Mafia, gli arresti e le giostre gratis per i figli degli affiliati

Mafia, gli arresti e le giostre gratis per i figli degli affiliati

I retroscena dell’inchiesta dei carabinieri
OPERAZIONE ULTIMO ATTO
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BIANCAVILLA (CATANIA) – Baristi, gommisti, ristoratori. A Biancavilla, Cosa Nostra, prendeva soldi da tutti. E il gruppo dei Tomasello-Mazzaglia-Toscano, i referenti in città del clan Santapaola-Ercolano, erano attivi su ogni fronte. Dal pizzo al traffico di marijuana.

Il loro capo, oggi settantaquattrenne, sarebbe Giuseppe Mancari, è uno degli arrestati all’alba di oggi nell’operazione dei carabinieri “Ultimo Atto”. Estorsioni, controllo del territorio e non solo. Emerge questo dall’inchiesta che ha portato all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, chiesta dalla Procura ed emessa dal gip Daniela Monaco Crea. Un documento di oltre ottocento pagine.

Le “date” del pizzo

A raccontare le attività del clan è stato uno degli ultimi pentiti della mafia catanese, Vincenzo Pellegriti, quarantaduenne. Stando alle sue dichiarazioni, Cosa Nostra, a Biancavilla, metterebbe in moto i suoi esattori in particolare a Natale, a Pasqua e per San Placido, Santo Compatrono della città dal 1709. La terza “rata” del pizzo, insomma, qui non viene chiesta a Ferragosto (secondo un calendario consolidato di altre zone), ma a ottobre.

La carne di cavallo della mafia

Ed è proprio nei giorni della festa di San Placido, secondo Pellegriti, che a essere presi di mira sono giostrai e venditori di carne di cavallo arrostita. “Sostanzialmente – ha raccontato – chi voleva montare una bancarella era costretto a comprare la carne di cavallo per il tramite del clan mafioso”.

Un uomo del clan si sarebbe sempre fatto da portavoce. E avrebbe imposto ai titolari delle bancarelle “l’acquisto di carne che poi lui a sua volta comprava da una macelleria autorizzata”. Il prezzo ovviamente, dal produttore al venditore finale, saliva ampiamente.

I biglietti ai figli dei detenuti

“Se qualcuno si rifiutava e voleva comprare la carne direttamente dal macellaio veniva minacciato – ha proseguito, in sintesi, il collaboratore di giustizia – e poi gli danneggiavamo la bancarella anche dandole a fuoco. Per quanto riguarda le giostre, in primo luogo voglio dire che i titolari sono costretti a dare circa 100 blocchetti da circa 20 biglietti gratuiti per “i figli dei detenuti”. In realtà poi negli ultimi anni le persone del clan mafioso che ritiravano questi blocchetti poi li regalavamo a nostro piacimento”.

E, ancora, i “titolari di ogni singolo gioco pagano circa 400 o 500 euro al clan mafioso”. “Queste estorsioni – ha chiarito – naturalmente andavano avanti da anni e per quanto riguarda il periodo successivo alla mia scarcerazione”.


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