PALERMO “Ho conosciuto solo pessime imitazioni di Falcone”. Queste le parole a LiveSicilia dell’avvocato Gioacchino Genchi. “Prima come funzionario di polizia e come consulente, ora come avvocato penalista, in effetti ho conosciuto tanti magistrati, molti dei quali anche preparati e intelligenti”, sottolinea Genchi ma, a quanto pare, nessuno di questi all’altezza del giudice ucciso nella strage di Capaci.
Genchi non parla molto in merito alle “bombe di Palermo”. Da trent’anni ha l’amaro in bocca, dopo avere scavato in cerca della verità tra ostacoli e labirinti. Questa mattina, giorno del trentennale della strage di Capaci, sui social scrive: “Mi sono ripromesso di non rilasciare alcuna dichiarazione in occasione del trentennale di un triste evento che in troppi qui a Palermo stanno trasformando in un Festino, fino a quando quei tanti che ne parlano a sproposito non avranno la dignità di stare zitti”. E alla domanda: “Avvocato chi dovrebbe stare zitto?”. L’avvocato Genchi ha risposto: “Quelli che hanno allestito il palco del Festino”.
Genchi è stato il consulente informatico del giudice Falcone. A lui chiesero di scoprire qualcosa sulle agende elettroniche del giudice. E di capire dai telefoni se qualcuno spiasse Paolo Borsellino. E lui qualcosa trovò: scovò file cancellati dal portatile di Falcone, hard disk smarriti. Poi ipotizzò una pista per via D’Amelio: date, nomi, luoghi. Ma proprio quell’indagine non finirà mai.
Un giorno mentre l’Italia esulta per l’arresto dei presunti killer della strage di via d’Amelio, dopo un lungo colloquio con il capo della Polizia di allora, Arnaldo La Barbera, sbatte la porta e se ne va. Da lì e dopo l’approdo a Catanzaro per l’indagine Why Not di Luigi de Magistris viene indagato e perquisito: gli viene sequestrato l’archivio con tutti i dati fin dal 1992. Attaccato da ogni parte politica. Sospeso dalla polizia.
Dopo tanti anni è vari processi vinti, Genchi ad oggi fa l’avvocato penalista anche se da trent’anni è considerato uno dei consulenti telematici più abili in Italia.