamo fatta, contro un buon Palermo, che io trovato ben vivo e, quindi, in grado di raggiungere la salvezza!”. Il tutto, sorridendo sotto i baffi e con un lampo negli occhi che, tradotto, voleva dire: “Ben gli sta! Lui licenzia gli allenatori come fossero molluschi, quelli poi tornano e gliela fanno pagare!”: Questa, naturalmente, è la mia versione dei fatti: l’ho guardato bene ieri in conferenza Colantuono e, soprattutto, l’ho osservato attentamente in partita: sembrava una pila elettrica. Come sempre, mi direte e io però aggiungo: di più, molto di più, visto che dopo l’1-0, ha chiamato a sé il capitano e l’ha catechizzato a dovere. Come a dirgli: “Sono cotti, insistete e fate il secondo gol, così chiudiamo la partita!”.

E l’hanno chiusa, infatti, in un battibaleno, con un contropiede fulmineo, un passaggio in verticale nel deserto del centrocampo rosa, tutto in avanti nel tentativo di raggiungere il pareggio: Denis che si gioca la difesa palermitana come fossero dei ragazzini e fulmina Sorrentino con un bolide a mezz’altezza. Partita finita e pubblico che abbandona lo stadio lentamente, come sotto un macigno di dolore. E’ arrivata anche l’ora di Gasperini? Certo, il piemontese testardo ci ha messo del suo in questa ennesima sconfitta, con i soliti cambi “misteriosi”, a cominciare da quello di Dossena per Dybala, messo al suo posto o quasi, e già la sola idea è un assurdo calcistico. Per non citare la sostituzione di Fabbrini e Ilicic, ovvero dei due fra i giocatori più creativi del Palermo (forse i soli rimasti), per rimpiazzarli con Formica e Malele. Se può contare qualcosa la mia opinione, io dico che cambiare guida in questo momento significherebbe ricominciare per la quarta volta questo maledetto campionato: da Sannino a Gasperini, al rimescolamento di gennaio ad opera di Lo Monaco e dei suoi argentini (ieri troppo arditamente messi in campo quasi al gran completo) per arrivare – quarto tempo – ad un nuovo allenatore. Che dovrebbe capire di che si tratta, di che squadra dispone, e su che gioco far conto. Insomma, una scelta che più che disperata definirei un salto nel vuoto. E siccome il vuoto è lì sotto ed è già ben spalancato, perché buttarvisi dentro ad occhi chiusi?


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