Lucia toglie il velo all'inganno |La maggioranza fa finta di niente - Live Sicilia

Lucia toglie il velo all’inganno |La maggioranza fa finta di niente

Il governo perde la sua figura di garanzia per ragioni di carattere "etico". Un'enormità a cui segue un assordante e inaccettabile silenzio. E di fronte a un Pd nel caos, Crocetta insiste sul solito spartito.

Le reazioni
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PALERMO – La lettera a Rosario Crocetta l’ha fatta consegnare brevi manu a un collaboratore. Lei è rimasta a casa. Dove ha trascorso gran parte delle ultime ore. Da lunedì, quando è scoppiato il caso Tutino, in assessorato praticamente Lucia Borsellino non ha messo piede. E non ha incontrato da allora il presidente della Regione.

L’assessore alla Sanità, l’unico assessore già designato da Crocetta in campagna elettorale, esce di scena con un atto d’accusa che solleva una questione “etica” per il governo della rivoluzione. Una decisione anticipata nei giorni scorsi alla stampa da Lucia Borsellino, che arriva al termine di un lungo travaglio, verosimilmente iniziato con il caso Humanitas e che ha avuto il suo culmine nei giorni della morte della piccola Nicole.

Una botta per il traballante governo Crocetta, che perde il terzo assessore in una settimana. Anche se l’uscita di scena di Lucia Borsellino, questa uscita di scena, ha un peso e un significato politico ben più dirompente. Che però la politica siciliana ha schivato in modo imbarazzante.

Parole come pietre quelle di Lucia Borsellino, che mettono nero su bianco il fallimento della narrazione rivoluzionaria legalitaria e antimafiosa, derubricandola a un orpello di finzione. Ci si sarebbe potuto, anzi dovuto, aspettare, un coro di reazioni proporzionato alla loro gravità. E invece.

E invece i commenti dei politici di maggioranza si contano sulle dita di una mano. Quasi non fosse successo nulla. Qualcuno si limita a una sorta di prece contrita, un de profundis malinconico sullo spartito “Lucia ci mancherà”. “Amarezza” e “rammarico” sono le parole usate. Pochino di fronte a un fatto di tale valenza politica.

Gianpiero D’Alia, leader dell’Udc, è l’unico ad ammettere che le dimissioni della Borsellino sono un fatto “grave” che richiederebbe un passaggio parlamentare. Ma già parla di successore “di alto profilo”, ponendosi in una prospettiva di prosecuzione di questa sgangherata avventura di governo. Antonello Cracolici parla di “crisi di governo”, che sarebbe già qualcosa, ma non si spinge oltre. Gli altri tacciono. Un assordante silenzio che sembra un maldestro e disperatotentativo di minimizzare la vicenda. Come se l’abbandono per motivi “etici” del garante etico della ditta fosse un incidente di percorso.

Tacciono i paladini dell’antimafia e della legalità. Coloro che su questi temi hanno costruito carriere. Cosa pensa ad esempio il senatore Beppe Lumia di questa vicenda non è dato saperlo.

Nessuno parla apertamente di mettere fine all’agonia, di chiudere la tragicommedia che sta accompagnando la Sicilia nell’abisso. Si aspetta la direzione del Pd di sabato, anche se pochi hanno capito cosa possa venirne fuori. Giuseppe Lupo si augura che in quella sede il Pd “ritrovi la bussola dell’unità”. Già, ma per far cosa? Tra quanti annusano nell’addio di Lucia la chance di un grande rimpasto che porti finalmente i politici in giunta e quelli che (soprattutto fra i renziani) dietro le quinte spingono per il ritiro della delegazione dalla giunta, la vigilia della direzione appare quanto mai confusa e nebulosa, come il futuro del governo e della Sicilia. Futuro su cui domani minaccia di abbattersi un’altra pesante tegola, quella del giudizio di parifica della Corte dei conti, che si preannuncia pratica assai complicata.

Crocetta, sempre più solo, fa spallucce e insiste sul solito spartito: “Anch’io incessantemente ho avuto ogni giorno la tentazione di mollare e molti tra i politici ci hanno pure scommesso, così come continuano a farlo in queste ore, pensando che alla fine la responsabilità del possibile default della Sicilia e del massacro sociale, non è colpa di un sistema politico, ma di un presidente che ha mollato. E in questa vicenda – aggiunge il presidente -, stranamente, a spingere per la dimissioni sono stati proprio coloro che in questi due anni di governo, hanno più di tutti contrastato l’azione riformatrice di Lucia”. La solita musica, accompagnata dalla consapevolezza che l’istinto di sopravvivenza dell’Ars mette al sicuro il governatore da qualsivoglia minaccia di sfiducia.


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