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Made in Corleone

La famiglia Riina
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Riina e i suoi fratelli. Uno morì quando era ragazzo, in un incidente, insieme con il padre. Trovarono un proiettile di cannone in campagna. Raccontano Bolzoni e D’Avanzo, nel ‘Capo dei capi’: “Sembrava vuoto, senza più un grammo di polvere da sparo. Cominciò a batterlo con una pietra. Il proiettile sfuggì dalle mani di Giovanni Riina, classe 1897, contadino di Corleone schedato dai Reali carabinieri come ‘soggetto capace di procurare danno alle persone e al patrimonio altrui’. Ci fu un boato. Divampò il fuoco. Giovanni Riina morì sventrato, morì anche il piccolo Francesco. Le schegge del proiettile penetrarono nella gamba destra di Gaetano, gli ferirono il collo, gli sfregiarono le guance”. E Totò? “Dalla casa di via Rua del Piano fino al cimitero disse solo quattro parole: ‘Muriu me frati Cicciu'”.

Gaetano Riina lo troviamo molti anni dopo in manette. Riuscì a salvarsi per miracolo, dicono, dalla deflagrazione che dissolse padre e fratello. Lo ritroviamo, Gaetano. E non ha reso preziosa la sua sopravvivenza, a quanto pare.  C’è scritto nel comunicato dei carabinieri: “L’indagine mette in luce il ruolo centrale mantenuto dal mandamento di Corleone nonostante l’arresto dei capi storici, grazie anche alla guida dell’anziano corleonese Gaetano Riina”. Ne sapremo di più, ma quello che sappiamo basta per farci venire in mente il titolo: “Made in Corleone”. Deve esserci qualcosa nel dna di una famiglia che non riesce a rassegnarsi completamente al bene. Non tutti i Riina sono coinvolti in vicende penali, ma gli esponenti di spicco sì. E’ anche per colpa loro, per i perseveranti nello sbaglio,  se il volto bestiale della Sicilia non cambierà mai.  Eppure avrebbero dovuto impararlo in anni di lutti. La mafia li ha devastati, li ha incarcerati, li ha distrutti. Non riflettono su un’altra versione possibile della storia? Non ci pensano a un’estate diversa col patriarca, Totò, i suoi figli, le loro mogli, i nipoti, tutti intorno a una tavola onesta, forse non ricca? Non mettono sul piatto della bilancia la serenità che avrebbero coltivato, se solo i mafiosi di casa avessero scelto una strada diversa?

Invece no, in quelle contrade si è perseguita la potenza colore del sangue. Il potere di un uomo come Totò Riina. Il destino di chi ha “astutato” i soffi vitali altrui. Adesso, l’unica libertà che gli rimane è la scelta dell’ultima posizione in cella, un attimo prima di chiudere gli occhi.
L’ennesimo Riina in cronaca nera. Ci viene voglia di dire che poco è cambiato. Però non è così. Dall’odio è nata una reazione, ancora fragile e timida, ma viva. Pure a Corleone. E’ la migliore risposta agli errori tragici di una stirpe. E il conforto ci spinge a sussurrare una preghiera per Francesco Riina, per Ciccio morto ragazzino in un incidente. Lui si è salvato, non vivendo. Riposi in pace.


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