L'omicidio di Elena, lacrime e rabbia: "L'ultima volta insieme a lei..."

L’omicidio di Elena, lacrime e rabbia: “L’ultima volta insieme a lei…”

Le parole della nonna. La lettera della “zia Bubu”

CATANIA – “Hanno ucciso Elena un’altra volta. Hanno ucciso lei e hanno ucciso un’altra volta tutti noi, dandoci questo grande dolore. La nostra vita è cambiata da quando è successo questo fatto e il nostro dolore non avrà mai fine”. È durissimo il commento di Rosaria Testa, nonna della piccola Elena Del Pozzo.

La bimba, che aveva solo 4 anni, nel luglio del 2022 è stata brutalmente uccisa da sua madre Martina Patti. La madre assassina ha poi messo in scena un finto rapimento ed è andata a denunciarne la scomparsa, salvo poi crollare di sera in caserma e far trovare il corpo. Oggi Martina è stata condannata a 30 anni.

Non si dà pace

La nonna paterna parla a caldo. Apprende da noi della sentenza e la risentiamo dopo qualche minuto. Chiede conferma della condanna. Poi non si dà pace. Parla piangendo al telefono. “Danno 30 anni a una persona che uccide una bambina in questa maniera assurda – sottolinea -. Ma stiamo scherzando?”.

Intanto Martina Del Pozzo, la sorella di Alessandro, il papà di Elena, ha scritto un messaggio, ricordando la bimba. “Elena non è andata in prima elementare perché la sua mamma voleva farsi una nuova vita e non poteva più tenerla”, ha scritto.

La zia Bubu

Una mattina mi sono svegliata con Elena addosso e le ho detto ridendo: ‘Amore sto morendo di caldo non puoi dormire sopra di me’. Ci siamo vestite e le stavo facendo la mezzacoda, mi ha detto: ‘No bubu, la mamma non vuole che mi fai i capelli così perché si formano i nodi, fammi la treccia’”.

“Le ho fatto la treccia e le ho detto: “La prossima volta che verrai a dormire da me non ti porto all’asilo, così ci svegliamo tardi”. Quella è stata l’ultima volta in cui l’ho vista. La sua mamma ci ha detto che andava a prenderla all’asilo, invece ha fatto finta di uscire a fare jogging e ha preso una pala per scavare una fossa”.

La ricostruzione

“Poi – racconta ancora Martina – è andata a prendere Ele e l’ha portata in un campo vicino casa, le ha messo dei sacchi in testa e l’ha accoltellata più di 11 volte, colpendo collo, orecchio e schiena. Chissà se in quel momento si è chiesta se si stessero formando dei nodi nei capelli di sua figlia”.

“Poi ha telefonato al papà di Elena e gli ha detto che la bimba era stata rubata da tre uomini incappucciati, ha fatto di tutto per depistare le indagini, ha lottato contro tutti per un intero giorno e un’intera notte, nel frattempo il corpicino di Ele è rimasto fermo, al buio. Elena è morta. Non ci sono parole, non c’è conforto, non c’è giustificazione, non ci possono essere attenuanti, sè, ma… è morta, un mese prima di compiere 5 anni”.

“Un PM per l’assassina di Elena ha chiesto 30 anni… La richiesta  è stata accolta. Lo sapete perché succede? Perché la giustizia non è fatta da chi prova ogni giorno un dolore inimmaginabile, ma da chi questo dolore lo sconosce”.

Un film horror

“Oggi ho di nuovo caldo, ma non mi sono svegliata con Elena addosso. Qualche sera immagino Elena nel bosco, come in un film horror, che prega la sua mamma di fermarsi. L’amore mio una volta ha toccato una spina e ha pianto disperatamente. Confrontate una spina con un coltello. Non so se Elena si sia chiesta perchè io non l’abbia salvata”.

“Non cosa ci sia stato in quei momenti nella sua testa, forse ha rivissuto i momenti più belli della sua vita, i cartoni animati, i giochi e il suo coniglietto Saro. Io non ero là a coprirle le spalle come in una delle nostre foto. E’ uscito il film di Luì e Sofì, ma Elena non andrà a vederlo perché è al cimitero”.

“Sicuramente se potesse mi chiederebbe: ‘Bubu ma la mia vita vale 30 anni?“. “Sì amore, per qualcuno la tua vita vale 30 anni”. “Ma anche se fossi stata la figlia di questo signore sarebbe forse stato lo stesso”?. “No amore, se fossi stata sua figlia non sarebbe stato lo stesso”.

“Io non ho paura di nessuno e di niente. Io non starò mai zitta. Io parlerò sempre fino a quando la morte arriverà anche per me”.


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