Se Lombardo tiene, i suoi assessori crollano. Una delle storie dentro la storia delle elezioni palermitane, riguarda le liste riferibili a esponenti dell’esecutivo della giunta regionale. I cui risultati non avrebbero lasciato contento il governatore, al punto che Lombardo avrebbe sentito l’esigenza oggi di convocare i suoi alleati e suoi assessori per un “chiarimento” a porte chiuse. Per capire il perché dei risultati raggiunti da liste sponsorizzate fortemente da membri dell’esecutivo che hanno deciso in alcuni casi di metterci direttamente la faccia, il nome, la propria storia.
È il caso della discussa lista “Palermo Avvenire”. Discussa perché ha sancito, di fatto, la discesa nell’agone politico di due dei tecnici lombardiani (Massimo Russo e Gaetano Armao), e perché finita al centro di una querelle molto accesa con alcuni esponenti del Pdl, che avevano accusato: “Quella è una lista formata da persone scelte nella Sanità, promettendo favori e avanzamenti di carriera”. Se è davvero così, (ma l’assessore alla Saute Russo ha sempre smentito in maniera categorica le accuse), la strategia non è servita granché. La lista degli assessori infatti è finita molto distante dalla soglia di sbarramento del 5%, fermandosi al 3,5. Una distanza, per intenderci, pari a circa quattromila voti. Tutto ciò, nonostante l’ottimismo manifestato circa venti giorni fa dall’altro “big sponsor” della lista, Giovanni Greco: “Qualcuno – diceva in un intervento-show al Politeama – va dicendo che arriviamo al 3 per cento. Ma com’è possibile se solo io arrivo al 5 per cento?”. “Qualcuno”, alla fine, ha avuto ragione. E la lista di Russo e Armao, “i professoroni” incapaci, secondo alcuni vecchi volponi della politica, però, di trovare consenso tra la gente, ha finito per ottenere meno preferenze del Movimento cinque stelle, e s’è attestato allo stesso livello del Movimento popolare siciliano.
Altra lista “vicina” al presidente Lombardo, guidata non da un assessore, ma da quello che è stato considerato, in vista di un possibile rimpasto, un quasi certo componente della nuova giunta: il presidente della Commissione bilancio Riccardo Savona. “Credo che Mps – diceva invece Lombardo nella convention di presentazione della lista – possa aspirare allo stesso risultato elettorale dell’Mpa”. E invece, alla fine i popolari siciliani beccheranno la metà dei voti del partito del governatore.
Ma il risultato che forse peserà di più anche nell’ottica delle alleanze alla Regione, è il tonfo di Futuro e libertà. I finiani non hanno goduto nemmeno del possibile effetto-trascinamento asicurato dal candidato sindaco Alessandro Aricò, e non sono riusciti a superare lo sbarramento. Insomma, non avranno un consigliere in consiglio comunale. Nemmeno il capolista Nino Lo Presti, fermatosi appena sopra la soglia dei 500 voti. E superato da giovani come Canzoneri e Rini. Una debacle per chi rappresenta e ha rappresentato l’asse Fli-Lombardo, insieme, ovviamente, a Carmelo Briguglio e Fabio Granata. E, a dire il vero, ancora di più, almeno dal punto di vista “pratico” dagli assessori Sebastiano Di Betta e Daniele Tranchida. Presenti a tutte le convention, a tutte le riunioni, a tutti i convegni. A simboleggiare quel “patto” col governatore, per nulla scalfito nemmeno dalle vicende giudiziarie. Ma incapaci, entrambi, di spingere la lista al di sopra 4,3%.
Come i grillini. Nonostante, appunto, la presenza in assessorati strategici come quello del Turismo, assegnato ai finiani, insieme a quello del Territorio, nonostante la scarsa rappresentanza in Assemblea (appena quattro deputati). Un risultato accolto favorevolmente, però, dal coordinatore regionale del partito, Carmelo Briguglio: “Siamo soddisfatti – ha detto – per il risultato di Fli a Palermo dove, da partito giovanissimo, senza contributo pubblico, senza uscenti e alla prima prova elettorale, abbiamo raggiunto il 4,3% in un contesto traumatizzato dal ciclone Orlando”.
Sarà. Certo, se Lombardo cercava una “mano” dalla sua giunta, e da alcune delle forze che lo sostengono a Palazzo d’Orleans, sarà rimasto fortemente deluso. I suoi assessori finora, spesso non hanno convinto da tecnici, e ora confermano di non essere nemmeno delle “macchine da voti”. Resta Lombardo. Che tiene botta, nonostante le inchieste, le impugnative e i rimpasti. Il suo Mpa si piazza oltre il 7,5%, più del partito di Gianfranco Miccichè (che fa segnare comunque un buon risultato), e sullo stesso livello di Udc e Pd. Dopo questo primo turno, insomma, sarebbe stato necessario un incontro chiarificatore. E chissà se in quell’incontro, il governatore avrà consigliato ai suoi tecnici (Russo in primis) di restare tecnici. Visto che la politica, forse, ancora non fa per loro.