PALERMO – Nessun accordo sulle poltrone. E così, viene rinviata la seduta nel corso della quale i deputati avrebbero dovuto eleggere i questori e i segretari, componenti del Consiglio di presidenza. Se ne riparlerà domattina dalle 10. Una richiesta che sarebbe giunta dal Pd, investito da una nuova fortissima polemica.
Il tormentato gruppo parlamentare del Partito democratico ha infatti scelto il proprio capogruppo. È Giuseppe Lupo, già segretario regionale del partito e nella scorsa legislatura vicepresidente dell’Ars. L’elezione di Lupo riflette le divisioni tutte interne ai Dem: il deputato palermitano è stato infatti eletto con sei voti su undici componenti del gruppo. Cracolici, Cafeo e Lantieri non hanno partecipato alla votazione. Assenti Arancio e Barbagallo. Lupo quindi è stato scelto grazie ai voti ottenuti dai deputati di area più strettamente “renziani”. Gli stessi, in qualche caso, accusati da diversi big del partito di aver “tradito” il patto per la votazione del presidente dell’Assemblea, sabato scorso, contribuendo così all’elezione di Gianfranco Micciché.
E non a caso ecco subito le polemiche. Durissime le parole di Antonello Cracolici: “Dopo la grave spaccatura sull’elezione del presidente dell’Ars, – ha scritto su Facebook – il gruppo Pd sceglie il capogruppo con 6 votanti su 11. La spaccatura si fa più profonda. Lupo, che qualche giorno fa aveva denunciato di tradimento i ‘franchi tiratori’, viene adesso votato da coloro che tutti gli indizi hanno evidenziato essere stati tali. Un patto tra ‘traditori’ e ‘traditi’ senza che alcuna spiegazione sia stata data. Adesso lo dico io: vergogna! Il Pd si appresta a vivere una fase difficilissima”.
Alla riunione di gruppo hanno assistito anche il segretario regionale del Pd Fausto Raciti ed il Presidente dell’Assemblea regionale del Partito Giuseppe Bruno. “Lavorerò per l’unità del gruppo parlamentare e del Partito Democratico all’Ars. – dice Giusppe Lupo – E’ questa la principale richiesta degli elettori del Partito Democratico, alla quale tutti abbiamo il dovere di dare risposta positiva sin dall’inizio di questa nuova ed impegnativa legislatura”. Ma proprio l’unità del gruppo, adesso, non è più una certezza. La tensione è altissima. E le polemiche sono proseguite nel corso della giornata. Il presidente dell’assemblea Pd Giuseppe Bruno ha detto: “L’auspicio è che con l’elezione del capogruppo si chiuda una fase difficile e si avvii un percorso di coerente opposizione al governo regionale e di rilancio della nostra azione politica. La nostra base ci chiede serietà e responsabilità e non le continue liti sui giornali che non servono a nulla”. Parole che non sono piaciute al responsabile organizzativo Antonio Rubino: “Avere contributo alla spaccatura del gruppo con l’elezione di soli 6 parlamentari non è un’azione tendente all’unità – ha detto – ma che contribuisce ad aumentare le divisioni interne, in un clima di scarsa chiarezza dopo il voto sul presidente dell’assemblea regionale. Ciascuno si assume le proprie responsabilità, soprattutto dopo le parole grosse di questi giorni. Se c’era il disegno di accompagnare alla porta un pezzo importante di questo partito, oggi questo disegno ha anche delle firme. Mi auguro che Matteo Renzi fermi questo tentativo il prima possibile”. E adesso c’è qualcuno che non esclude la scissione. Che il Pd, insomma, all’Ars si possa spaccare in due distinte fazioni.