Madonie, ambientalisti al Tar per salvare il monte Mufara - Live Sicilia

Madonie, ambientalisti al Tar per salvare il monte Mufara

Cai, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf contro la realizzazione di un osservatorio astronomico

PALERMO – Le associazioni ambientaliste Club alpino italiano, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf, con il patrocinio dell’avvocata Antonella Bonanno, hanno presentato ricorso al Tar contro gli atti rilasciati dal Parco delle Madonie e da altre amministrazioni per la realizzazione di un osservatorio astronomico sulla cima del Monte Mufara, in piena zona di tutela integrale, a ridosso della faggeta più meridionale d’Europa e delle Serre dolomitiche della Quacella.

Il progetto presentato interessa una superficie di 800 metri quadrati, con 3.540 metri cubici di volume edilizio e un’altezza di oltre 13 metri fuori terra, con la realizzazione di una nuova pista carrozzabile per l’accesso sulla cima integra della montagna. In questi giorni è stato affisso un cartello di inizio dei lavori. Il ricorso al Tar, spiegano le associazioni, ricade nell’ambito delle azioni intraprese da anni a difesa della Mufara, uno dei siti di maggiore interesse naturalistico del Parco delle Madonie ed emergenza geologica tutelata anche dal Geopark-Unesco e per fare rispettare le norme ordinarie a tutela delle aree protette e del paesaggio.

Le associazioni sostengono che la procedura è fortemente viziata da irregolarità e illegittimità: mancano il parere favorevole del Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale, il decreto dell’assessore regionale a Territorio e Ambiente per le opere di interesse statale e quella paesaggistica della Soprintendenza di Palermo che nel 2022 ha addirittura declarato la improcedibilità dell’opera per violazione di un vincolo di inedificabilità assoluta. Le associazioni annunciano che si “riservano di presentare nei prossimi giorni una denuncia penale per chiedere alla competente Procura di Termini Imerese il sequestro del cantiere” e tornano a chiedere “di fermare le ruspe, evitare di forzare procedure e alimentare contenziosi, ma di perseguire invece le soluzioni alternative possibili proposte da mesi e che riguardano la ricerca di un sito alternativo, come Monte San Salvatore, e la contestuale modifica del progetto che prevede attualmente spazi e volumi edilizi non essenziali per la ricerca scientifica”.


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