Mafia e droga a Picanello, scarcerato Michele Agatino Cuffari

Mafia e droga a Picanello, scarcerato Michele Agatino Cuffari

Accolto il ricorso al tribunale della libertà

CATANIA – Il Tribunale del Riesame ha rimesso in libertà Michele Agatino Cuffari. 33enne, è uno degli arrestati dell’operazione “Oleandro”, sui traffici della cosca di Picanello di Cosa Nostra. Cuffari è accusato di traffico di droga aggravato dall’aver agevolato uno dei gruppi più attivi del clan Santapaola Ercolano, in una zona dove tradizionalmente la mafia ha sempre fatto “affari”. Ora i giudici per lui hanno annullato l’ordinanza.

Il ricorso

È stato accolto il ricorso al Tribunale della Libertà presentato dall’avvocato Fabio Presenti, difensore del giovane. I sei giudici del Riesame hanno escluso, in questa fase, la cosiddetta “aggravante mafiosa” , ritenendo che non si ravvisa, per lui, la finalità di favorire gli affari di Cosa Nostra.

L’ordinanza di scarcerazione è stata emessa dalla quinta sezione penale del Riesame, presieduta da Gabriella Larato, giudice relatore Laura Benanti, giudice Chiara Raffiotta.

La scarcerazione

Per effetti del provvedimento ieri Cuffari ha lasciato il carcere di Siracusa ed è totalmente libero. Va evidenziato che tutte le ipotesi di reato restano in piedi, al momento. A decidere se perseguire o meno Cuffari anche per l’aggravante mafiosa dovrà essere comunque la Procura distrettuale antimafia, che ha condotto l’inchiesta.

Il giovane è ritenuto uno spacciatore di marijuana. Nel corso delle indagini è stato sentito un presunto “cliente” che ha detto di aver comprato l’erba da lui una volta a settimana pagando 20 euro.

L’inchiesta

Le indagini e il blitz sono stati condotti dalla Guardia di Finanza. Le misure cautelari riguardavano 26 persone. I reati contestati a vario titolo agli indagati vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso all’usura, estorsione, traffico e spaccio di stupefacenti.

L’inchiesta è partita da una precedente inchiesta, denominata “Tuppetturu”. Nel corso delle attività tecniche, in quel contesto, alcuni appartenenti al clan Cappello e al clan Cintorino, parlando tra loro, avrebbero fatto riferimento al gruppo di Picanello. A quel punto le Fiamme Gialle hanno deciso di vederci chiaro.


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