Omicidi, pizzo e affari a Palermo e provincia: c'è un nuovo pentito

Omicidi, pizzo e affari a Palermo e provincia: c’è un nuovo pentito

Francesco Terranova, mafioso pentito di Villabate
È il reggente della famiglia di Villabate

PALERMO – Lo hanno arrestato ad aprile, si è pentito in agosto. Francesco Terranova è un nuovo collaboratore di giustizia. Ha 50 anni e non è l’ultimo arrivato. Per anni è stato il reggente della famiglia mafiosa di Villabate ma la sua militanza in Cosa Nostra è ancora più lontana nel tempo. Ora vive sotto tutela del Servizio centrale di protezione in una località segreta.

Il boss e la sete di vendetta

Fu arrestato assieme a Giovanni La Rosa con cui si sarebbe passato il bastone del comando. Un ritorno al potere dopo una lunga permanenza in carcere. Conosce 30 anni di storia mafiosa. In passato fu condannato per mafia, ma assolto da due omicidi. Aveva finito di scontare la pena nel 2021. La sua macchina era stata imbottita di microspie. Registrarono gli incontri con i boss dei mandamenti di Palermo, l’attività estorsiva e il desiderio di vendetta nei confronti di Stefano Lo Verso che lo ha preceduto anni fa nella scelta di collaborare. Terranova voleva fargliela pagare: “… un poco di sangue glielo devo fare buttare però”, diceva. La moglie cercava di dissuaderlo, ma lui restava irremovibile: “Non me ne frega niente – aggiungeva – te lo giuro sopra l’anima di mia madre… per ora perché non voglio mettere carico sopra carico”.

Vecchi e nuovi segreti

Terranova conosce i segreti della nuova mafia, ma è a quelli del passato e mai svelati che si guarda. In particolare alla stagione che costò alla zona fra Bagheria, Casteldaccia e Altavilla Milicia il soprannome “triangolo della morte”. Fu la cronaca a imporre la macabra definizione. I cadaveri si contarono a decine. Il primo episodio viene ricordato come il “venerdì nero” con cinque morti ammazzati in poche ore fra Palermo e Campofiorito. Era il 1981, Terranova era ancora un bambino ma certi segreti si tramandano.

“Pizzo solo ai grossi”

Terranova di recente fu l’artefice di un cambio di passo. Innanzitutto sul fronte della raccolta del pizzo: niente più estorsioni ai piccoli commercianti alle prese con difficoltà economiche, ma richieste di denaro solo “ai grossi”. Di tutto questo e di molto altro ancora il neo pentito sta parlando con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo Francesca Mazzocco e Gaspare Spedale. Ad esempio del progetto per un impianto fotovoltaico alle porte di Palermo. Non era passato inosservato agli occhi dei mafiosi di Villabate, che si sono attivati per imporre il pizzo all’imprenditore.

Presto in aula

Il 15 gennaio prossimo Terranova farà la sua prima comparsa in aula da collaboratore di giustizia. Davanti al giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta sarà valutata la richiesta di rinvio a giudizio firmata il 21 settembre scorso nei confronti, oltre che di Terranova (nell’atto si parla del nuovo status di collaboratore sotto protezione), anche di Christian Boncimino, Antonino Ciaramitaro, Giacomo Clemente, Giovanni La Rosa, Salvatore Lauricella, Alessio Saggio e Vito Traina.


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