Incontro fra boss in Tribunale | Il summit fuori dall'aula - Live Sicilia

Incontro fra boss in Tribunale | Il summit fuori dall’aula

Il Tribunale di Palermo

Il retroscena emerge dalle indagini del Nucleo speciale di polizia valutaria.

PALERMO – Gli incontri nei bar o al ristorante sono ormai all’ordine del giorno. Che i mafiosi si siano dati appuntamento dentro il palazzo di giustizia suona però come una beffa o una sfida.

Vito Galatolo, boss dell’Acquasanta, non era ancora un pentito quando nel 2013 frequentava il Tribunale di Palermo. Era finito nei guai giudiziari e gli era stato imposto il soggiorno obbligato a Mestre. Gli toccava, però, di tanto in tanto, fare la spola fra il Veneto e la Sicilia per seguire il processo. A Palermo, però, ci tornava volentieri indaffarato com’era a gestire a distanza la famiglia mafiosa. Con la scusa di rientrare a città per interessarsi alle vicende giudiziarie aveva la possibilità di organizzare degli incontri.

Li fissava, oltre che al bar o al ristorante, anche in Tribunale. Ce n’è uno in particolare, del 18 marzo 2013, nel corso del quale il capomafia avrebbe fatto il punto, questa è l’ipotesi investigativa, sulla gestione di video poker e slot macchine, fonti sicure di reddito per la criminalità organizzata. Alle 9:20 non sfuggì ai finanzieri che lo tenevano sotto osservazione la presenza, davanti a un’aula del secondo piano del palazzo di giustizia, di Vito Galatolo in compagnia di Santo, Vincenzo e Camillo Graziano. Santo Graziano sarebbe stato successivamente assolto, mentre Vincenzo e Camillo sono stati condannati.

All’inizio i soldi si facevano con l’edilizia. Poi, con la crisi del mattone, hanno dovuto diversificare. Il business divenne quello delle macchinette mangiasoldi. Le famiglie Galatolo, Graziano e Madonia sono rimaste indissolubilmente legate grazie al denaro. L’incontro di marzo servì, probabilmente, per mettere a punto la contabilità. Così ha raccontato Vito Galatolo: “Il resoconto dei guadagni di Cosa Nostra dalle slot machine mi è stato fatto una volta da Vincenzo Graziano, mandandomelo appositamente a Mestre tramite Camillo Graziano (nipote di Vincenzo ndr)… . Di tale resoconto ricordo che c’erano segnate entrate per circa 65.000 da siti, slot e pizzo per tre mesi. Dopo averlo letto, ho strappato il suddetto foglio, come si faceva sempre…”.

Dopo Mestre sarebbe stato necessario rivedersi a Palermo. E avrebbero scelto il tribunale, visti i guai giudiziari in corso, per non dare nell’occhio.


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