Mafia, Cracolici: "Nessun territorio è immune in Sicilia"

Mafia, Cracolici: “Nessun territorio è immune in Sicilia, ma lo Stato è vigile”

Il presidente della Commissione regionale antimafia a Enna VIDEO
L'INCONTRO
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ENNA – “Siamo ad Enna per dire che lo Stato è vigile e presente, questo è un territorio paradossalmente piccolo ma complesso perché qui operano più famiglie mafiose che si sono divise le aree di influenza della provincia”.

Lo ha detto il presidente della Commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici, riguardo ai gruppi ed alle cosche criminali che operano in provincia, intervenendo alla prefettura di Enna dove la commissione ha incontrato il comitato per l’ordine e la sicurezza, i venti sindaci della provincia e i vertici istituzionali. 

Cracolici: “In Sicilia c’è una sovrastruttura che si chiama Cosa nostra”

“Non credo che si possa dire, in Sicilia, che ci sia un territorio immune dalla presenza mafiosa -ha aggiunto Cracolici – Quello che emerge fino ad oggi è che pur con caratteristiche diverse, in Sicilia c’è una sovrastruttura, che esercita un suo condizionamento, che si chiama Cosa nostra”.

Sull’intimidazione messa a segno lo scorso 4 luglio nel cantiere del raddoppio ferroviario Palermo -Catania, Cracolici ha poi sottolineato la necessità di capire chi e perché ha messo in atto l’attentato incendiario.

“L’importante è che ci sia un protocollo di legalità tra la prefettura ed i soggetti economici che operano nel settore degli appalti pubblici. – ha aggiunto – Se l’impresa non denuncia una intimidazione bisogna capire cosa sta succedendo e se le non denunce siano più frutto della paura degli stessi imprenditori che non del fatto che viene esercitata un’attività di pressione nei confronti dell’economia di questo territorio. Questo è un territorio piccolo ma complesso perché qui operano più famiglie mafiose”.

“Sono in corso delle indagini e le valutazioni andranno fatte alla fine, ma un dato è certo – ha aggiunto il presidente Cracolici – l’escavatore non si è bruciato da solo, difficile immagine l’autocombustione, qualcuno lo ha bruciato e bisognerà capire il perchè di questo episodio, avvenuto malgrado un importante protocollo di legalità sottoscritto tra la prefettura e i soggetti economici che operano negli appalti pubblici”.

“Se l’azienda non denuncia un’intimidazione bisogna capire se questo dipende dalla paura degli imprenditori o dal fatto che si eserciti una pressione sull’economia del territorio. Siamo qui per mobilitare le istituzioni, a partire dai Comuni, che sono l’avamposto principale dello Stato, che qui è presente e sta con i lavoratori e le imprese libere”, ha concluso Cracolici.  


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